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RECENSIONI

Michael Augustin

L’ombrello di Koslowski. Prose fulminanti 1991-2011

Mobydick, Traduzione di Giovanni Nadiani, Pag. 110 Euro 12,00
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Non poteva sfuggire a Giovanni Nadiani, autore fra l’altro di testi per cabaret, il genio di Augustin, del quale aveva già curato l’antologia Prendo le sigarette e torno. Questo scrittore di Lubecca, ora residente a Brema, coltiva in sommo grado l’arte della prosa breve, dell’aforisma, della battuta fulminante, che porge sia in forma narrativa che teatrale. Al primo contatto con i suoi testi non si può non pensare al nostro Achille Campanile. Alle sue “Tragedie in due battute” tanto per fare un esempio.
   Una vera impresa di equilibrismo deve essere stato il lavoro di traduzione, per poter trasmettere al lettore italiano questi testi in miniatura, che devono la loro efficacia all’impatto istantaneo di un gioco di parole, un modo di dire, un doppio senso.
   Alcuni sono pervasi di umorismo macabro, come la storiella della moglie che avvelenò il marito opprimente, godendo solo di un breve sollievo.
   Ma quando si trattò di smembrare il cadavere, un tremendo lavoro di muscoli, deve confessarlo, sentì terribilmente la sua mancanza.
   Altri sono illuminati e illuminanti.
    Chiaramente, scrivere non significa mettere sulla carta parole nuove. Dalla terribile massa di parole già esistenti si tratta di cancellarne così tante da far rimanere ancora qualcosa sotto la cancellatura.
   Queste pillole sorprendono gustosamente il lettore con la loro carica surreale. Detto fra noi, fra i due autori continuo a preferire Campanile. Ma potrebbe trattarsi di una questione di – e mai termine fu più azzeccato – campanilismo! 
   Nel libro coesistono due parti distinte che si prestano a un tipo di fruizione completamente diverso. Potrebbero perfino essere destinate a due diversi tipi di lettore. Una è appunto la raccolta dei testi di Augustin, l’altra è una dotta trattazione che Nadiani svolge da raffinato critico letterario. 
   In un excursus  nello spinoso campo dei ‘generi letterari’ ,la cui definizione è già materia opinabile, Nadiani  mette a confronto le teorie di critici e filologi, nonché filosofi, per approdare a un’analisi di quella prosa breve che i tedeschi definiscono Kurzprosa.
   In effetti in molti casi sembra che le forme brevi o brevissime, le “scaglie narrative” rispecchianti fulmineamente la crisi di una vita e di un mondo, siano dovute all’esperienza di frammentazione, di polverizzazione di presunti concetti monolitici quali “realtà”, “mondo”, “vita”…
   Dopo aver approfondito ancora l’argomento fino a cogliere ogni tipo di sottocategoria evidenziando le più sottili distinzioni,  Nadiani passa a esaminare il concetto di ironia così come si esprime nei testi di Augustin.
   … da un lato una costruzione testuale che porti, sempre e comunque, a un culmine possibilmente esplosivo, dall’altro tale procedimento deve poter scatenare nel lettore (o ascoltatore) il riso.
   Riflessioni che potremmo applicare al genere, più popolare e modesto, della barzelletta.
   Una messe monumentale di citazioni porta a una altrettanto monumentale bibliografia che fugherebbe, se ne fossero rimasti, qualsiasi dubbio: la prima parte del libro, lungi dall’essere una semplice introduzione o nota critica, può definirsi come una trattazione esauriente a livello specialistico e accademico.
   Succulenta per un lettore particolarmente acculturato, questa parte potrebbe interessare meno al lettore medio. Al quale restano però, godibilissimi, i paradossali raccontini di Augustin.

di Giovanna Repetto


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