RECENSIONI
Ivo Torello
La gorgiera della contessa sanguinaria
Edizioni Hypnos, Pag. 128 Euro 9,90
Della serie Gli strani casi di Ulysse Bonamy, questa gustosa storia si presenta come una gemmazione de La casa delle conchiglie, ben più ponderoso romanzo già recensito sul Paradiso. Intendiamoci, non è un seguito e ha un’autonomia propria rispetto all’opera citata, ma quasi per gioco ne include qualcuno dei personaggi, datandosi in un periodo successivo di qualche decennio alle vicende precedenti. Quello che ha in comune con il suddetto romanzo è soprattutto l’atmosfera, e in fatto di atmosfere Ivo Torello è un genio assoluto.
Il protagonista è un furfante di raffinata cultura, una sorta di ladro gentiluomo, a cui viene affidata un’indagine: scoprire che cosa c’è dietro il rapimento di una giovane attrice teatrale, nota nella brillante vita notturna parigina. I suoi metodi sono tutt’altro che canonici, tanto più che egli pratica con discreta abilità alcune tecniche di magia e non esita a servirsene in caso di necessità. Ed eccolo spalmarsi addosso una misteriosa pomata (il riferimento ad Apuleio è evidente) in grado di indurgli un particolare stato di trance.
Ancora una volta si sorprese di quanto meravigliosa fosse Parigi vista dall’alto…
Urlò di gioia senza veramente farlo, precipitando, ondeggiando, mentre diventava neve, pioggia, e poi strada, pietra e asfalto. Fu ruote di tassì e limousine, tacchi di passanti affrettati.
Le rutilanti luci di Parigi, così strettamente intrecciate alle ombre, e l’atmosfera da belle époque, patinata d’antico come quelle cartoline d’una volta, ingenuamente licenziose, scattate in bianco e nero e colorate ad arte per dare sensualità alle gote e alle labbra, ne fanno una chicca. Non a caso parlo di foto, perché l’aspetto visivo, fra artistico e voyeuristico, ha una parte decisiva, come già nel romanzo di cui sopra. E sia nell’uno che nell’altro il personaggio del fotografo gioca un ruolo di una certa importanza.
Pur molto spinte, anzi assolutamente pornografiche, sembravano realizzate da un vero artista della fotografia. Le luci ben dosate che modellavano splendidamente il corpo della ragazza, una indefinibile delicatezza della composizione, la sua armonia che sembrava rispondere a istanze più vicine alla pittura che alla cartolina erotica, tutto contribuiva a rendere quelle foto degli autentici gioielli.
Insomma, si ritrova in queste storie quel senso del meraviglioso e del magico che a cavallo del secolo aveva lasciato il mondo della fiaba per rivolgersi ai prodigi della tecnica.
A rendere ancora più intrigante la storia, c’è l’oggetto del titolo, appartenuto a Elisabetta Bathory (1560 – 1614), la nobildonna ungherese nota appunto come la contessa sanguinaria.
Mentre ne scrivo, so che stanno uscendo altri romanzi della serie Gli strani casi di Ulysse Bonamy, a cominciare da L'harem delle vergini dannate, seguito da Il maledetto paese che puzzava di pesce. Piccoli libri agili, con deliziose illustrazioni di copertina, perfetti bocconcini da collezionisti.
A me, che ho letto e apprezzato La casa delle conchiglie, questo tipo di storie ispira una grande nostalgia e voglia di rilettura. A chi ancora ancora non l’ha letto è probabile, e a parer mio auspicabile, che stuzzichi la voglia di conoscerlo.
di Giovanna Repetto
Il protagonista è un furfante di raffinata cultura, una sorta di ladro gentiluomo, a cui viene affidata un’indagine: scoprire che cosa c’è dietro il rapimento di una giovane attrice teatrale, nota nella brillante vita notturna parigina. I suoi metodi sono tutt’altro che canonici, tanto più che egli pratica con discreta abilità alcune tecniche di magia e non esita a servirsene in caso di necessità. Ed eccolo spalmarsi addosso una misteriosa pomata (il riferimento ad Apuleio è evidente) in grado di indurgli un particolare stato di trance.
Ancora una volta si sorprese di quanto meravigliosa fosse Parigi vista dall’alto…
Urlò di gioia senza veramente farlo, precipitando, ondeggiando, mentre diventava neve, pioggia, e poi strada, pietra e asfalto. Fu ruote di tassì e limousine, tacchi di passanti affrettati.
Le rutilanti luci di Parigi, così strettamente intrecciate alle ombre, e l’atmosfera da belle époque, patinata d’antico come quelle cartoline d’una volta, ingenuamente licenziose, scattate in bianco e nero e colorate ad arte per dare sensualità alle gote e alle labbra, ne fanno una chicca. Non a caso parlo di foto, perché l’aspetto visivo, fra artistico e voyeuristico, ha una parte decisiva, come già nel romanzo di cui sopra. E sia nell’uno che nell’altro il personaggio del fotografo gioca un ruolo di una certa importanza.
Pur molto spinte, anzi assolutamente pornografiche, sembravano realizzate da un vero artista della fotografia. Le luci ben dosate che modellavano splendidamente il corpo della ragazza, una indefinibile delicatezza della composizione, la sua armonia che sembrava rispondere a istanze più vicine alla pittura che alla cartolina erotica, tutto contribuiva a rendere quelle foto degli autentici gioielli.
Insomma, si ritrova in queste storie quel senso del meraviglioso e del magico che a cavallo del secolo aveva lasciato il mondo della fiaba per rivolgersi ai prodigi della tecnica.
A rendere ancora più intrigante la storia, c’è l’oggetto del titolo, appartenuto a Elisabetta Bathory (1560 – 1614), la nobildonna ungherese nota appunto come la contessa sanguinaria.
Mentre ne scrivo, so che stanno uscendo altri romanzi della serie Gli strani casi di Ulysse Bonamy, a cominciare da L'harem delle vergini dannate, seguito da Il maledetto paese che puzzava di pesce. Piccoli libri agili, con deliziose illustrazioni di copertina, perfetti bocconcini da collezionisti.
A me, che ho letto e apprezzato La casa delle conchiglie, questo tipo di storie ispira una grande nostalgia e voglia di rilettura. A chi ancora ancora non l’ha letto è probabile, e a parer mio auspicabile, che stuzzichi la voglia di conoscerlo.
di Giovanna Repetto
Dello stesso autore
Ivo Torello
La casa delle conchiglie
Edizioni Hypnos, Pag. 424 Euro 16,90Davvero un bel romanzo. Raffinato, sontuoso, amabilmente spregiudicato. Ambientato a Parigi nella seconda metà dell’Ottocento, presenta un gustoso condensato dello spirito parigino fin de siècle, con i suoi fermenti e le sue innumerevoli contraddizioni. La fede nella razionalità e nella scienza contrapposta al gusto per il soprannaturale e per le pratiche magiche. Il puritanesimo contrapposto al libertinaggio. La rivoluzione e la reazione impegnate in una dialettica stringente che presto deflagrerà stravolgendo la Storia.
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