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Il Paradiso degli Orchi
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RECENSIONI

René Char

Lettera amorosa

Archinto, Pag. 104 Euro 15,00
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Nessuno può negare che un libro sia prima di tutto un oggetto. Se così non fosse, l'avvento dell'informatica avrebbe già fatto sparire la carta. Invece no. Prima ancora di essere un testo un libro è un oggetto capace di stimolare tutti i nostri sensi: vista, tatto, udito (il fruscio della carta), olfatto (nessun vero bibliofilo negherà di aver annusato metodicamente ogni suo libro), gusto (non so se qualcuno arriva ad assaggiare i libri, ma il voltare le pagine con il dito umettato di saliva implica già un contatto di lingua). E infine il suo peso, la massa, la compattezza, suscitano complesse sensazioni di tipo propriocettivo attraverso i movimenti con cui viene maneggiato. Se dunque un libro è un oggetto, può rivestire tutti i ruoli di cui un oggetto è capace: essere dono, refurtiva, ostaggio, amuleto, ninnolo, giocattolo, rassicurazione, compagnia, riparo, guanciale, e via dicendo in un elenco non breve. Di più: niente quanto un libro è candidato ad essere un oggetto totale, cioè un oggetto che assolve contemporaneamente a tutte le sue funzioni.

Questo Lettera amorosa sembra fatto per dare un intenso piacere anche al più sofisticato lettore. Anche perché già a suo tempo, ancora in gestazione, è stato un giocattolo prezioso, fonte di un piacere condiviso da artisti diversi e complementari. Catena gioiosa, di cui il lettore diventa un anello (non necessariamente l'ultimo, perché può continuare a condividere con altri, all'infinito, il proprio diletto).

Ecco in breve la storia delle sue origini. René Char, (1907-1988 ), maestro del poema in prosa, conosce nell'ambito del surrealismo il pittore Jean Arp (1887-1966), che sarà poi tra i fondatori del movimento dada. Nel 1952 collaborano alla stesura del poema Guirlande terrestre, in forma di bozza scritta a mano dal poeta, fitta di correzioni, illustrata da sedici tavole originali dell'artista: un'opera unica, spontanea, odorosa di pittura e inchiostro. Dieci anni più tardi Char elabora una seconda versione del poema, sotto il titolo di Lettera amorosa, questa volta illustrata dal maestro del cubismo Georges Braque (1882-1963). Di nuovo l'opera si forgia attraverso una collaborazione appassionata. Questa volta si presenta al pubblico in una forma sontuosa: in una scatola ricoperta di tela rossa, e corredata da ventisette litografie a colori.

Ora a noi giunge questo libretto prezioso dell'Archinto, che accorpa tutt'e due le versioni, e riesce (incredibilmente, essendo un volume di piccole dimensioni) a perpetuare quella magia: offre un piacere complesso che inizia dalla sovracopertina di pergamena per continuare nella freschezza delle illustrazioni e nell'armonia delle parole.

Grazie di essere, senza romperti mai, iris, mio fiore di gravità. Tu sollevi al bordo delle acque affetti miracolosi, tu non pesi sui morenti che vegli, tu spegni piaghe sulle quali il tempo non ha azione, tu non conduci a una casa costernante, tu permetti che tutte le finestre riflesse non facciano che un solo volto di passione, tu accompagni il ritorno del giorno sui verdi viali liberi.



di Giovanna Repetto


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