RECENSIONI
Stuart M.Kaminsky
Lew Fonesca. Midnight Pass
Alacràn, Pag. 279 Euro14.80
Kaminsky è una vecchia volpe, lo si capisce già dal nome che dà al suo nuovo "indagatore": Lew Fonesca. Sfido chiunque a dire che lo ha letto correttamente la prima volta che se l'è visto davanti agli occhi. Infatti il gioco continuo che rimbalza come una palla da ping pong durante la vicenda é: Fonesca, no Fonseca.
Ci sono cascato anch'io, seppur avvezza alle stranezze del noir e agli improbabili trucchi del mestiere. Ma a Kaminsky si può perdonare tutto, anche questo sottile gioco "visivo". Davvero. Perché poi se potessi accostarlo ad un grande nome del poliziesco citerei Simenon, innanzi tutto per l'incredibile mole di lavoro che ha svolto in tutti questi anni.
Le giovani leve potranno pure ignorarlo, ma noi che navighiamo le perigliose acque del noir da tanti anni non possiamo ignorare (e come potremmo? sarebbe un delitto... tanto per essere in tema) la serie che lo scrittore di Chicago ha dedicato al mondo di Hollywood con la straordinaria creatura di Toby Peters. L'intera ciclo fu pubblicato tra la fine degli anni '80 e gli anni '90 dall'allora necessario Giallo Mondadori (ora non si sa che pesci piglia!). Qualche titolo? Lampo di genio (Giallo Mondadori n.2043) dove accanto a Peters c'era Albert Einstein. L'uomo che uccise Lewis Vance (Giallo Mondadori n.2004) con co-protagonista John Wayne. Toby, Eva e i vecchi serpenti (Gialloondadori n.2316) dove l'investigatore doveva proteggere niente meno che la rispettabilità di Bette Davis. L'orologio liquefatto (Giallo Mondadori n.2262) devo davvero aggiungere che la storia vedeva al centro lo stralunato Salvador Dalì?
E che dire della serie dell'ispettore Rostnikov ambientata in Siberia e sempre tradotta negli anni novanta dal Giallo Mondadori? E che dire di quella dedicata al sergente di Polizia Abe Lieberman con cui Kaminsky vinse anche il prestigioso Edgar Award?
Insomma ci troviamo di fronte ad una vera e propria eminenza grigia del noir, dotata tra l'altro di uno straordinario sense of humor che ne ha fatto un punto di riferimento non solo per il mercato statunitense. (Voglio esagerare: il mercato italiano, per la precisione Pratiche Editrice, ha pubblicato anche il suo saggio sul cinema americano Generi Cinematografici Americani – 1994 – inutile dire tassello fondamentale della sua produzione sterminata).
Ora la Alacran Edizioni ci regala l'ennesima serie di questo grandissimo scrittore, quella dedicata al "non –detective" Lew Fonesca (e non Fonseca! attenzione).
Midnight Pass, se vogliamo, non aggiunge nulla alla classe illimitata di Kaminsky, forse, ad essere sinceri e pignoli, il mestiere lo porta a costruire un personaggio abbastanza standard, che ricalca con qualche pedissequa routine il filone hard-boiled dell'investigatore sfigato, problematico (figurarsi Fonesca va pure dalla psichiatra!), solitario, disilluso e con qualche inevitabile acciacco fisico e una situazione sentimentale (gli è morta la moglie in un incidente stradale) che vi lascio immaginare.
Insomma, tutto e niente. Ma a Kaminsky vogliamo troppo bene, ci ha regalato momenti esilaranti e straordinari. Per questo lo paragono a Simenon. Due modi di scrivere completamente diversi, ma accomunati da una strabiliante capacità ipnotica di agganciare il lettore e farselo amico.
Perché davvero mi sento amica di Kaminsky. Vi sembra poco?
di Eleonora del Poggio
Ci sono cascato anch'io, seppur avvezza alle stranezze del noir e agli improbabili trucchi del mestiere. Ma a Kaminsky si può perdonare tutto, anche questo sottile gioco "visivo". Davvero. Perché poi se potessi accostarlo ad un grande nome del poliziesco citerei Simenon, innanzi tutto per l'incredibile mole di lavoro che ha svolto in tutti questi anni.
Le giovani leve potranno pure ignorarlo, ma noi che navighiamo le perigliose acque del noir da tanti anni non possiamo ignorare (e come potremmo? sarebbe un delitto... tanto per essere in tema) la serie che lo scrittore di Chicago ha dedicato al mondo di Hollywood con la straordinaria creatura di Toby Peters. L'intera ciclo fu pubblicato tra la fine degli anni '80 e gli anni '90 dall'allora necessario Giallo Mondadori (ora non si sa che pesci piglia!). Qualche titolo? Lampo di genio (Giallo Mondadori n.2043) dove accanto a Peters c'era Albert Einstein. L'uomo che uccise Lewis Vance (Giallo Mondadori n.2004) con co-protagonista John Wayne. Toby, Eva e i vecchi serpenti (Gialloondadori n.2316) dove l'investigatore doveva proteggere niente meno che la rispettabilità di Bette Davis. L'orologio liquefatto (Giallo Mondadori n.2262) devo davvero aggiungere che la storia vedeva al centro lo stralunato Salvador Dalì?
E che dire della serie dell'ispettore Rostnikov ambientata in Siberia e sempre tradotta negli anni novanta dal Giallo Mondadori? E che dire di quella dedicata al sergente di Polizia Abe Lieberman con cui Kaminsky vinse anche il prestigioso Edgar Award?
Insomma ci troviamo di fronte ad una vera e propria eminenza grigia del noir, dotata tra l'altro di uno straordinario sense of humor che ne ha fatto un punto di riferimento non solo per il mercato statunitense. (Voglio esagerare: il mercato italiano, per la precisione Pratiche Editrice, ha pubblicato anche il suo saggio sul cinema americano Generi Cinematografici Americani – 1994 – inutile dire tassello fondamentale della sua produzione sterminata).
Ora la Alacran Edizioni ci regala l'ennesima serie di questo grandissimo scrittore, quella dedicata al "non –detective" Lew Fonesca (e non Fonseca! attenzione).
Midnight Pass, se vogliamo, non aggiunge nulla alla classe illimitata di Kaminsky, forse, ad essere sinceri e pignoli, il mestiere lo porta a costruire un personaggio abbastanza standard, che ricalca con qualche pedissequa routine il filone hard-boiled dell'investigatore sfigato, problematico (figurarsi Fonesca va pure dalla psichiatra!), solitario, disilluso e con qualche inevitabile acciacco fisico e una situazione sentimentale (gli è morta la moglie in un incidente stradale) che vi lascio immaginare.
Insomma, tutto e niente. Ma a Kaminsky vogliamo troppo bene, ci ha regalato momenti esilaranti e straordinari. Per questo lo paragono a Simenon. Due modi di scrivere completamente diversi, ma accomunati da una strabiliante capacità ipnotica di agganciare il lettore e farselo amico.
Perché davvero mi sento amica di Kaminsky. Vi sembra poco?
di Eleonora del Poggio
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