RECENSIONI
Leonardo Bonetti
Racconto d'inverno
Marietti 1820, Pag. 204 Euro 16,00
Una considerazione ed una domanda. Essenziali entrambe.
Racconto d'inverno è un romanzo gotico.
Si può scrivere un romanzo gotico, con tutte le caratteristiche del genere ( e vedremo quali) nel 2009?
La risposta parrebbe di sì, dal momento che ne vengo a parlare. E l'autore, a scanso di equivoci, nell'esergo cita una fonte di ispirazione, il Racconto d'autunno di Tommaso Landolfi che dice: Non ho mai dimenticato, malgrado la miserevole condizione in cui mi capitò di percorrerlo, la selvaggia bellezza di quel luogo e insieme la oscura suggestione, o l'oscuro terrore, che sembrava aleggiarvi; nella quale suggestione entravano senza dubbio per qualcosa i miei nervi scossi.
C'è tutto l'armamentario gotico in questa frase: il luogo oscuro e nello stesso tempo suggestivo, l'elemento freudianamente perturbante e l'angoscia.
La trama del romanzo di Bonetti non si discosta da tutto questo: vi ritroviamo una dimora abbandonata ed inospitale (il topos letterario in genere prevedeva un castello, che tra l'altro costituiva un elemento di opposizione alla società, di cui non si condividevano le regole e con cui non si voleva intrattenere nessun tipo di rapporto); vi troviamo un luogo tetro protetto da una faggeta antichissima (nel gotico questo elemento era di derivazione nordica, cioè della prevalenza della sostanza lugubre); vi troviamo una figura inquietante (la persona che accompagna il protagonista, sorta di virgiliana presenza, sostituisce la figura del castellano se non addirittura del monaco); vi troviamo l'unità misterica, nella forma della sorella scomparsa della giovane guida (nel genere il perturbante epifanico era assolutamente necessario per rendere la storia 'orrenda' e come disse Mario Praz nel suo Il patto col serpente l'orrore era una fonte di svago e di bellezza che influiva addirittura sul concetto stesso di quest'ultima); vi troviamo pure una specie di condizione temporale indefinita: chi sono questi soldati da cui scappa il protagonista? Che guerra è? In che anno siamo? Ad esagerare: siamo in Europa?
Insomma le cose sono chiare, ma gli intendimenti meno. Cioè: ci si lamenta del fatto che la letteratura contemporanea sguazzi nel brodo dell'omogeneità stilistica e contenutistica, ma è anche giusto proporre un romanzo che ricalca pedissequamente certe impostazioni di settore che hanno fatto la fortuna di un intero movimento tra la fine del settecento e la metà dell'ottocento?
Siamo al punto di partenza.
Racconto d'inverno è un romanzo gotico.
Si può scrivere un romanzo gotico, con tutte le caratteristiche del genere nel 2009?
di Alfredo Ronci
Racconto d'inverno è un romanzo gotico.
Si può scrivere un romanzo gotico, con tutte le caratteristiche del genere ( e vedremo quali) nel 2009?
La risposta parrebbe di sì, dal momento che ne vengo a parlare. E l'autore, a scanso di equivoci, nell'esergo cita una fonte di ispirazione, il Racconto d'autunno di Tommaso Landolfi che dice: Non ho mai dimenticato, malgrado la miserevole condizione in cui mi capitò di percorrerlo, la selvaggia bellezza di quel luogo e insieme la oscura suggestione, o l'oscuro terrore, che sembrava aleggiarvi; nella quale suggestione entravano senza dubbio per qualcosa i miei nervi scossi.
C'è tutto l'armamentario gotico in questa frase: il luogo oscuro e nello stesso tempo suggestivo, l'elemento freudianamente perturbante e l'angoscia.
La trama del romanzo di Bonetti non si discosta da tutto questo: vi ritroviamo una dimora abbandonata ed inospitale (il topos letterario in genere prevedeva un castello, che tra l'altro costituiva un elemento di opposizione alla società, di cui non si condividevano le regole e con cui non si voleva intrattenere nessun tipo di rapporto); vi troviamo un luogo tetro protetto da una faggeta antichissima (nel gotico questo elemento era di derivazione nordica, cioè della prevalenza della sostanza lugubre); vi troviamo una figura inquietante (la persona che accompagna il protagonista, sorta di virgiliana presenza, sostituisce la figura del castellano se non addirittura del monaco); vi troviamo l'unità misterica, nella forma della sorella scomparsa della giovane guida (nel genere il perturbante epifanico era assolutamente necessario per rendere la storia 'orrenda' e come disse Mario Praz nel suo Il patto col serpente l'orrore era una fonte di svago e di bellezza che influiva addirittura sul concetto stesso di quest'ultima); vi troviamo pure una specie di condizione temporale indefinita: chi sono questi soldati da cui scappa il protagonista? Che guerra è? In che anno siamo? Ad esagerare: siamo in Europa?
Insomma le cose sono chiare, ma gli intendimenti meno. Cioè: ci si lamenta del fatto che la letteratura contemporanea sguazzi nel brodo dell'omogeneità stilistica e contenutistica, ma è anche giusto proporre un romanzo che ricalca pedissequamente certe impostazioni di settore che hanno fatto la fortuna di un intero movimento tra la fine del settecento e la metà dell'ottocento?
Siamo al punto di partenza.
Racconto d'inverno è un romanzo gotico.
Si può scrivere un romanzo gotico, con tutte le caratteristiche del genere nel 2009?
di Alfredo Ronci
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