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Il Paradiso degli Orchi
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RECENSIONI

Vincenzo Consolo

Retablo

Sellerio, Pag. 201 Euro 8,00
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Come già detto in una precedente segnalazione, la Sellerio, in occasione dei suoi quarant'anni, ripropone una serie di testi che in qualche modo ha rappresentato il biglietto da visita della sua attività (per lo più romanzi di autori siciliani, ad eccezione dell'immaginifico Jeffrey Holiday Hall, tanto amato da Sciascia, che avremo modo di ripresentarvi).

Retablo di Vincenzo Consolo può davvero rappresentare una sorta di viatico di tutta l'esperienza della casa editrice palermitana e forse anche della letteratura siciliana e non solo.

Crediamo che parte del suo fascino sia riconducibile addirittura al senso da dare alla parola che dà il titolo. In genere è confinata in ambito pittorico, nel senso di una tavola a scomparti in rilievo inquadrata in una cornice architettonica molto elaborata e ricca di figure intagliate (ai giorni nostri se anche le parole non sono sufficienti, basta cliccare sulla sezione immagini di Google e avrete immediatamente una risposta ai vostri dubbi). Sciascia però, nel presentare l'opera, tiene a precisare che nel caso di Consolo, retablo lo si può tranquillamente allontanare dalla sfera più strettamente artistica per farlo approdare in quella letteraria. E lo stesso scrittore siciliano ci offre la soluzione quando parla di un retablo portato in corteo nella speranza che possa fare le grazie: io mi chiedei se non sia mai sempre tutto questo l'essenza d'ogni arte (oltre ad essere un'infinita derivanza, una copia continua, un'imitazione o impunito furto) un'apparenza, una rappresentazione o inganno, come quello degli omini che guardano le ombre sulla parete della caverna scura, secondo l'insegnamento di Platone, e credono sian quelle la vita vera, il reale intero...(pag. 67).

Senza scomodare Leopardi ci sembra una bella e laica considerazione della vita e del suo incedere a volte incomprensibile. Retablo invece è un viaggio affascinante (anche e soprattutto dal punto di vista linguistico, col suo portamento classicheggiante e complesso, ma nello stesso tempo stagliato in una ridefinizione moderna e 'altra', rispetto alle consuete proposte narrative), dove i protagonisti di questa esplorazione in terra siciliana sono Fabrizio Clerici, un pittore (e non poteva essere altrimenti visti i presupposti) milanese di un settecento, come dice la nota introduttiva dell'editore, 'illuminato' (si potrebbe malignare allora che è l'opposto di quelche si avverte ai giorni nostri), ed il suo servo Isidoro, prete spretato: ambedue afflitti da pene d'amore (il primo per una donna 'lasciata' in terra meneghina, l'altro per una passione incontrata per caso e mai sopita).

Dice il pittore ad un certo punto: E sognare è vieppiù lo scrivere, lo scrivere memorando del passato come sospensione del presente, del viver quotidiano. E un sognare infine, in suprema forma, è lo scrivere d'un viaggio, e d'un viaggio nella terra del passato. Come questo diario di viaggio che io per voi vado scrivendo, mia signora. (Pag. 95).

Scrittura dunque come sospensione del presente, ma anche come viaggio geografico ed interiore: perfetta lezione di uno scrittore sensibile ed inconsueto (a volte preso nella ridondanza dei suoi impulsi) che offre al lettore l'opportunità anche di sognare. Di questi tempi offerta da prendere al volo, ancor meglio di un last minute (a meno che non sia la splendida canzone omonima di Fossati).



di Alfredo Ronci


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