RECENSIONI
Davide Orecchio
Storia aperta.
Bompiani, Pag. 660 Euro 22.00![immagine](uploads/tx_orchidata/1731cfd069794c86a907280f8f659a2a.jpg)
Da qualche anno a questa parte non seguo più il Premio Strega. A dir la verità non seguo più nessun premio letterario. Un po’ per le scelte editoriali, un po’ (anzi soprattutto) per scelte personali e un po’ per sciatteria (chiamiamola così) culturale.
Bene, quest’anno seguirò le fase finali del Premio Strega per una semplice curiosità: c’è un nome, tra i finalisti, che potrebbe far bella figura anche se, lo ammetto, non è questo nome a farla da padrone, ma quello del padre. In ogni caso i due protagonisti sono Alfredo Orecchio, padre appunto e Davide Orecchio, figlio.
La storia è questa: nella mia ricerca di testi letterari intensi ma appena fuori da certi schemi editoriali, tempo fa cozzai, nel vero senso della parola, contro un libro resistenziale che, come altri della stessa fattura, facevano i conti anche con i risvolti di un passato di regime. Il libro era Il sospetto, edito da Feltrinelli nel 1956 e l’autore era, allora, un quasi sconosciuto Alfredo Orecchio.
Per anni feci anche delle ricerche sull’autore senza andare però mai a fondo. Ecco che nel 2022 si aprono le porte del Paradiso e a colmare questa assenza ci pensa il figlio Davide, che scrive un corposo (seicento e passa pagine) rendiconto su ciò che è stato il padre e soprattutto sulle povere cose che gli sono rimaste in mano (e non mi riferisco agli scritti).
Ma, e non so per quale motivo, cambia nome al protagonista, lo chiama Pietro Migliorisi, e attraverso grandi eventi della nostra storia, ce lo consegna fino alla fine dei suoi giorni.
C’è tutto in questo libro, se vogliamo, almeno nel momento della scelta di Orecchio padre: c’è via Rasella, c’è il martirio di Teresa Gullace (che Rossellini la ricordò, tramite la Magnani, nel film Roma città aperta), c’è la cacciata di Mussolini, ci sono le retate naziste e poi, come conclusione di tutto il percorso di vita, successivamente al 1945, le posizioni del PCI su molte questioni sociali.
Orecchio figlio, con uno stile compresso e a volte anche poco comprensivo (mi riferisco all’ultima parte) ci consegna un uomo perfettamente individuabile, anche se sostenuto da sollecitazioni politiche non di poco conto. E fa un ritratto dell’uomo efficace e anche critico.
Non so come andrà il Premio Strega quest’anno, ma un occhio di riguardo ad Orecchio (scusate il bisticcio di parole) lo avrei. Per il libro Il sospetto, vedere la rubrica i classici.
di Alfredo Ronci
Bene, quest’anno seguirò le fase finali del Premio Strega per una semplice curiosità: c’è un nome, tra i finalisti, che potrebbe far bella figura anche se, lo ammetto, non è questo nome a farla da padrone, ma quello del padre. In ogni caso i due protagonisti sono Alfredo Orecchio, padre appunto e Davide Orecchio, figlio.
La storia è questa: nella mia ricerca di testi letterari intensi ma appena fuori da certi schemi editoriali, tempo fa cozzai, nel vero senso della parola, contro un libro resistenziale che, come altri della stessa fattura, facevano i conti anche con i risvolti di un passato di regime. Il libro era Il sospetto, edito da Feltrinelli nel 1956 e l’autore era, allora, un quasi sconosciuto Alfredo Orecchio.
Per anni feci anche delle ricerche sull’autore senza andare però mai a fondo. Ecco che nel 2022 si aprono le porte del Paradiso e a colmare questa assenza ci pensa il figlio Davide, che scrive un corposo (seicento e passa pagine) rendiconto su ciò che è stato il padre e soprattutto sulle povere cose che gli sono rimaste in mano (e non mi riferisco agli scritti).
Ma, e non so per quale motivo, cambia nome al protagonista, lo chiama Pietro Migliorisi, e attraverso grandi eventi della nostra storia, ce lo consegna fino alla fine dei suoi giorni.
C’è tutto in questo libro, se vogliamo, almeno nel momento della scelta di Orecchio padre: c’è via Rasella, c’è il martirio di Teresa Gullace (che Rossellini la ricordò, tramite la Magnani, nel film Roma città aperta), c’è la cacciata di Mussolini, ci sono le retate naziste e poi, come conclusione di tutto il percorso di vita, successivamente al 1945, le posizioni del PCI su molte questioni sociali.
Orecchio figlio, con uno stile compresso e a volte anche poco comprensivo (mi riferisco all’ultima parte) ci consegna un uomo perfettamente individuabile, anche se sostenuto da sollecitazioni politiche non di poco conto. E fa un ritratto dell’uomo efficace e anche critico.
Non so come andrà il Premio Strega quest’anno, ma un occhio di riguardo ad Orecchio (scusate il bisticcio di parole) lo avrei. Per il libro Il sospetto, vedere la rubrica i classici.
di Alfredo Ronci
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![immagine](uploads/tx_orchidata/recensioni_1179_fotoprincipale.jpg)
Davide Orecchio
Sei biografie infedeli
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