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CLASSICI

Alfredo Ronci

Tra mare e terra: “I delfini sulle tombe” di Giuseppe Cassieri.

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Su Giuseppe Cassieri è stato detto di tutto. C’è (proprio a proposito de I delfini sulle tombe) chi un pò lo ha deriso… e anche qui le carte non mutano: sono semplicemente nuove, appartengono a un pacchetto col cellophane. Il cellophane rappresenta la verniciatura “letteraria”, la preziosità del linguaggio. Ed ecco che fra le tante perle che ci regala Giuseppe Cassieri di Rodi Garganico, l’occhio si appunta su questa: “La osservava in tralice, la metteva a confronto con la cognata e la pregustava così delicata: i seni impercettibili sotto la blusa, un diffuso artificio che le donava come nessuna naturalezza primigenia”. L’asino letterario casca, qui, sul primigenio.
E chi invece con una naturalezza espressiva ha messo in evidenza le sue peculiarità narrative: …Dal 1958 Giuseppe Cassieri trasforma in materia di riso i costumi nazionali più in voga. Gli italici vizi, i luoghi comuni ideologici, le manie, le mode intellettuali e le sclerosi istituzionali. Nei suoi romanzi e nei suoi saggi c’è una società tutta da ridere. Si ride di cuore coi libri di Cassieri, anzi, di buon cuore. Lo scrittore pugliese non ha la capacità satanica di un metafisico che fa a pezzi il mondo provocando esplosioni di risate o di un contestatore che fa il deserto polverizzando il sistema culturale egemone. Quando si accorge che esso sta precipitando irreversibilmente nell’inferno di un assurdo che non consente ritorno o salvezza o sopravvivenza, Cassieri lo trattiene, si trattiene dall’infierire. La sua è una società da salvare.
Al di là di certi giudizi (di cui non riportiamo i nomi degli estensori, per una questione di correttezza) vediamo intanto chi è stato Giuseppe Cassieri. Già sappiamo che è nato in Puglia e soprattutto negli anni cinquanta e sessanta è stato un rinomato scrittore e saggista. I suoi primi lavori narrativi risalgono addirittura al 1948, quando su un quotidiano fiorentino diretto da Romano Bilenchi, esordì con un racconto intitolato Chi sa fiutare il vento.
Dichiarava spesso che il mio primo amore era l’Adriatico. Lo cercavo tra ramo e ramo, lo agitavo, lo popolavo dei miei antenati che lo avevano battuto in tutte le direzioni. Eppure, il romanzo che in qualche modo gli portò fortuna, appunto I delfini sulle tombe, non è ambientato tra le sue sponde, ma nelle isole Tremiti, fantasticamente tradotte Diomedee. In quell’immaginifico palcoscenico, che potrebbe cinematograficamente ricordare una commedia all’italiana, si confrontano due gruppi ben configurati: gli isolani che vorrebbero tutti lasciare l’isola per lo squallore e gli stenti dell’esistenza e alcuni archeologi che sono venuti dal continente per scoprire un’ipotetica necropoli di Diomede e soprattutto per impossessarsi di eventuali tesori. Ovviamente non riferiamo la fine del romanzo, anche se durante una presentazione lo stesso Cassieri ne indicò, in qualche modo, l’esito (l’originaria stesura del romanzo è legata, nel ricordo, all’alluvione che nel 1955 colpì un tratto “ellenistico” della costa garganica dove ci trovavamo a trascorrere le nostre vacanze. Nel giro di quindici minuti, da pacifiche creature di terraferma quali ci eravamo ritenuti fin lì, ci vedemmo ridotti a miseri anfibi nella furia delle acque che montavano dal pianterreno) rimane comunque l’impatto di una storia sopra le righe e di discorsi al limite della comprensibilità.
Strano però il percorso narrativo di Cassieri: scrittore, potremmo quasi definirlo, di acqua, per questioni sue personali si trasferì in altri ambienti e da qui nacquero altre storie ed altri contesti. Soprattutto ricordiamo il periodo in cui raccontò con delicatezza e con garbo la città di Roma. C’è un bel romanzo che ne riporta l’esempio, Notte d’albergo, dove attraverso gli occhi disincantati di un portiere d’albergo, sfilano i personaggi e le vicende della vita notturna romana.
I delfini sulle tombe, come qualcuno ha detto, è un romanzo ricco di salsedine, e dove la densità degli elementi del suo acceso realismo sa ordinarsi con il colore e gli sprazzi inventivi di una quasi prorompente fantasia.
Ricordiamo che il romanzo uscì nel 1958, presto altre tesi ed altre congiunture avrebbero quasi travolto la nostra letteratura. Quella di Cassieri rimane una delle più felici e perfette per ricordarci il nostro passato.



L’edizione da noi considerata è:

Giuseppe Cassieri
I delfini sulle tombe
Tascabili Bompiani



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