CLASSICI
Alfredo Ronci
Un incantamento poco incantevole: “Incantamento” di Leda Rafanelli.
Questo romanzo è una pagina della mia vita (abbellita, idealizzata, come tutti i romanzi, anche se storici…). Il giornalista Lorenzo è stato B.M. (Benito Mussolini, diciamo noi), che conobbi quando aveva 27 anni (pare, in realtà, che quando Mussolini conobbe Leda Rafanelli, avesse invece ormai trent’anni).
Dunque questo romanzo, come dice anche la nota esterna, è appunto la storia dell’inquieto amore tra l’anarchica e misteriosa Leda Rafanelli e Benito Mussolini, smanioso giornalista e futuro dittatore.
Aggiungiamo noi, anche per far capire al lettore esattamente il periodo in cui si svolge, che siamo nel 1914, alla vigilia della prima guerra mondiale e sarà proprio questo terrificante episodio a recidere i contatti tra quello che poi sarebbe diventato il Duce, ed una ragazza con delle idee ben precise.
Diciamolo subito, per come è scritto e per come lo si è voluto rappresentare, il libro, per le forme e i contenuti, assomiglia molto al romanzo d’appendice: la scrittrice approfitta di questi avvenimenti per raccontare una storia che potrebbe assolutamente assomigliare ad una sorta di Mille e una notte, dove al di là delle sfumature, si arricchisce anche di odori e fragranze (non siamo alla sequenza di Pane amore e … dove alla domanda di De Sica… profumo francese, la Loren risponde… no, lavanda Cannavale) .
Ma ci sono degli appunti che fanno presagire una statura letteraria diversa, come se, al di là dell’essenza della storia, cioè al di là della presenza di una figura che avrebbe sopravanzato sugli altri, appunto Mussolini, ci fosse una precisione descrittiva non indifferente. Per le ragioni fin qui espresse non mi pare di dovermi discostare dal giudizio che è stato dato al romanzo e alla storia in sé, ma quando la Rafanelli, nel romanzo, ad un certo punto si lascia andare ad un Avrebbe voluto fermare l’Estate (riferendosi all’intenzione di Mussolini di non andare avanti nella storia per fermare gli attimi preziosi che divideva con la donna di cui si era innamorato)… beh qualcosa ci suggerisce che al di là della forma, ci si potrebbe fermare un po’ di più sui contenuti.
Ovviamente si scherza, ma la Rafanelli vuole abbellire la storia con delle aggiunte che in qualche modo accrescono la sospensione dei fatti. Ben più precisa invece ci appare quando, per esempio, descrive i primieri fatti di quello che poi sarà il Duce. A cosa tendeva non lo sapeva nemmeno lui; nemmeno lui, forse, sapeva quale era il suo sogno. Nella prima giovinezza, aveva studiato legge, che abbandonò per la musica, senza accorgersi dell’abisso che si accingeva a varcare. Poi fondò tutte le sue speranze sulla sua penna; facile invero e agile; nutrita da pensieri originali, che sapeva esporre con grazia e anche con vivacità brutale. Pensò di diventare celebre come letterato; tentò il romanzo, la poesia anche; pure il teatro lo sedusse, ma era troppo moderno per avere pazienza. Il giornalismo lo attraeva come la luce elettrica attrae le farfalle nella notte. E protetto così dalla fredda fiamma chiusa nella foglia di vetro non avrebbe corso il rischio di bruciarsi le ali.
Ma la Rafanelli sa che per poter andare avanti nella storia c’è bisogno anche di altro, c’è bisogno di una comune sensazione di avvicinamento… Per la prima volta ella sentiva che si trovava di fronte a un uomo capace di dominarla, capace di farsi amare. E avrebbe voluto che quell’istante di delizioso timore continuasse all’infinito.
In ogni caso la storia tra i due finisce (in realtà non è mai cominciata… ma chissà quali immorali nefandezze aveva nel cuore e nella mente la Rafanelli), non solo, la scrittrice ha anche il tempo e le buone maniere di regalarci (a noi lettori, ovvio) il ritratto di colei che nelle storie di Mussolini compare solo per via indiretta: la vera moglie, quella Rachele Mussolini che in questo romanzo, pur nella sua ingenua fattezza (ma davvero compariva così?), ha slanci e intendimenti da vera eroina amorosa.
La vicenda, come abbiamo già detto, ha risvolti appendicisti; ci si mette anche l’episodio tra la protagonista e il ragazzo che abbellisce, nel vero senso della parola, le giornate della donna che, secondo le stesse dichiarazioni della sensuale Gamìla (ma sì sempre lei) le è figlio ma alla stessa maniera anche amante.
Insomma, al di là di certi fantasiosi rifacimenti, Incantamento ci pare una riuscita ricostruzione dei fatti (non solo, la Rafanelli, anni più tardi, scrisse anche Una donna e Mussolini riportando cose e avvenimenti già presenti in questo romanzo). E per conoscere il Duce, prima maniera, certe sottigliezze psicologiche della scrittrice potrebbero anche andar bene.
L’edizione da noi considerata è:
Leda Rafanelli
Incantamento
Corsiero editore
Dunque questo romanzo, come dice anche la nota esterna, è appunto la storia dell’inquieto amore tra l’anarchica e misteriosa Leda Rafanelli e Benito Mussolini, smanioso giornalista e futuro dittatore.
Aggiungiamo noi, anche per far capire al lettore esattamente il periodo in cui si svolge, che siamo nel 1914, alla vigilia della prima guerra mondiale e sarà proprio questo terrificante episodio a recidere i contatti tra quello che poi sarebbe diventato il Duce, ed una ragazza con delle idee ben precise.
Diciamolo subito, per come è scritto e per come lo si è voluto rappresentare, il libro, per le forme e i contenuti, assomiglia molto al romanzo d’appendice: la scrittrice approfitta di questi avvenimenti per raccontare una storia che potrebbe assolutamente assomigliare ad una sorta di Mille e una notte, dove al di là delle sfumature, si arricchisce anche di odori e fragranze (non siamo alla sequenza di Pane amore e … dove alla domanda di De Sica… profumo francese, la Loren risponde… no, lavanda Cannavale) .
Ma ci sono degli appunti che fanno presagire una statura letteraria diversa, come se, al di là dell’essenza della storia, cioè al di là della presenza di una figura che avrebbe sopravanzato sugli altri, appunto Mussolini, ci fosse una precisione descrittiva non indifferente. Per le ragioni fin qui espresse non mi pare di dovermi discostare dal giudizio che è stato dato al romanzo e alla storia in sé, ma quando la Rafanelli, nel romanzo, ad un certo punto si lascia andare ad un Avrebbe voluto fermare l’Estate (riferendosi all’intenzione di Mussolini di non andare avanti nella storia per fermare gli attimi preziosi che divideva con la donna di cui si era innamorato)… beh qualcosa ci suggerisce che al di là della forma, ci si potrebbe fermare un po’ di più sui contenuti.
Ovviamente si scherza, ma la Rafanelli vuole abbellire la storia con delle aggiunte che in qualche modo accrescono la sospensione dei fatti. Ben più precisa invece ci appare quando, per esempio, descrive i primieri fatti di quello che poi sarà il Duce. A cosa tendeva non lo sapeva nemmeno lui; nemmeno lui, forse, sapeva quale era il suo sogno. Nella prima giovinezza, aveva studiato legge, che abbandonò per la musica, senza accorgersi dell’abisso che si accingeva a varcare. Poi fondò tutte le sue speranze sulla sua penna; facile invero e agile; nutrita da pensieri originali, che sapeva esporre con grazia e anche con vivacità brutale. Pensò di diventare celebre come letterato; tentò il romanzo, la poesia anche; pure il teatro lo sedusse, ma era troppo moderno per avere pazienza. Il giornalismo lo attraeva come la luce elettrica attrae le farfalle nella notte. E protetto così dalla fredda fiamma chiusa nella foglia di vetro non avrebbe corso il rischio di bruciarsi le ali.
Ma la Rafanelli sa che per poter andare avanti nella storia c’è bisogno anche di altro, c’è bisogno di una comune sensazione di avvicinamento… Per la prima volta ella sentiva che si trovava di fronte a un uomo capace di dominarla, capace di farsi amare. E avrebbe voluto che quell’istante di delizioso timore continuasse all’infinito.
In ogni caso la storia tra i due finisce (in realtà non è mai cominciata… ma chissà quali immorali nefandezze aveva nel cuore e nella mente la Rafanelli), non solo, la scrittrice ha anche il tempo e le buone maniere di regalarci (a noi lettori, ovvio) il ritratto di colei che nelle storie di Mussolini compare solo per via indiretta: la vera moglie, quella Rachele Mussolini che in questo romanzo, pur nella sua ingenua fattezza (ma davvero compariva così?), ha slanci e intendimenti da vera eroina amorosa.
La vicenda, come abbiamo già detto, ha risvolti appendicisti; ci si mette anche l’episodio tra la protagonista e il ragazzo che abbellisce, nel vero senso della parola, le giornate della donna che, secondo le stesse dichiarazioni della sensuale Gamìla (ma sì sempre lei) le è figlio ma alla stessa maniera anche amante.
Insomma, al di là di certi fantasiosi rifacimenti, Incantamento ci pare una riuscita ricostruzione dei fatti (non solo, la Rafanelli, anni più tardi, scrisse anche Una donna e Mussolini riportando cose e avvenimenti già presenti in questo romanzo). E per conoscere il Duce, prima maniera, certe sottigliezze psicologiche della scrittrice potrebbero anche andar bene.
L’edizione da noi considerata è:
Leda Rafanelli
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