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CLASSICI

Alfredo Ronci

Uno scrittore fuori da ogni moda: “Traditori di tutti” di Giorgio Scerbanenco.

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Letteratura nazional-popolare è per Gramsci quella che sa soddisfare il gusto estetico non solo di élites ristrette ma del maggior numero di lettori, operando una mediazione attiva tra le esigenze di lettura più qualificata e le richieste, più elementari ma non meno autentiche, dei ceti subalterni.
Lo scrittore, in quanto membro della categoria degli intellettuali, promuove una unificazione del pubblico, intesa come allargamento dell’area di consumo goduta dalla concezione dell’arte, e quindi della vita, di cui la classe al potere è portatrice storica.
Ho trovato questo passaggio in un libro dedicato alle idee di Gramsci, e devo dire che l’appunto ‘mediazione attiva tra le esigenze dei lettori e le richieste più elementari ma non meno autentiche’… mi sembra decisamente appropriato, soprattutto per un autore, Giorgio Scerbanenco, che al di là di certe spinte individuali, riusciva a trasmettere un’idea della realtà e anche dei sentimenti al di là di certe pressioni anche editoriali.
Giorgio Scerbanenco ha avuto una vita tutt’altro che felice. Un passato burrascoso, col padre, Valeriano che, insegnante in una scuola di Kiev, fu fucilato dai bolscevichi insieme a tutti i suoi studenti. Arrivato in Italia ottenne il requisito di residenza interrotta solo nel 1935. Da qui una serie di collaborazioni, anche con giornali importanti e poi la sua attività letteraria che non si limitò a quella poliziesca (ricordate Lupa in convento, che abbiamo già trattato in questa sede e che costituì un vero e proprio poema contro la guerra?), ma anche con episodi di carattere rosa e anche di fantascienza.
Traditori di tutti è un romanzo che appartiene al personaggio di Duca Lamberti, prima dottore e poi poliziotto, che occupò ben quattro storie (tra le altre ricordiamo l’altro celebre episodio, che quando si parla di Scerbanenco si suole citare, I milanesi ammazzano di sabato) ed uscì nel 1966.
Già si parlava da tempo dell’autore perché, tra le altre cose, aveva inventato letterariamente il personaggio dell’investigatore Jelling, ma fu solo con l’arrivo di Duca Lamberti che ottenne un successo non solo nazionale, ma anche internazionale, tanto che i francesi, che di noir e poliziesco hanno sempre saputo molto meglio di noi, nel novembre del 1968, con una giuria che tra gli altri vedeva la partecipazione di Aveline e Boileau e Narsejac, assegnò a Traditori di tutti il Grand Prix de la Litterature policière.
Per uno strano scherzo del destino, chiamiamolo così, quando Scerbanenco ormai viaggiava tra i migliori esempi di noir, trovò la morte per un attacco cardiaco, nell’ottobre del 1969.
Cos’ha di particolare Traditori di tutti per essere stato indicato come migliore poliziesco dai giurati del premio francese? Al contrario del giallo più nevrotico ed intuitivo, raccontava di un personaggio alle prese con problemi di tutti i giorni, ci verrebbe da dire, con i problemi della gente di strada, e soprattutto una ‘rivendicazione’ di una entità geografica che non era solo d’effetto (si pensi alla Londra di Conan Doyle, a Parigi di Arsenio Lupin tanto per intenderci, anche se il noir americano, già da quarant’anni pubblicava misfatti metropolitani) ma di vera portata poliziesca.
Ecco cosa dice l’autore a proposito della Milano che andava a trattare: “C’è qualcuno che non ha ancora capito che Milano è una grande città,” disse a Mascaranti, “e non hanno ancora capito il cambio di dimensioni, qualcuno continua a parlare di Milano, come se finisse a Porta Venezia o come se la gente non facesse altro che mangiare panettoni o pan meino. Se uno dice Marsiglia, Chicago, Parigi, quelle sì che sono metropoli, con tanti delinquenti dentro, ma Milano no, a qualche stupido non dà la sensazione della grande città, cercano ancora quello che chiamano il colore locale, la brasera, la pesa, e magari il gamba de legn.
E anche Duca Lamberti, il poliziotto-medico, merita una considerazione: La lettera è che tu devi dire pressappoco così: ho fatto tre anni di carcere per avere, nella mia qualità di medico, ucciso una mia paziente con un’iniezione di Ircodina, a scopo di eutanasia. Riconosco ora che, anche se spinto da un motivo ideologico e umanitario, ho commesso un errore.
E’ chiaro che certe ‘impostazioni’ prima o poi vanno premiate. In Italia, soprattutto nell’ambito delle campagne librarie che vengono lanciate dai giornali, il nome di Scerbanenco è sempre in primo piano. Lo si dice per il noir. Se fosse per me, per l’intero consesso letterario.



L’edizione da noi considerata è:

Giorgio Scerbanenco
Traditori di tutti
I Garzanti



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