RECENSIONI
Luc Lang
13 crudeltà
Quarup, Pag. 103 Euro 12,90
Sul 'problema' antologie abbiamo già discusso più volte sul Paradiso. Dico problema perché poi sulla questione le opinioni sono abbastanza univoche, ma la prassi continua nel bene o nel male.
In sintesi: perché si pubblicano ancora raccolte di racconti quando il mercato sembra non gradirle? Perché ci si ostina a farle quando è grasso che cola che all'interno di esse si possono trovare una o più storie riuscite e che strappano il consenso?
La crestomazia, se vogliamo, (intendasi col termine la presenza di autori diversi in uno stesso libro) può offrire più appigli ed interesse, proprio per il carattere più eterogeneo e 'sfuggente' dell'operazione. Meno l'antologia di racconti di uno stesso autore, perché si sa, già l'asfittico panorama letterario internazionale suda sette camicie per trovare un nome, ma soprattutto una storia, che sia tale, figuriamoci azzardare una successione di racconti di un unico scrittore.
Perché il flop è dietro l'angolo, e non semplicemente per una inadeguatezza dello scrivente, quanto per una questione statistica: crediamo che nemmeno a Proust sia riuscito di fare bene in ogni occasione.
Palla al centro: Luc Lang, parigino, non è alla prima apparizione italiana. Era stato già fatto oggetto d'interesse da parte di Passigli. Qui innanzitutto mente sul numero delle crudeltà, perché il titolo ne indica appunto tredici, ma nel libro ce ne sono diciassette (forse perché il diciassette porta sfortuna?).
Dice delle sue opere: in esse si riflette la consapevolezza del cambiamento, della necessità del cambiamento, di un cambiamento che si impone e si riformula in definitivamente.
Sia, ma non ne dà prova: le crudeltà di cui racconta nel libro sono 'semplici' accadimenti nel rutilante mondo contemporaneo. Accadimenti guardati secondo una logica 'fotografica' che ha già visto alla verifica altri autori. Perché non vediamo nulla di nuovo (e quindi nessun cambiamento se prendiamo atto delle ambizioni dello stesso Lang) in un uomo che si comporta in modo molto scorretto nei confronti del vicino che ha costruito abusivamente (Sniper). Non vediamo nulla di originale nella donna che ha un incidente con la macchina solo perché il suo ex amante lo ha previsto (Sinistra). Non vediamo nulla di trascendentale nell'episodio in cui un guardiano cinico invita un bambino a dar da mangiare ad un grosso uccello e questo stesso mangia le mani dell'inconsapevole vittima (Iniziazione). Non ci strappiamo i capelli (sempre per chi ce l'ha) per la donna che per evitare che si faccia scopare dal suo datore di lavoro veste i panni di una sadomaso con tanto di frusta (Vita privata). Tanto meno scorgiamo lumi nella vicenda del tizio a cui piace procurare incidenti automobilistici (Flusso). E nemmeno perdiamo il sonno per il cameramen che per sistemare il suo strumento di lavoro dimentica di indossare il paracadute e quindi si schianta durante una prova di volo (Il viso?).
Insomma, citando un'opera letteraria decisamente più riuscita, niente di nuovo sul fronte occidentale. Ad essere cattivi (tanto lo siamo) 13 crudeltà ricorda un po' l'incidere di quella che forse è stata, in Italia, l'ultima antologia che ha vendicchiato e ha fatto parlare di sé (ma solo perché tutto era organizzato e preordinato): Gioventù cannibale.
Ma il futuro ha mostrato i risultati.
di Alfredo Ronci
In sintesi: perché si pubblicano ancora raccolte di racconti quando il mercato sembra non gradirle? Perché ci si ostina a farle quando è grasso che cola che all'interno di esse si possono trovare una o più storie riuscite e che strappano il consenso?
La crestomazia, se vogliamo, (intendasi col termine la presenza di autori diversi in uno stesso libro) può offrire più appigli ed interesse, proprio per il carattere più eterogeneo e 'sfuggente' dell'operazione. Meno l'antologia di racconti di uno stesso autore, perché si sa, già l'asfittico panorama letterario internazionale suda sette camicie per trovare un nome, ma soprattutto una storia, che sia tale, figuriamoci azzardare una successione di racconti di un unico scrittore.
Perché il flop è dietro l'angolo, e non semplicemente per una inadeguatezza dello scrivente, quanto per una questione statistica: crediamo che nemmeno a Proust sia riuscito di fare bene in ogni occasione.
Palla al centro: Luc Lang, parigino, non è alla prima apparizione italiana. Era stato già fatto oggetto d'interesse da parte di Passigli. Qui innanzitutto mente sul numero delle crudeltà, perché il titolo ne indica appunto tredici, ma nel libro ce ne sono diciassette (forse perché il diciassette porta sfortuna?).
Dice delle sue opere: in esse si riflette la consapevolezza del cambiamento, della necessità del cambiamento, di un cambiamento che si impone e si riformula in definitivamente.
Sia, ma non ne dà prova: le crudeltà di cui racconta nel libro sono 'semplici' accadimenti nel rutilante mondo contemporaneo. Accadimenti guardati secondo una logica 'fotografica' che ha già visto alla verifica altri autori. Perché non vediamo nulla di nuovo (e quindi nessun cambiamento se prendiamo atto delle ambizioni dello stesso Lang) in un uomo che si comporta in modo molto scorretto nei confronti del vicino che ha costruito abusivamente (Sniper). Non vediamo nulla di originale nella donna che ha un incidente con la macchina solo perché il suo ex amante lo ha previsto (Sinistra). Non vediamo nulla di trascendentale nell'episodio in cui un guardiano cinico invita un bambino a dar da mangiare ad un grosso uccello e questo stesso mangia le mani dell'inconsapevole vittima (Iniziazione). Non ci strappiamo i capelli (sempre per chi ce l'ha) per la donna che per evitare che si faccia scopare dal suo datore di lavoro veste i panni di una sadomaso con tanto di frusta (Vita privata). Tanto meno scorgiamo lumi nella vicenda del tizio a cui piace procurare incidenti automobilistici (Flusso). E nemmeno perdiamo il sonno per il cameramen che per sistemare il suo strumento di lavoro dimentica di indossare il paracadute e quindi si schianta durante una prova di volo (Il viso?).
Insomma, citando un'opera letteraria decisamente più riuscita, niente di nuovo sul fronte occidentale. Ad essere cattivi (tanto lo siamo) 13 crudeltà ricorda un po' l'incidere di quella che forse è stata, in Italia, l'ultima antologia che ha vendicchiato e ha fatto parlare di sé (ma solo perché tutto era organizzato e preordinato): Gioventù cannibale.
Ma il futuro ha mostrato i risultati.
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