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RECENSIONI

Stanislaw Lem

La Voce del Padrone

Bollati Boringhieri, Pag, 243 Euro 16,00
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Preparate un astuccio di Pocket Coffee ed una sporta di pazienza. Sì perché Lem, stavolta, mette a dura prova il lettore con un romanzo complesso, ma che richiama nella sua struttura portante opere fondamentali e 'inclassificabili' come Il congresso di futurologia e Vuoto assoluto.

Pubblicato nel 1968 e inedito finora per l'Italia racconta di un segnale captato nello spazio e il susseguente progetto (chiamato La Voce del Padrone), composto non solo da scienziati, ma anche da biologi, linguisti, psichiatri e sapienti in genere, nel tentativo di decifrarlo.

Il procedimento di Lem è di assoluta indagine intellettuale e di chiara speculazione filosofica, ma cialtrona: nel senso che attraverso un metodo di esposizione attendibile esibisce una serie di fesserie concettuali. Il vuoto assoluto appunto, riprendendo il titolo di una sua opera.

A volte diverte, come quando il protagonista, di fronte alla possibilità che gli psichiatri entrino attivamente nel progetto, espone una sua teoria antifreudiana: Per esempio, che quella civiltà si moltiplicava in modo asessuato, il che ne desessualizzava automaticamente il "lessico simbolico", condannando a priori al fallimento ogni tentativo di penetrazione psicanalitica.

O come, nell'eventualità che la ricerca del significato ultimo del messaggio 'alieno', possa comportare una sorta di compartecipazione di 'ospiti' esterni: I visitatori che venivano a trovarci dall'esterno non erano qualificati come VIP, bensì come FEMS, da Feeble Minded. Il soprannome era stato coniato non tanto a conferma dell'unanime convinzione circa la scarsità mentale di tutti i personaggi importanti, quanto per le difficoltà che ci toccava affrontare ogni volta che dovevamo esporre i problemi basilari dello specialistico linguaggio scientifico.

Spesso, invece, il perdurare di una 'falsa' e 'rigorosa' prospettiva tecnologica ammorba il lettore: e le pagine su teorie astruse e su incomprensibili dispute sui massimi sistemi (Mi ci volle uno sforzo immane per dimostrare che le variabili combinatorie di Dill altro non erano se non l'imperfetta approssimazione del teorema ergodico!) si sommano, si accumulano e alla fine risultano pure indigeribili.

Insomma, al lettore 'medio' non è dato sapere se il messaggio venuto dallo spazio sia una musica delle sfere celesti, la voce 'neutrinica' di un cosmo morente, di un segno non destinato agli umani perché sottosviluppati o un derivato di un metabolismo planetario. Sottintende, forse, che nemmeno la capacità di relazionarsi con pari strumenti porta ad una chiara sistemazione dei concetti. Meglio ancora: del perché spesso la natura umana si contrappone, nell'assoluta incapacità del confronto.

Mi viene un sospetto: che La Voce del Padrone, come un'ostrica, alla fine nasconda una perla di raro valore. Ma ad essere sincero mi sento come gli studiosi del romanzo di fronte al messaggio 'alieno', alla 'lettera delle stelle': straniato, interdetto, bloccato e soprattutto incapace di arrivare ad un quid.

Chissà, forse anche colpa mia. Che non sono scienziato.



di Alfredo Ronci


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Checché se ne dica, stimo Lem non per Solaris e L'invincibile (non perché siano brutti, anzi), ma per due 'operine' minori che invece hanno la statura dei classici e che andrebbero consigliati a chi ha un'idea stantia della letteratura: Il congresso di futurologia (che Marcos y Marcos con una di quelle operazioni che andrebbero benedette, ripubblicò, dopo molti anni, nel 2003. Personalmente conservo del romanzo addirittura un'edizione del Club del libro!) e Vuoto assoluto, capolavoro inarrivabile

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Oscar Mondadori, Pag. 201 Euro 12,50

C’era da aspettarselo. Mica potevamo sopravvivere rigirandoci tra le mani Solaris o Eden. I cultori di Lem, in tutto il mondo, sono tanti… e anche in Italia.

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