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Il Paradiso degli Orchi
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RECENSIONI

Nicoletta Vallorani

Avrai i miei occhi

Zona 42, Pag. 271 Euro 13,90
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Se i romanzi venissero catalogati in base ai cinque sensi, questo sarebbe un romanzo “visivo”, e gli occhi del titolo ne sarebbero il perfetto emblema. Non si tratta solo del tratto immaginifico con cui viene evocato il contesto ambientale (e sullo scenario ci soffermeremo poi) ma del ruolo che giocano le immagini nel loro apparire e definirsi attraverso l’occhio che le guarda. Così che non c’è realtà senza raffigurazione. Di questo gioco troviamo nel romanzo esempi a vari livelli, da quello semplicemente estetico a quelli più profondi e originali. Su tutti risalta la scelta inusuale della narrazione in seconda persona. Nigredo, un detective impegnato a indagare sul ritrovamento di numerosi cadaveri femminili (di cui si vedrà poi se siano donne, cavie o cloni) è seguito in tutto il corso della storia da Olivia, che una sorta di vista telepatica rende spettatrice partecipe, sia pure a distanza. Così quando Nigredo conduce la sua indagine, l’autrice non racconta direttamente le sue azioni: non dice che Nigredo agisce, ma che è visto agire. E lo dice per bocca di Olivia, così che il movimento di Nigredo è tutto nello sguardo di Olivia che ne segue le mosse rimanendo a distanza, tranne rari momenti di incontro in cui, paradossalmente, la vicinanza fisica sembra diminuire il senso di intimità.
   Già si è capito che sto parlando di una storia fuori dall’usuale, così come fuori dall’usuale sono tutti i personaggi. Una storia che si può ascrivere al regno della fantascienza, anche se nel definirla così si rischia di imbrigliarla nello stereotipo della letteratura “di genere”, che un radicato pregiudizio vorrebbe secondaria rispetto alla buona letteratura. Ma questa è ottima letteratura, tant’è che lo stile, iconico eppure melodioso come un canto, esercita sul lettore una tale fascinazione da distrarlo quasi dal percorso narrativo.
   La storia si svolge in una Milano del futuro, cupa e distopica, in cui le lacerazioni sociali sono appesantite dalla presenza di muri che, proteggendo i privilegiati, delimitano zone di crescente degrado urbano e sociale. Rovine, criminalità, devianze di ogni genere abitano una sorta di inferno evocato attraverso una descrizione sontuosa e gotica, visionaria e paradossalmente poetica. Un’oscurità incandescente, non fosse altro che per i Martiri che si danno fuoco, e che a tratti illuminano tragicamente lo sfondo. Personaggi senza volto e senza storia, testimonianze mute ed estreme che punteggiano qua e là la narrazione, come  segnali di quella parte di dolore che rimane nascosta, ma sempre sottostante. Parrebbe il massimo della distopia, se nella nostra storia recente non avessimo conosciuto il sacrificio di Jan Palach e dei bonzi tibetani. E Nicoletta Vallorani lo sa, conosce il dolore del mondo, e niente di quel che dice è lasciato al caso. Soprattutto conosce il dolore delle donne e la cappa di silenzio che ancora, nel nostro presente, ne oscura la visibilità. In fin dei conti l’oggetto del romanzo è un percorso in cui si porta alla luce il dolore nascosto delle donne.
   Tornando alle peculiarità della storia, notiamo che i personaggi sono più unici che tipici, segnati come sono da esperienze diversamente devastanti, ciascuno sfregiato nel corpo e nella mente da una ferita indicibile. I più hanno subito torture o sciagurati esperimenti. Ne sono derivate mutazioni che con l’ingegno della disperazione essi hanno talvolta trasformato in risorse, o per lo meno in armi da far tornare a boomerang contro il potere. In armonia con il canone visivo del romanzo, spesso le loro inconsuete facoltà hanno a che fare con il vedere o l’essere visti.  Così è per Olivia, di cui si è già detto, voce narrante e personalità densa di vissuto e di chiaroscuri. Così è per Raul, dotato suo malgrado della facoltà di rendersi invisibile.
   … è strano vederlo apparire (…) Prende forma dai bordi, come se qualcuno lo stesse disegnando, qui e ora: un profilo asimmetrico, fatto di pezzi che non c’entrano nulla l’uno con l’altro, e per questo la loro combinazione è sublime.  
   Il suo apparire e scomparire non ha a che fare con i già abusati mantelli dell’invisibilità, ma è frutto di una stretta relazione fra il corpo e la sfera emotiva. Raul reagisce alla paura come un camaleonte, mimetizzandosi con lo sfondo. Altro personaggio visivo è Nikon, che ha sviluppato una forma di mediazione con la realtà tramite la sua macchina fotografica. E di immagini vive anche il Pittore, che con dipinti e ritagli riesce a creare una sorta di mappe capaci di comunicare l’indicibile. Lo spessore del personaggio è accresciuto dal fatto di essere ispirato a un artista che l’autrice ha realmente conosciuto, Beppe Devalle, con cui ha intrattenuto una sorta di dialogo artistico.
  Punto di forza del romanzo, oltre al fascino dello stile, è la costruzione dell’ambiente distopico e di quella specie di freakshow  che è la galleria di personaggi, dei quali prima mostra la stranezza e poi ricostruisce la storia con pennellate intense e crudeli. Contrariamente a quello che succede in tanti romanzi polizieschi, dove il lettore quasi sorvola sulle descrizioni per inseguire il procedere dell’indagine, qui capita quasi di dimenticare la trama per godersi l’atmosfera e le emozioni dei protagonisti. Questo, pregio o difetto che sia, non rallenta affatto la lettura, che anzi afferra in un ritmo travolgente fino all’ultima parola.
   Sarà l’ultima davvero? L’ambientazione così particolare, con tanti spunti degni d’essere approfonditi, fa pensare che l’autrice non si fermi qui.

di Giovanna Repetto


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Perdisa pop, Pag. 127 Euro 12,00

La domanda è pericolosa, ma voglio farla lo stesso perché ha 'risvolti' letterari: può la violenza contro i bambini essere assimilabile a quella dei serial killer, o a quella dell'omicidio in generale?
Qualcuno potrebbe dire: certo, sempre violenza è.
Il quesito mi si è posto leggendo questa eterogenea antologia di racconti di Nicoletta Vallorani, che sappiamo maestra di generi (fantascienza, fantastico, noir, fantasy...) e che mischia con valenza sicura e controllata misfatti di vario genere.

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