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Il Paradiso degli Orchi
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RECENSIONI

Joe R. Lansdale

Bad Chili

One, Traduzione di Alfredo Colitto, Pag. 279 5,90 euro
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Chi conosce Lansdale sa perfettamente dove la storia va a parare, perché questa è una vicenda che risale quasi alla fine del secolo (in Italia sono molti gli aficionados dello scrittore americano) e credo sia impossibile che sia sfuggita ai più. Il resto dei lettori deve accontentarsi della verve dell’autore e del suo modo gagliardo di raccontare il Texas e tutte quelle zone calde e snervanti che fanno la gioia dei cultori più affezionati.
Sì perché questo Bad Chili risale al 1997 e una piccola casa editrice di noir l’ha voluto riproporre dopo che prima Einaudi, nel 2003, e poi Fanucci nel 2011 lo avevano presentato ai tanti amanti di Lansdale con risultati del tutto soddisfacenti.
Tornano Hap e Leonard (anche qui dovrei fare un esame dei due, ma preferisco immaginare che anche gli individui più insulsi abbiano avuto modo di confrontarsi con una delle coppie più intelligenti e sceme del noir contemporaneo) e tornano anche i loro problemi niente affatto usuali.
Il primo, Hap, è alle prese con un morso di uno scoiattolo rabbioso che lo costringe a fare dele punture e a prendere per i fondelli le assicurazioni per malattie, l’altro invece, un pochino più risentito, deve subire l’affronto di una scazzottatura andata male e, ancor peggio, l’uccisione di quello che lui stesso considera un grande amore.
Ovvio, la storia non finisce qui, nel senso che Hap risolve il problema della rabbia e Leonard comincia a far quadrare i conti e a vedere meglio la vicenda della sua enorme passione, ma il noir è tutto un fiorire di malelingue e di appunti più o meno leciti.
Tanto per farci un’idea di come Lansdale tratta la materia:
“Non ci avevo pensato” disse Dolores. “Una cosa di cui faccio volentieri a meno è vedere mutande macchiate. Mio marito era terribile, in questo. O non si puliva mai il culo, o le mutande gli andavano sempre a finire tra le chiappe. Quando è morto, probabilmente l’impresario delle pompe funebri ha dovuto usare un tubo dell’acqua e una spatola per ripulirlo”.
Diciamo che sono esempi nemmeno troppo violenti, ma atti a confrontarsi con un personaggio (o personaggi, perché in questa disanima faccio davvero fatica a distinguere l’autore dai personaggi che crea) che non regala niente a nessuno e che si fa amare per come sa imbastire perfettamente una storia e il suo dialogo.
Piace. Eccome se piace.


di Eleonora del Poggio


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Gustoso


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