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CLASSICI

Alfredo Ronci

Beati qui in grammatica moriuntur: “Racconto grammaticale” di Leo Pestelli.

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Noi che studiamo e ci divertiamo (a volte, non sempre) a leggere i “nostri” classici e ad interpretarli a volte diversamente dal solito (il solito, in genere, è la nostra pletora di individui che si fanno passare per critici letterari) spesso procediamo per compartimenti stagni, senza badare (anche qui, a volte è soltanto ignoranza) a circostanze o a vere e proprie sfide di personaggi che sì hanno avuto rilievo nel nostro panorama narrativo ma che non hanno fruito dell’accompagnamento di un vero e proprio romanzo, o addirittura, per motivi ancora non precisi, non hanno ottenuto la gloria e la popolarità da parte sempre di quella pletora di cui si diceva innanzi.
Un nome. Leo Pestelli. Se si fanno delle ricerche on-line si scopre che agli inizi di carriera fu un critico cinematografico e che per questo fu anche giornalista per Stampa Sera (tra l’altro collaborò anche con Mario Gromo, di cui noi abbiamo recensito due libri) e successivamente per La Stampa, ma presto acquistò una valenza come linguista e tale, crediamo, sia ricordato, anche se lui stesso scrisse vari libri, anche di carattere narrativo (primo fra tutti L’attaccabottoni) ma che non ottennero lo sperato successo.
Diciamocelo subito. Non è facile ottenere un grande risultato quando, come in questo caso, cioè nell’esaminare la trama del romanzo Racconto grammaticale, ci si accorge che è (quasi) tutto concentrato sulla grammatica italiana, sulle figure retoriche (anzi, rettoriche) e quindi ad un genere didascalico ispirandosi al precetto umanistico “istruire e dilettare”.
Cosa ci dice, appunto, questo romanzo?
Enrico Parvis, il protagonista, è… gentiluomo, sopravvissuto agli amici in questo forziere di quaderni, fu una specie di don Chisciotte grammaticale, forse l’ultimo che produsse Torino, buona terra di puristi. È soprattutto uno spirito inquieto che tende a ribadire a tutti gli altri (e vedremo poi anche in situazioni in cui un uomo normale reagirebbe in modo normale) la validità dell’italiano classico (la triade Dante, Boccaccio, Petrarca) e anche, secondo un critico dell’epoca (che le note, dell’autore stesso, ce lo indicano come Pietro Pancrazi), che il trattato del perfetto lettore è ancora da scrivere.
Lo abbiamo già detto, un uomo normale reagirebbe normalmente di fronte a certe situazioni, ma Enrico… dissolto da Eros, egli sentiva di riattaccarsi alla vita in un’arcana direzione grammaticale. Era il suo sangue, che liberato dall’atto sensuale faceva risacca, gettando alla riva, nitidissimi, errori o anche semplici improprietà o disarmonie del parlare.
Non solo ma, visto che il libro è del 1967, e gli “scarti” della guerra sono ancora presenti (in realtà la vicenda si svolge in pieno regime fascista)… quando non si voglia credere, come lui fermamente credeva, che andasse facendo assai per la causa dell’antifascismo col propugnare il carattere sacro e purificatore del linguaggio.
Non soltanto un curatore del linguaggio, ma anche di ciò che produce (racconto è cosa d’alberi; romanzo, di radici) Enrico, per non apparire freddo e renitente al sesso, si lascia anche convincere dalle belle signore… Ma separatamente prese erano umanissime donne. Enrico Parvis, ingrazionitesele con maniere gentili e laute mance, scendeva con loro negl’inferi delle deviazioni sessuali di cui quelle erano edottissime e portavano i segni.
Ma il destino vuole (anche non cercandolo) che l’Enrico si lasci sedurre da una giovane, di nome Orsetta Tango, figlia di una madre che forse, diciamo forse, potremmo definire immorale, che con le migliori intenzioni deciderà di fare da segretaria allo studioso del linguaggio. Che una volta, preso il coraggio di soddisfare le sue conoscenze, deciderà di organizzare un “ballo delle figure”, cioè un ballo dove assegnare alle singole persone una figura retorica (anzi, rettorica).
E tra una ellissi e una protesi, tra un’aferesi e una catacresi, tra un asindeto e un zeugma, tra un’enallage e una paradiastole, tra una epanalessi e un’anafora, tra un’epistrofe ed una litote (finiamola qua, ma l’elenco offerto dallo studioso è più completo) si svolge un apocalittico scenario di infausta distruzione. Perché Enrico Parvis morirà, in mancanza di aria.
Un romanzo niente affatto “costruito” ma realizzato da uno scrittore (e studioso) che si è divertito a lasciare un messaggio oggi più che mai attualissimo.



L’edizione da noi considerata è:

Leo Pestelli
Racconto grammaticale
Longanesi





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