RECENSIONI
Sorj Chalandon
Chiederò perdono ai sogni
Keller, Traduzione di Silvia Turato, Pag. 288 Euro 16.50
Un romanzo straordinario, a suo modo intensamente poetico, per quanto scabro come una carta vetrata. Del resto non c’era posto per sentimentalismi nella dura vita degli irlandesi, sia che abitassero nell’Ulster sotto il peso di umilianti discriminazioni, sia che fossero liberi cittadini della Repubblica,coinvolti comunque nelle passioni di una lotta senza tregua. Erano i tempi dell’IRA, prima che deponesse le armi.
Nell’accompagnare la vita di Tyrone Meehan dall’infanzia fino a una controversa vecchiaia, il romanzo si intreccia con la storia d’Irlanda e del suo popolo martoriato. Le persecuzioni, le vendette, le rappresaglie. La terribile vita carceraria, con lo sciopero dell’igiene e poi lo sciopero della fame a oltranza, che porta alla morte tanti giovani come Bobby Sands.
Figlio di un ex combattente, e combattente lui stesso, Tyrone attraversa tutta la trafila che inizia con gli entusiasmi infantili manifestati in sassaiole e ammirazione per gli eroi, e passa poi per una sorta di scoutismo impegnato nel fiancheggiamento, fino ad approdare alla piena responsabilità e all’uso delle armi. Con la famiglia vive in momenti alterni nell’Irlanda libera e nel territorio dell’Ulster, conoscendo tutti gli aspetti diretti e indiretti della guerra. E sempre in prima linea su una specie di palcoscenico sociale.
…l’impressione era che ci fosse sempre un giudizio nascosto dietro una tenda. I Britannici sorvegliavano i nostri gesti, l’IRA il nostro impegno, i preti i nostri pensieri, i genitori la nostra infanzia e le finestre i nostri amori. Non si nascondeva mai niente.
Tutti sanno tutto, eppure è fondamentale saper mantenere i segreti. Altrimenti si può pagare col carcere, con la tortura o con la morte. Propria o dei compagni. L’IRA ha leggi durissime. La rabbia e l’odio sono l’ossigeno e il cibo di cui si alimenta la vita dei combattenti. Tuttavia c’è sempre posto per l’amore e per un frugale senso di poesia.
Da quando ero a Belfast quelle immagini mi rincuoravano. Semplici, e belle. Come quelle porte aperte per lasciar passare le nostre fughe. Quel tè notturno, offerto da una donna che ci aveva sorpreso nel suo giardino. Quella confessione che un prete finse di darmi in ginocchio quando i poliziotti mi avevano inseguito fin dentro la sua chiesa. Come quel maglione nero,posatomi sulle spalle da un vicino, mentre ero di guardia a una strada in novembre.
Sarebbe già una storia appassionante, ma c’è una ragione in più per stare col fiato sospeso. E’ che nel 2006, finite le ostilità, spunta la grande rivelazione: Tyrone Meehan, patriota ed eroe, uomo simbolo da tutti venerato, è in realtà una spia degli Inglesi. Per inciso, voglio qui rassicurare i lettori sulla mia correttezza, perché non sto rivelando niente che non sia già detto fin dalla prima pagina. E proprio perché questa viene annunciata come la storia di un traditore, si innesca la necessità di leggere. Tanto è stridente il contrasto fra le due realtà del protagonista, tanto è urgente per il lettore capire perché e come, sempre nella speranza, anche, che in fin dei conti l’accusa non sia vera. Così il romanzo si fa leggere di furia, e ne è complice l’efficacia del linguaggio e la forza delle emozioni che ne trapelano. Sapientissimo è l’uso dei flashback riferiti a momenti diversi della vita di Tyrone, a volte più lontani a volte recenti, ma sempre indispensabili perché ognuno risponde a una domanda che proprio in quel momento il lettore si sta formulando. Lettura, dunque, che di per sé si rende necessaria nel corso del suo sviluppo, aprendo via via quella serie di porte contro cui si scaglia la curiosità del lettore. E’ un romanzo completo, di grande profondità e pienezza.
di Giovanna Repetto
Nell’accompagnare la vita di Tyrone Meehan dall’infanzia fino a una controversa vecchiaia, il romanzo si intreccia con la storia d’Irlanda e del suo popolo martoriato. Le persecuzioni, le vendette, le rappresaglie. La terribile vita carceraria, con lo sciopero dell’igiene e poi lo sciopero della fame a oltranza, che porta alla morte tanti giovani come Bobby Sands.
Figlio di un ex combattente, e combattente lui stesso, Tyrone attraversa tutta la trafila che inizia con gli entusiasmi infantili manifestati in sassaiole e ammirazione per gli eroi, e passa poi per una sorta di scoutismo impegnato nel fiancheggiamento, fino ad approdare alla piena responsabilità e all’uso delle armi. Con la famiglia vive in momenti alterni nell’Irlanda libera e nel territorio dell’Ulster, conoscendo tutti gli aspetti diretti e indiretti della guerra. E sempre in prima linea su una specie di palcoscenico sociale.
…l’impressione era che ci fosse sempre un giudizio nascosto dietro una tenda. I Britannici sorvegliavano i nostri gesti, l’IRA il nostro impegno, i preti i nostri pensieri, i genitori la nostra infanzia e le finestre i nostri amori. Non si nascondeva mai niente.
Tutti sanno tutto, eppure è fondamentale saper mantenere i segreti. Altrimenti si può pagare col carcere, con la tortura o con la morte. Propria o dei compagni. L’IRA ha leggi durissime. La rabbia e l’odio sono l’ossigeno e il cibo di cui si alimenta la vita dei combattenti. Tuttavia c’è sempre posto per l’amore e per un frugale senso di poesia.
Da quando ero a Belfast quelle immagini mi rincuoravano. Semplici, e belle. Come quelle porte aperte per lasciar passare le nostre fughe. Quel tè notturno, offerto da una donna che ci aveva sorpreso nel suo giardino. Quella confessione che un prete finse di darmi in ginocchio quando i poliziotti mi avevano inseguito fin dentro la sua chiesa. Come quel maglione nero,posatomi sulle spalle da un vicino, mentre ero di guardia a una strada in novembre.
Sarebbe già una storia appassionante, ma c’è una ragione in più per stare col fiato sospeso. E’ che nel 2006, finite le ostilità, spunta la grande rivelazione: Tyrone Meehan, patriota ed eroe, uomo simbolo da tutti venerato, è in realtà una spia degli Inglesi. Per inciso, voglio qui rassicurare i lettori sulla mia correttezza, perché non sto rivelando niente che non sia già detto fin dalla prima pagina. E proprio perché questa viene annunciata come la storia di un traditore, si innesca la necessità di leggere. Tanto è stridente il contrasto fra le due realtà del protagonista, tanto è urgente per il lettore capire perché e come, sempre nella speranza, anche, che in fin dei conti l’accusa non sia vera. Così il romanzo si fa leggere di furia, e ne è complice l’efficacia del linguaggio e la forza delle emozioni che ne trapelano. Sapientissimo è l’uso dei flashback riferiti a momenti diversi della vita di Tyrone, a volte più lontani a volte recenti, ma sempre indispensabili perché ognuno risponde a una domanda che proprio in quel momento il lettore si sta formulando. Lettura, dunque, che di per sé si rende necessaria nel corso del suo sviluppo, aprendo via via quella serie di porte contro cui si scaglia la curiosità del lettore. E’ un romanzo completo, di grande profondità e pienezza.
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