RECENSIONI
Michel Bussi
Forse ho sognato troppo
Edizioni e/o, Alberto Bracci Testasecca, Pag. 429 Euro 17,00
Non voglio esagerare ma chi mi segue da tanti anni sa cosa voglia dire il genere noir per me e, soprattutto, perché lo ritengo un genere morto anche se ancora non esente da qualche disputa godereccia.
Ritenni il genere noir morente se non addirittura morto dopo l’uscita del libro di Martin Amis Il treno della notte, ma non chiedetemi il perché. Basta andarsi a leggere la recensione che feci un po’ di anni fa.
Perché faccio questo discorso iniziale? Logico, perché se vi dovete compiacere di una buona lettura dovete anche capire che nulla più può sorprendervi (dicasi lo stesso per la fantascienza). Lo dico al lettore pieno di fantasia e di buone orecchie (o occhi, fate voi).
Michel Bussi non è stato molto considerato da noi orchi. Per carità, non abbiamo letto tutti i suoi romanzi (perché farlo?), ma quello che finora abbiamo fatto non ci porta a strapparci i capelli (almeno per quelli che ancora ce l’hanno). Del suo Mai dimenticare avevamo detto: Ad essere sinceri preferirei evitare qualsiasi tipo di contumelie. Non è una questione di pagine, ma affrontarne quattrocentocinquantadue e poi lasciarsi alle spalle quei (ormai…) mini romanzi di Simenon o Boileau e Narsejac o addirittura di Daeninckx… beh mi sembra di un delitto molto, ma molto poco misterioso.
Certo, per uno scrittore francese una cosa del genere dovrebbe essere mal digerita (anche se non siamo così ingenui da credere che Bussi abbia letto la nostra analisi) ma per noi quel valore è essenziale e molto indicativo. Forse ho sognato troppo, con tutto il rispetto, macina leggermente meglio. Nel senso che ti porta ad andare avanti (anche se non ha l’aspetto vero e proprio di un noir) e ad affrontare il seguito. Ma il seguito, o se vogliamo dirlo meglio, il finale è un po’ cialtronesco. Di più, chaltronhescon.
Credo basti questo perché mi si tiri dietro un po’ di tutto (a proposito: se volete un giallo classico, vi consiglio un quasi inedito, Il do tragico, di Augusto De Angelis, pubblicato dal Giallo Mondadori e a cui dedicheremo, fra beve, lo spazio che merita). Ma non posso farci nulla: Bussi mi ispira queste sensazioni. E dire che sono tanto innamorato del giallo e del noir classici francesi. E delle loro stupende atmosfere. Altro che voli aerei transnazionali.
di Alfredo Ronci
Ritenni il genere noir morente se non addirittura morto dopo l’uscita del libro di Martin Amis Il treno della notte, ma non chiedetemi il perché. Basta andarsi a leggere la recensione che feci un po’ di anni fa.
Perché faccio questo discorso iniziale? Logico, perché se vi dovete compiacere di una buona lettura dovete anche capire che nulla più può sorprendervi (dicasi lo stesso per la fantascienza). Lo dico al lettore pieno di fantasia e di buone orecchie (o occhi, fate voi).
Michel Bussi non è stato molto considerato da noi orchi. Per carità, non abbiamo letto tutti i suoi romanzi (perché farlo?), ma quello che finora abbiamo fatto non ci porta a strapparci i capelli (almeno per quelli che ancora ce l’hanno). Del suo Mai dimenticare avevamo detto: Ad essere sinceri preferirei evitare qualsiasi tipo di contumelie. Non è una questione di pagine, ma affrontarne quattrocentocinquantadue e poi lasciarsi alle spalle quei (ormai…) mini romanzi di Simenon o Boileau e Narsejac o addirittura di Daeninckx… beh mi sembra di un delitto molto, ma molto poco misterioso.
Certo, per uno scrittore francese una cosa del genere dovrebbe essere mal digerita (anche se non siamo così ingenui da credere che Bussi abbia letto la nostra analisi) ma per noi quel valore è essenziale e molto indicativo. Forse ho sognato troppo, con tutto il rispetto, macina leggermente meglio. Nel senso che ti porta ad andare avanti (anche se non ha l’aspetto vero e proprio di un noir) e ad affrontare il seguito. Ma il seguito, o se vogliamo dirlo meglio, il finale è un po’ cialtronesco. Di più, chaltronhescon.
Credo basti questo perché mi si tiri dietro un po’ di tutto (a proposito: se volete un giallo classico, vi consiglio un quasi inedito, Il do tragico, di Augusto De Angelis, pubblicato dal Giallo Mondadori e a cui dedicheremo, fra beve, lo spazio che merita). Ma non posso farci nulla: Bussi mi ispira queste sensazioni. E dire che sono tanto innamorato del giallo e del noir classici francesi. E delle loro stupende atmosfere. Altro che voli aerei transnazionali.
di Alfredo Ronci
Dello stesso autore
Michel Bussi
Mai dimenticare.
edizioni e/o, Pag. 452 Euro 16,60Che dire di questo nuovo romanziere d’oltralpe? Ad essere sinceri preferirei evitare qualsiasi tipo di contumelie. Non è una questione di pagine, ma affrontarne quattrocentocinquantadue e poi lasciarsi alle spalle quei (ormai…) mini romanzi di Simenon o Boileau e Narsejac o addirittura di Daeninckx… beh mi sembra di un delitto molto, ma molto poco misterioso.
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