RECENSIONI
Ian Delacroix
Il Grande Notturno
Edizioni XII, Pag. 210 Euro 14,50
Elettra osservò allibita una ragazza, poteva avere la sua età – anche se era difficile dirlo, vista la pelle grigiastra del viso – che con costanza si scagliava contro una vetrata. A ogni colpo pezzi di carne le si staccavano dalle mani, ma lei continuava con furia cieca a battere.
Per i tipi di Edizioni XII, è uscito in questi giorni Il Grande Notturno, nuovo romanzo di Ian Delacroix, dietro la cui copertina, attraverso le pagine dei social network e dei siti che ne hanno anticipato l'uscita, si è subito creata una sorta di attesa febbrile, frutto del lavoro perfetto del team di 'Diramazioni', ormai vero punto di forza di tutte le pubblicazioni dei XII.
La storia de Il Grande Notturno è quella di un pifferaio particolare, che sì salva la città di Milano dalla dannazione di un'improvvisa invasione di topi riemersi dai sottosuoli più umidi e fetidi, ma ne procura un'altra ben più grande poiché, dopo aver fatto il suo oscuro lavoro, viene deriso e scacciato; nessuno, difatti, non il sindaco, non il consigliere, vuole sottostare (e non danno seguito alla parola data) alle sue assurde richieste di pagamento (ve lo lascio scoprire leggendo).
Chi è questa figura macabra, oscura ma affascinante, ce lo spiega l'autore, il burattinaio nero, Ian Delacroix, che per 150 pagine che scivolano via come niente, riesce a tenere viva la narrazione e l'attenzione attraverso espedienti da scrittore navigato del genere.
Snodi cruciali all'interno della trama, cambi di prospettiva nei personaggi, colpi di scena che non guastano mai e mantengono desta l'attenzione. Poi all'improvviso tutto cambia e Milano non è più Milano, città ridotta all'osso, nel pieno del caos; sotterranea nell'ambientazione, raramente alla luce del sole, dal sapore claustrofobico di scale che scendono sempre verso il basso ingabbiando i personaggi in luoghi chiusi, impolverati, pregni di morte e abbandono.
Tutto cambia, dicevo, perché Ian Delacroix ci porta all'interno della leggenda e allora la narrazione si fa più intensa, a tratti richiama una struttura degna di Lovecraft, e la voce narrante diventa proprio quella del Grande Notturno, fascino secolare di immortalità che trapassa il tempo nutrendosi di bellezza.
In questo momento particolare del libro, forse, la scrittura del Delacroix perde un po' del suo ritmo, il romanzo sembra stentare a riprendere la corsa. Il cambio di velocità è netto, improvviso, e se a prima lettura può stonare, andando avanti ci si rende conto di come il tutto diventi invece avvolgente, nelle volontà, palesi, dell'autore che vuol dar un tono diverso alla seconda parte del romanzo, incentrata sulla conoscenza e la genesi del personaggio principale della storia.
Per concludere, a beneficio di coloro che dovessero avvicinarsi a Il Grande Notturno, è bene spiegare che sebbene l'archetipo è vicino a quello dei Non Morti/Zombie, la storia è differente e per diversi motivi: in primis perché ambientata in una città italiana, poi perché il tutto si sorregge su un plot narrativo che inquieta, affascina e offre innovazioni in un tema dove è facile cadere nel già scritto, già sentito.
Ian Delacroix è bravo in questo, sceglie la via più impervia e ci riesce, seppur dispiace, come già detto, che a lungo andare il romanzo perda il suo ritmo per un momento più riflessivo, quasi, per l'appunto, notturno.
di Alessandro Vigliani
Per i tipi di Edizioni XII, è uscito in questi giorni Il Grande Notturno, nuovo romanzo di Ian Delacroix, dietro la cui copertina, attraverso le pagine dei social network e dei siti che ne hanno anticipato l'uscita, si è subito creata una sorta di attesa febbrile, frutto del lavoro perfetto del team di 'Diramazioni', ormai vero punto di forza di tutte le pubblicazioni dei XII.
La storia de Il Grande Notturno è quella di un pifferaio particolare, che sì salva la città di Milano dalla dannazione di un'improvvisa invasione di topi riemersi dai sottosuoli più umidi e fetidi, ma ne procura un'altra ben più grande poiché, dopo aver fatto il suo oscuro lavoro, viene deriso e scacciato; nessuno, difatti, non il sindaco, non il consigliere, vuole sottostare (e non danno seguito alla parola data) alle sue assurde richieste di pagamento (ve lo lascio scoprire leggendo).
Chi è questa figura macabra, oscura ma affascinante, ce lo spiega l'autore, il burattinaio nero, Ian Delacroix, che per 150 pagine che scivolano via come niente, riesce a tenere viva la narrazione e l'attenzione attraverso espedienti da scrittore navigato del genere.
Snodi cruciali all'interno della trama, cambi di prospettiva nei personaggi, colpi di scena che non guastano mai e mantengono desta l'attenzione. Poi all'improvviso tutto cambia e Milano non è più Milano, città ridotta all'osso, nel pieno del caos; sotterranea nell'ambientazione, raramente alla luce del sole, dal sapore claustrofobico di scale che scendono sempre verso il basso ingabbiando i personaggi in luoghi chiusi, impolverati, pregni di morte e abbandono.
Tutto cambia, dicevo, perché Ian Delacroix ci porta all'interno della leggenda e allora la narrazione si fa più intensa, a tratti richiama una struttura degna di Lovecraft, e la voce narrante diventa proprio quella del Grande Notturno, fascino secolare di immortalità che trapassa il tempo nutrendosi di bellezza.
In questo momento particolare del libro, forse, la scrittura del Delacroix perde un po' del suo ritmo, il romanzo sembra stentare a riprendere la corsa. Il cambio di velocità è netto, improvviso, e se a prima lettura può stonare, andando avanti ci si rende conto di come il tutto diventi invece avvolgente, nelle volontà, palesi, dell'autore che vuol dar un tono diverso alla seconda parte del romanzo, incentrata sulla conoscenza e la genesi del personaggio principale della storia.
Per concludere, a beneficio di coloro che dovessero avvicinarsi a Il Grande Notturno, è bene spiegare che sebbene l'archetipo è vicino a quello dei Non Morti/Zombie, la storia è differente e per diversi motivi: in primis perché ambientata in una città italiana, poi perché il tutto si sorregge su un plot narrativo che inquieta, affascina e offre innovazioni in un tema dove è facile cadere nel già scritto, già sentito.
Ian Delacroix è bravo in questo, sceglie la via più impervia e ci riesce, seppur dispiace, come già detto, che a lungo andare il romanzo perda il suo ritmo per un momento più riflessivo, quasi, per l'appunto, notturno.
di Alessandro Vigliani
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