RECENSIONI
Luciano Canfora
Il fascismo non è mai morto.
Edizioni Dedalo, Pag. 93 Euro 13.00
Bisogna dire che l’esimio professore ci ha abituati, ormai, a capire quella che è la sua abitudine a differenziare certi studi: da una parte l’elemento classico, soprattutto greci e latine, e dall’altra parte la contemporaneità, soprattutto il periodo del fascismo, e la figura di Benito Mussolini.
Ora questo libro: Il fascismo non è mai morto. Titolo eloquentissimo che cerca di dissipare gli umori di quelli che non hanno mai accettato il perché, una donna come Giorgia Meloni, primo ministro di un grande paese come l’Italia, non si sia mai dichiarata antifascista. Quindi fascista?
Il discorso complesso, in realtà si potrebbe concludere con una frase d’effetto (ma che l’effetto mica lo produce): fascisti non si nasce, fascisti si è. E da qui s’intenda come l’elargire un concetto come quello non dipenda da una nostalgia per il passato, ma costituisca una forma comportamentale che ha ben precisi connotati (in questo gli americani sono molto più intelligenti di noi perché danno del fascista a chi ha certe caratteristiche ben precise).
In più, come aggiunge lo stesso Canfora… Nòcciolo del fascismo può ritenersi, al di là di altri caratteri contingenti, il suprematismo razzistico, in quanto punto terminale della costante esaltazione della propria nazione avvertita come “comunità naturale”.
In più ci sono dei fascismi letterari che fanno anche sorridere… Vero è che uno che se ne intende, Giulio Tremonti, definì questi ovattati signori “fascismo bianco”. O anche fascismo finanziario.
Il libriccino in questione (lo dico senza sentire lo sdegno: è piccolo e breve perché non credo che ci sia molto da aggiungere) passa in rassegna i momenti in cui il fascismo (quello vero) è passato all’attacco, le responsabilità del re e affini, il proseguo dell’ideologia con personaggi come Almirante, fino ad arrivare ai nostri giorni, soprattutto con le decisioni di alcuni di provare a spiegare come la strage di Bologna, passata ormai in giudicato come strage fascista, sia da attribuire ad altri gruppi politici.
E Canfora? Rimane lo stesso… e si capisce perché abbia voluto scrivere un testo così breve.
di Alfredo Ronci
Ora questo libro: Il fascismo non è mai morto. Titolo eloquentissimo che cerca di dissipare gli umori di quelli che non hanno mai accettato il perché, una donna come Giorgia Meloni, primo ministro di un grande paese come l’Italia, non si sia mai dichiarata antifascista. Quindi fascista?
Il discorso complesso, in realtà si potrebbe concludere con una frase d’effetto (ma che l’effetto mica lo produce): fascisti non si nasce, fascisti si è. E da qui s’intenda come l’elargire un concetto come quello non dipenda da una nostalgia per il passato, ma costituisca una forma comportamentale che ha ben precisi connotati (in questo gli americani sono molto più intelligenti di noi perché danno del fascista a chi ha certe caratteristiche ben precise).
In più, come aggiunge lo stesso Canfora… Nòcciolo del fascismo può ritenersi, al di là di altri caratteri contingenti, il suprematismo razzistico, in quanto punto terminale della costante esaltazione della propria nazione avvertita come “comunità naturale”.
In più ci sono dei fascismi letterari che fanno anche sorridere… Vero è che uno che se ne intende, Giulio Tremonti, definì questi ovattati signori “fascismo bianco”. O anche fascismo finanziario.
Il libriccino in questione (lo dico senza sentire lo sdegno: è piccolo e breve perché non credo che ci sia molto da aggiungere) passa in rassegna i momenti in cui il fascismo (quello vero) è passato all’attacco, le responsabilità del re e affini, il proseguo dell’ideologia con personaggi come Almirante, fino ad arrivare ai nostri giorni, soprattutto con le decisioni di alcuni di provare a spiegare come la strage di Bologna, passata ormai in giudicato come strage fascista, sia da attribuire ad altri gruppi politici.
E Canfora? Rimane lo stesso… e si capisce perché abbia voluto scrivere un testo così breve.
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