RACCONTI
Stefano Lodi
La Bizzarra Morte di Un Tipo Straordinario.
Le note penetrano nel cervello e lo frantumano, con delicatezza. Si insinuano dolci, e lo massacrano.
Dalle sue macerie nascono centinaia di pensieri, accartocciati, una matassa ancora da sbrogliare. Stelline nel cielo che devono ancora posizionarsi e lasciarsi chiamare costellazioni.
A poco a poco il sangue si regolarizza, ed anche le note, le stelle, si fluidificano, si posizionano.
Ora è tutto chiaro.
Mi alzo dal tavolo,
mi dirigo in bagno,
afferro la lama.
Mi rado con cura, esco.
Accendo la mia prima sigaretta del giorno ma mi fa schifo e la butto via subito. Di solito è un brutto presagio, quando mi succede questo. Di solito sarà una giornata grama. Ma oggi me ne frego, perché le stelle sono fisse, le note sono melodia e tutto è chiaro, brillante.
Neve che ricopre le macerie.
Parto, guido per circa trentacinque kilometri, strade miste, trafficate, ora di punta, mercoledì mattina.
Resto calmo nonostante il caos esterno tenti di penetrare in me.
A volte addirittura sorrido, o mi fermo per far attraversare qualche pedone, anche in assenza di strisce.
Insomma, sto bene. È evidente, nulla mi turba. Perché tutto è chiaro.
Crepuscolo senza nubi, terso e gelido.
Parcheggio, salgo in ufficio, direzione generale, buongiorno, do le dimissioni grazie di tutto addio.
In banca, datemi tutto, addio.
In comune, cancellatemi da tutto, addio.
E' difficile morire, scomparire, in questo mondo stronzo. Non ti vuole, nessuno ti vuole, a nessuno frega cazzo di nessuno però ti tengono, stretto, schedato, ti seguono, ti braccano.
Fanculo, io mi cancello.
Parcheggio l'auto in un grande piazzale.
Lascio dentro le chiavi, se la prendano pure.
Prendo la metro. Poi il treno. L'aereo. La nave, tutto.
Girerò il mondo, vivendo di espedienti, per 7 anni.
7 anni di avventura.
Silenzio e frastuono, colore e smog, grida e parole.
Dopo 7 anni mi stabilisco in un paese italiano, né troppo bello per essere notato, né troppo brutto per non deprimersi. Uno di quelli che non si conoscono, ma che se ci capiti dentro per sbaglio finisci col pensare che viverci non deve poi essere malaccio.
Appartamento di 2 locali, con giardino.
Vado in canile e mi scelgo un Bastardo, un vero Bastardo, per costringermi ad uscire, a camminare un po'.
Soldi ne ho, parecchi, nel borsone, non serve lavorare. E poi non posso, perché ormai non esisto. Il mio nome è solo un ricordo vecchio e passato.
Parlo poco con la gente. Cammino, poco. Il resto del tempo dormo, leggo, scrivo.
Ecco cosa state leggendo. Un ammasso di macerie pensate male e quindi miseramente crollate.
Sono stanco.
Sto per prendere sonno ma è troppo presto, esco.
Freddo, buio, si avvicina un tizio e bastardo gli ringhia contro. Lui diffida di molti, ladri ed idraulici soprattutto.
Sarà stato un ladro, gli idraulici ora non vanno in giro, e se lo fanno si spostano su auto di grossa cilindrata.
Rientro in casa, mi siedo in poltrona, fitta al petto, muoio, per la seconda volta in 7 anni. Questa volta fisicamente, e con sollievo per la mente. Ritroveranno il mio cadavere 7 giorni più tardi, per i lamenti di Bastardo. Non mi faranno nemmeno un funerale, nessuno sapeva bene chi fossi.
Bastardo viene rispedito in un canile, dove uccide un cucciolo, per rabbia.
Non resta più alcuna maceria. Solo qualche stella, dimenticata lassù come una decorazione natalizia a fine gennaio.
Dalle sue macerie nascono centinaia di pensieri, accartocciati, una matassa ancora da sbrogliare. Stelline nel cielo che devono ancora posizionarsi e lasciarsi chiamare costellazioni.
A poco a poco il sangue si regolarizza, ed anche le note, le stelle, si fluidificano, si posizionano.
Ora è tutto chiaro.
Mi alzo dal tavolo,
mi dirigo in bagno,
afferro la lama.
Mi rado con cura, esco.
Accendo la mia prima sigaretta del giorno ma mi fa schifo e la butto via subito. Di solito è un brutto presagio, quando mi succede questo. Di solito sarà una giornata grama. Ma oggi me ne frego, perché le stelle sono fisse, le note sono melodia e tutto è chiaro, brillante.
Neve che ricopre le macerie.
Parto, guido per circa trentacinque kilometri, strade miste, trafficate, ora di punta, mercoledì mattina.
Resto calmo nonostante il caos esterno tenti di penetrare in me.
A volte addirittura sorrido, o mi fermo per far attraversare qualche pedone, anche in assenza di strisce.
Insomma, sto bene. È evidente, nulla mi turba. Perché tutto è chiaro.
Crepuscolo senza nubi, terso e gelido.
Parcheggio, salgo in ufficio, direzione generale, buongiorno, do le dimissioni grazie di tutto addio.
In banca, datemi tutto, addio.
In comune, cancellatemi da tutto, addio.
E' difficile morire, scomparire, in questo mondo stronzo. Non ti vuole, nessuno ti vuole, a nessuno frega cazzo di nessuno però ti tengono, stretto, schedato, ti seguono, ti braccano.
Fanculo, io mi cancello.
Parcheggio l'auto in un grande piazzale.
Lascio dentro le chiavi, se la prendano pure.
Prendo la metro. Poi il treno. L'aereo. La nave, tutto.
Girerò il mondo, vivendo di espedienti, per 7 anni.
7 anni di avventura.
Silenzio e frastuono, colore e smog, grida e parole.
Dopo 7 anni mi stabilisco in un paese italiano, né troppo bello per essere notato, né troppo brutto per non deprimersi. Uno di quelli che non si conoscono, ma che se ci capiti dentro per sbaglio finisci col pensare che viverci non deve poi essere malaccio.
Appartamento di 2 locali, con giardino.
Vado in canile e mi scelgo un Bastardo, un vero Bastardo, per costringermi ad uscire, a camminare un po'.
Soldi ne ho, parecchi, nel borsone, non serve lavorare. E poi non posso, perché ormai non esisto. Il mio nome è solo un ricordo vecchio e passato.
Parlo poco con la gente. Cammino, poco. Il resto del tempo dormo, leggo, scrivo.
Ecco cosa state leggendo. Un ammasso di macerie pensate male e quindi miseramente crollate.
Sono stanco.
Sto per prendere sonno ma è troppo presto, esco.
Freddo, buio, si avvicina un tizio e bastardo gli ringhia contro. Lui diffida di molti, ladri ed idraulici soprattutto.
Sarà stato un ladro, gli idraulici ora non vanno in giro, e se lo fanno si spostano su auto di grossa cilindrata.
Rientro in casa, mi siedo in poltrona, fitta al petto, muoio, per la seconda volta in 7 anni. Questa volta fisicamente, e con sollievo per la mente. Ritroveranno il mio cadavere 7 giorni più tardi, per i lamenti di Bastardo. Non mi faranno nemmeno un funerale, nessuno sapeva bene chi fossi.
Bastardo viene rispedito in un canile, dove uccide un cucciolo, per rabbia.
Non resta più alcuna maceria. Solo qualche stella, dimenticata lassù come una decorazione natalizia a fine gennaio.
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