RECENSIONI
Valentino Ronchi
Vecchi libri per quest’epoca incerta.
Foschi editore, Pag. 115 Euro 10.00
Questo è un libro che mi è arrivato per caso, e per caso ha attirato la mia attenzione per un senso quasi asburgico delle cose.
Asburgico? Certo, lo preferisco a vecchio, datato. Qualcuno potrà obiettare che asburgico non è il termine ideale… a quel punto meglio chessò garibaldino, o percorrendo gli anni con sollecitudine e perizia… post-guerresco (prima e seconda guerra mondiale).
Questo è un libro che mi è arrivato per caso e per caso ha attirato la mia attenzione di lettore attento e puntiglioso.
Un giovane protagonista, piuttosto che ronzare per posti conosciuti e triti (quelli insomma pervasi da un’umanità sciocca e perversa… aho, ma la pubblica amministrazione no?) s’insinua in sottoscala pericolanti e polverosi, mercanteggia con bibliofili e venditori improvvisati perché il suo mestiere di vivere è quello di annusare libri e rivenderli (annusarli quando non servono, se servono rimangono prigionieri di un senso perduto delle cose che all’improvviso si riaffaccia… e morde).
Tanto per intenderci… Di Barilli ha, oltre Il viaggiatore volante, il sorcio del violino, Bottega di poesia 1926, copia discreta, Lo stivale, Casini 1952 con sovraccoperta integra e Vagabondaggi per l’Italia e per l’Europa, Vallecchi 1959. Di Arturo Loria ha strapagato un giorno pur di averlo La scuola di ballo, Solaria 1932. Io gli ho portato Il Bestiario, il Saggiatore 1959 e Il compagno dormiente, Mondadori 1960. Il primo libro che gli ho venduto è stato Delfini I racconti, Garzanti 1963, in terza edizione ma con la fascetta premio Viareggio.
Intendiamoci, il libro non è un elenco austero e grigio di pubblicazioni che farebbero la felicità di austeri e grigi personaggi di un’epoca ormai in disuso (l’autore la definisce, buon per lui, incerta… e gliela diamo buona), ci sono anche i rituali della compravendita, ci sono accordi più o meno sostanziosi, ci sono le fregature e i colpi di fortuna. No, quello che semmai colpisce è il senso quasi ossessivo delle cose e del tatto.
Il libro non è più qualcosa da regalare, anche se nella stragrande maggioranza dei casi è così, ma è il senso del presente che si allinea col passato, è una forma ben definita di coscienza che trova spazio e maniera di esistere.
Vecchi libri… non è un capolavoro, non spinge il recensore a gridare al miracolo, non è qualcosa che sembra sfuggirci di mano… no, non lo è. E’ un semplice componimento che sembra essere uscito da altri secoli e che ci fa compagnia mentre sopportiamo questa epoca incerta e malandata.
E non poteva essere così per un uomo che cerca nel libro e nelle sue rubriche un senso del vivere profondo e sostanzioso.
di Alfredo Ronci
Asburgico? Certo, lo preferisco a vecchio, datato. Qualcuno potrà obiettare che asburgico non è il termine ideale… a quel punto meglio chessò garibaldino, o percorrendo gli anni con sollecitudine e perizia… post-guerresco (prima e seconda guerra mondiale).
Questo è un libro che mi è arrivato per caso e per caso ha attirato la mia attenzione di lettore attento e puntiglioso.
Un giovane protagonista, piuttosto che ronzare per posti conosciuti e triti (quelli insomma pervasi da un’umanità sciocca e perversa… aho, ma la pubblica amministrazione no?) s’insinua in sottoscala pericolanti e polverosi, mercanteggia con bibliofili e venditori improvvisati perché il suo mestiere di vivere è quello di annusare libri e rivenderli (annusarli quando non servono, se servono rimangono prigionieri di un senso perduto delle cose che all’improvviso si riaffaccia… e morde).
Tanto per intenderci… Di Barilli ha, oltre Il viaggiatore volante, il sorcio del violino, Bottega di poesia 1926, copia discreta, Lo stivale, Casini 1952 con sovraccoperta integra e Vagabondaggi per l’Italia e per l’Europa, Vallecchi 1959. Di Arturo Loria ha strapagato un giorno pur di averlo La scuola di ballo, Solaria 1932. Io gli ho portato Il Bestiario, il Saggiatore 1959 e Il compagno dormiente, Mondadori 1960. Il primo libro che gli ho venduto è stato Delfini I racconti, Garzanti 1963, in terza edizione ma con la fascetta premio Viareggio.
Intendiamoci, il libro non è un elenco austero e grigio di pubblicazioni che farebbero la felicità di austeri e grigi personaggi di un’epoca ormai in disuso (l’autore la definisce, buon per lui, incerta… e gliela diamo buona), ci sono anche i rituali della compravendita, ci sono accordi più o meno sostanziosi, ci sono le fregature e i colpi di fortuna. No, quello che semmai colpisce è il senso quasi ossessivo delle cose e del tatto.
Il libro non è più qualcosa da regalare, anche se nella stragrande maggioranza dei casi è così, ma è il senso del presente che si allinea col passato, è una forma ben definita di coscienza che trova spazio e maniera di esistere.
Vecchi libri… non è un capolavoro, non spinge il recensore a gridare al miracolo, non è qualcosa che sembra sfuggirci di mano… no, non lo è. E’ un semplice componimento che sembra essere uscito da altri secoli e che ci fa compagnia mentre sopportiamo questa epoca incerta e malandata.
E non poteva essere così per un uomo che cerca nel libro e nelle sue rubriche un senso del vivere profondo e sostanzioso.
di Alfredo Ronci
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