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Il Paradiso degli Orchi
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CINEMA E MUSICA

Adriano Angelini Sut

Le sonorità alienate di Boxeur de Coeur, la prima chicca avant-pop del 2012, tutta italiana.

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Dice Paolo Iocca, il fondatore di questo straordinario progetto musicale, il disco "è un dialogo metafisico e sospeso tra due esseri che si incontrano dopo una lunga attesa. Una sorta di Yin e Yang che si fondono in una Unità superiore". Il risultato è davvero spiazzante. Dieci brani in cui ogni mescolamento di genere non solo è possibile, ma un obbligo. Avant-garde, dance, pop, folk, una spruzzatina di elettro-rock. L'album, uscito negli ultimi giorni di gennaio, si chiama November Uniform e dimostra che gli italiani (lui è un ragazzo di bologna prodotto dal newyorkese Shannon Fields) la musica di livello internazionale la sanno fare e forse anche meglio degli altri. Basta solo toglierli dalle grinfie delle major, degli X factor, dei soliti produttori. Si parte con "Forewords" si capisce subito in che direzione si veleggia. Flaming Lips in salsa pop, bei ritornelli freak che si impongono su strofe sperimentali, voci, rumori, cori, distorsioni. "Essay on Olography" è un esempio calzante in questo senso. Così come "Our Glowing Days", una ballatina danzereccia tutta piano e batteria incalzante (chi si ricorda gli Aztec Camera?). Potrebbe essere il singolo per zampettare in disco. La voce è dolce, lieve, acuta quel tanto da modellarla 80's.

"The Secret Abilities" ci riconsegna qualche distorsione e un sound che racconta un pezzo che parla di monaci bambini con superpoteri, che volete di più. Volete pop rock anni'60 in versione space house fine anni'80? Eccolo qua. Sballante, sbarazzino, canzonatorio, terribilmente serio nel suo divertissement.

"Low Tide Lost at Sea" è un calmante per ansiolitici. Arie rumoreggianti, profusione di suoni ambient. Serve a riprendere fiato e a evocare. Poi c'è "Stormily Reassuring", synth, elettronica in crescendo, un brano cadenzato e leggero che fa da apripista all'interlocutorio "Dusk Jockey", un minuto di rumori e poi via verso le supergalattiche note di "Immortal Bliss", probabilmente il brano più Flaming Lips di tutto l'album. Come se John Lennon avesse deciso di usare i synth, un lento con una melodia accattivante. Stratificazioni sonore e ritmica dub con effetto cori. Mielosa nella sua teatralità di romanticismo spaziale. 7 minuti e 30 di deliziose sonorità cosmiche che inventano un finale col fantasma di Wayne Coyne che galleggia burlone (a proposito di Coyne, preparatevi che fra poco vi parlerò anche del suo ultimo delirio discografico).

Un album rivelatorio, una rivelazione. "A Mininal Anthem" ributta tutto nella mischia. Lui dice: "Il brano è un elogio dello "scale down", a suo modo: possiamo fare a meno di un sacco di cose. Ecco spiegato il titolo". Se lo dice lui. In realtà è un tormentone con piano incalzante e martellante, irresistibile. Immenso. Finale con un angelo visto sulla scena del crimine. "An Angel Seen on the Crime Scene", malinconico e struggente minimalismo ambient, malinconico e struggente rumorificio. Voci che gridano, stridono, echi e loop. La musica è viva, in Italia come altrove. Altro che rock è morto, caro Castaldo. Ed è musica simile che ci salverà nell'anno dell'apocalisse. Venite stelle, allineatevi per tutti noi!

Qui ve lo sentite tutto. http://boxeurthecoeur.bandcamp.com/





Boxeur de Coeur

November Uniform

La Famosa Etichetta Trovarobato - 2012





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