CINEMA E MUSICA
Adriano Angelini Sut
Livello alto, riuscita diversa, originale: 'Nessuno mi può giudicare' di Massimiliano Bruno

Era da tanto tempo che non si vedeva una commedia italiana di questo livello. Livello alto, riuscita diversa, originale. Ci voleva Massimiliano Bruno, magistrale attore di teatro, già sceneggiatore per i film di successo di Fausto Brizzi, alla sua prima prova come regista. La storia è semplice. Alice (Paola Cortellesi) è una ricca signora borghese romana, snob, sposata a un industriale dei sanitari e pure mezza razzista. I due vivono a Roma Nord in un villone con tanto di servitù. Un bel giorno lui muore e lei si ritrova piena di debiti col figlio piccolo e costretta sul lastrico. Così sarà obbligata a cambiare quartiere. Il filippino che le faceva da primo domestico, Aziz, la fa andare a vivere in un appartamento nel suo quartiere, il Quarticciolo, storica periferia di Roma est fra la via Prenestina e la via Casilina.
Da quel giorno per Alice comincia un'altra vita. Innanzitutto perché è costretta a inventarsi di sana pianta un lavoro (e la escort sarà l'opzione più possibile nella nuova italietta dei berluscones) e poi perché incontra il bel Raoul Bova nei panni di Giulio, un coatto affascinante che gestisce un internet point per extra comunitari. Ci fermiamo qui con la storia. È bene che ve l'andiate a vedere al cinema. Quello che però va sottolineata è la riuscita complessiva del film. Dialoghi originali e continuamente pieni di battute divertenti. Personaggi vivi e splendenti, attori credibili e situazioni spassose. Nessuno mi può giudicare è sicuramente debitore del nuovo cinema spagnolo, che da Almodovar in poi è riuscito a sfornare commedie su commedie di altissimo livello. Massimiliano Bruno è stato altrettanto bravo a italianizzare la tendenza. Soprattutto, il film è anche un omaggio a Roma e alla romanità, con buona pace dei leghisti e di tutti coloro che continuano a offrirci dei patetici e macchiettistici coattelli, improbabili personaggi spediti in quelle vergognose gogne mediatiche che sono i reality. Qui, nell'alternarsi naturale di situazioni agrodolci che costellano le vite di tutti noi, Roma risplende sia nei suoi punti più caratteristici e da cartolina (la terrazza sul colosseo dello splendido attico della escort amica di Alice) sia in quelli fuori mano (il Quarticciolo, e i suoi lotti popolari e caciaroni). E Raoul Bova, e Lillo e gli altri attori che vivacizzano la città e ridanno spessore alla romanità più verace e calorosa, convincono come non mai, appaiono credibili, e sanno trasportarci dalle atmosfere finte della città borghese a quelle più accese della metropoli periferica. Con le sue contraddizioni politiche, e sportive. Memorabili i siparietti simil musical con Caterina Guzzanti che per riconquistare l'amato perduto che lavora al negozio di Giulio/Bova si porta appresso Fausto Leali e gli fa cantare "Mi manchi".
Applausi!
Nessuno mi può giudicare
di Massimiliano Bruno
Con Paola Cortellesi, Raoul Bova, Rocco Papaleo e Anna Foglietta
01 Distribuzione, marzo 2011
Da quel giorno per Alice comincia un'altra vita. Innanzitutto perché è costretta a inventarsi di sana pianta un lavoro (e la escort sarà l'opzione più possibile nella nuova italietta dei berluscones) e poi perché incontra il bel Raoul Bova nei panni di Giulio, un coatto affascinante che gestisce un internet point per extra comunitari. Ci fermiamo qui con la storia. È bene che ve l'andiate a vedere al cinema. Quello che però va sottolineata è la riuscita complessiva del film. Dialoghi originali e continuamente pieni di battute divertenti. Personaggi vivi e splendenti, attori credibili e situazioni spassose. Nessuno mi può giudicare è sicuramente debitore del nuovo cinema spagnolo, che da Almodovar in poi è riuscito a sfornare commedie su commedie di altissimo livello. Massimiliano Bruno è stato altrettanto bravo a italianizzare la tendenza. Soprattutto, il film è anche un omaggio a Roma e alla romanità, con buona pace dei leghisti e di tutti coloro che continuano a offrirci dei patetici e macchiettistici coattelli, improbabili personaggi spediti in quelle vergognose gogne mediatiche che sono i reality. Qui, nell'alternarsi naturale di situazioni agrodolci che costellano le vite di tutti noi, Roma risplende sia nei suoi punti più caratteristici e da cartolina (la terrazza sul colosseo dello splendido attico della escort amica di Alice) sia in quelli fuori mano (il Quarticciolo, e i suoi lotti popolari e caciaroni). E Raoul Bova, e Lillo e gli altri attori che vivacizzano la città e ridanno spessore alla romanità più verace e calorosa, convincono come non mai, appaiono credibili, e sanno trasportarci dalle atmosfere finte della città borghese a quelle più accese della metropoli periferica. Con le sue contraddizioni politiche, e sportive. Memorabili i siparietti simil musical con Caterina Guzzanti che per riconquistare l'amato perduto che lavora al negozio di Giulio/Bova si porta appresso Fausto Leali e gli fa cantare "Mi manchi".
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