RACCONTI
Carmela Chiara Imbrogiano
Lupo
Soltanto quando lo portai a casa con me, capii che la mia vita sarebbe cambiata per sempre. Dopo poche ore insieme mi riscoprii innamorata di un amore puro e misterioso che non conoscevo.
Lui era un peluche che riuscivo a prendere in braccio e a trascinare da una parte all’altra della casa, quando stava per combinarne qualcuna delle sue. Presto però si raddoppiò, poi si triplicò, fino a diventare un orso capace di trascinarmi da una parte all’altra della città, quando voleva combinarne una delle sue.
Dopo quella prima sera, Lupo si sarebbe svegliato con me; lo avrei nutrito, educato, sgridato, portato a zonzo ed incolpato per tutti i peli in giro per casa e sui vestiti. Non sono mancate le corse notturne dal veterinario, le medicine da somministrare con l’inganno e gli oggetti assurdi trovati nel suo stomaco.
Se ripenso a tutte le vacanze a cui ho rinunciato... Neanche mi ricordo più l’ultima volta che ho preso un aereo per andare da qualche parte.
Tutto questo, però, spariva di fronte ai suoi poteri.
Superpotere numero uno: Lupo ha un modo magico di svegliarmi, poggiando il suo nasino umido sulla mano o al massimo sulla punta del mio naso. Riesce ad essere delicato e deciso al tempo stesso. Io faccio una gran fatica a svegliarmi la mattina, ma non c’è una sola volta in cui, con questa magia esigente, io non riesca a trascinarmi giù dal letto sorridendo, con Lupo che mi spinge a musate verso la macchinetta del caffè.
Superpotere numero due: qualche sera, quando i pensieri si fanno pesanti e la speranza mi sta abbandonando, anche se decido di non parlarne con nessuno, lui mi guarda, si appiccica a me con tutto il corpo come un francobollo e non si stacca finché la speranza non torna. Questo potere non sempre riesce a rimettere a posto le cose, ma di sicuro accelera il processo di guarigione.
Certo, Lupo è anche un gran rompiscatole, soprattutto con gli estranei. Quando siamo a spasso fa di tutto per attirare l’attenzione: ulula, scalpita e la vuole sempre vinta. Se provo a dirgli che non deve farlo, finge di non sentirmi. Anche adesso, che di anni ne ha tredici, ha le stesse passioni di quando era un cucciolo: adora le carote, il sedano, le mele e qualsiasi briciola rubata da terra. Nulla, però, riesce a battere i biscotti alla quaglia: si mette a vorticare come se volesse ballare, scodinzola senza tregua, ulula più che mai e saltella scoordinato finché non ottiene il suo biscottino.
Lupo ha una passione seriale per le coccole degli umani. Quando riuscivo ancora a controllare i suoi movimenti con facilità - intendo prima che superasse i trenta chili - lo portavo fuori con me anche a pranzo ed in un’occasione è riuscito a piegare al suo volere tre camerieri e cinque clienti.
Io lo conosco bene il mio Lupo, lui vive per cose come queste. Per le corse pazze sul prato, per la magia dei risvegli, per i complimenti degli sconosciuti, per i grattini dietro le orecchie e, soprattutto, per i biscottini alla quaglia.
Mi hanno giurato che non ha più le forze, né per le corse pazze, né per fare le scale fino alla mia camera da letto; mi hanno giurato che presto perderà interesse anche per i grattini e perfino per i biscottini. Anche se me lo hanno giurato e hanno sempre detto la verità, sono andata lo stesso da lui a chiedergli se fosse vero quello che dicevano: “Stai perdendo entusiasmo per i biscottini? È così?” Non ha risposto, mi ha dato una leccata sulle guance, raccogliendo le lacrime, e ha continuato a fissarmi con i suoi occhioni attenti, ma stanchi. “È solo un cane, non può capire cosa sta succedendo nella mia testa”, mi sono detta, sentendomi un po’ stupida e sola.
Perciò ieri era una di quelle sere senza un briciolo di speranza. Lupo l’ha capito, ma non è venuto ad appiccicarsi come un francobollo come le altre volte. È rimasto sdraiato sul pavimento, mi ha guardato da distante, con i suoi occhioni attenti, ma stanchi; ho capito allora che aveva già risposto alla mia domanda, ma io fingevo di non sentire.
Per questo adesso siamo qui e non riesco a smettere di muovere le dita dietro la sua testa. Sembrano dei grattini, ma in realtà la mia è solo una scusa per non interrompere il contatto fisico. Solleva il muso e mi guarda come se volesse dirmi qualcosa, ma non può farlo e si limita a lasciarmi stare appiccicata a lui come un francobollo.
Gli stringo la zampa, ma non è quello che vuole e me lo fa capire, ritraendola; vuole solo i suoi grattini preferiti. Come sono felice che non abbia perso l’amore per i grattini dietro le orecchie. Mi concentro su questo mentre si addormenta. Stavolta dorme sul serio e non come al solito, che finge soltanto, mentre in realtà percepisce tutto quello che gli succede intorno.
Mi accorgo che le mie lacrime scorrono oltre la soglia delle guance e non trovano nessuna lingua ad asciugarle. Cadono giù dal mento e finiscono assorbite dal mantello grigio di Lupo, che continua a dormire.
Per fortuna ho i suoi peli attaccati ai vestiti, significa che posso affrontare un’altra sera senza speranza; ma non ho proprio idea di come riuscirò a farcela domattina, senza la mia sveglia esigente.
Lui era un peluche che riuscivo a prendere in braccio e a trascinare da una parte all’altra della casa, quando stava per combinarne qualcuna delle sue. Presto però si raddoppiò, poi si triplicò, fino a diventare un orso capace di trascinarmi da una parte all’altra della città, quando voleva combinarne una delle sue.
Dopo quella prima sera, Lupo si sarebbe svegliato con me; lo avrei nutrito, educato, sgridato, portato a zonzo ed incolpato per tutti i peli in giro per casa e sui vestiti. Non sono mancate le corse notturne dal veterinario, le medicine da somministrare con l’inganno e gli oggetti assurdi trovati nel suo stomaco.
Se ripenso a tutte le vacanze a cui ho rinunciato... Neanche mi ricordo più l’ultima volta che ho preso un aereo per andare da qualche parte.
Tutto questo, però, spariva di fronte ai suoi poteri.
Superpotere numero uno: Lupo ha un modo magico di svegliarmi, poggiando il suo nasino umido sulla mano o al massimo sulla punta del mio naso. Riesce ad essere delicato e deciso al tempo stesso. Io faccio una gran fatica a svegliarmi la mattina, ma non c’è una sola volta in cui, con questa magia esigente, io non riesca a trascinarmi giù dal letto sorridendo, con Lupo che mi spinge a musate verso la macchinetta del caffè.
Superpotere numero due: qualche sera, quando i pensieri si fanno pesanti e la speranza mi sta abbandonando, anche se decido di non parlarne con nessuno, lui mi guarda, si appiccica a me con tutto il corpo come un francobollo e non si stacca finché la speranza non torna. Questo potere non sempre riesce a rimettere a posto le cose, ma di sicuro accelera il processo di guarigione.
Certo, Lupo è anche un gran rompiscatole, soprattutto con gli estranei. Quando siamo a spasso fa di tutto per attirare l’attenzione: ulula, scalpita e la vuole sempre vinta. Se provo a dirgli che non deve farlo, finge di non sentirmi. Anche adesso, che di anni ne ha tredici, ha le stesse passioni di quando era un cucciolo: adora le carote, il sedano, le mele e qualsiasi briciola rubata da terra. Nulla, però, riesce a battere i biscotti alla quaglia: si mette a vorticare come se volesse ballare, scodinzola senza tregua, ulula più che mai e saltella scoordinato finché non ottiene il suo biscottino.
Lupo ha una passione seriale per le coccole degli umani. Quando riuscivo ancora a controllare i suoi movimenti con facilità - intendo prima che superasse i trenta chili - lo portavo fuori con me anche a pranzo ed in un’occasione è riuscito a piegare al suo volere tre camerieri e cinque clienti.
Io lo conosco bene il mio Lupo, lui vive per cose come queste. Per le corse pazze sul prato, per la magia dei risvegli, per i complimenti degli sconosciuti, per i grattini dietro le orecchie e, soprattutto, per i biscottini alla quaglia.
Mi hanno giurato che non ha più le forze, né per le corse pazze, né per fare le scale fino alla mia camera da letto; mi hanno giurato che presto perderà interesse anche per i grattini e perfino per i biscottini. Anche se me lo hanno giurato e hanno sempre detto la verità, sono andata lo stesso da lui a chiedergli se fosse vero quello che dicevano: “Stai perdendo entusiasmo per i biscottini? È così?” Non ha risposto, mi ha dato una leccata sulle guance, raccogliendo le lacrime, e ha continuato a fissarmi con i suoi occhioni attenti, ma stanchi. “È solo un cane, non può capire cosa sta succedendo nella mia testa”, mi sono detta, sentendomi un po’ stupida e sola.
Perciò ieri era una di quelle sere senza un briciolo di speranza. Lupo l’ha capito, ma non è venuto ad appiccicarsi come un francobollo come le altre volte. È rimasto sdraiato sul pavimento, mi ha guardato da distante, con i suoi occhioni attenti, ma stanchi; ho capito allora che aveva già risposto alla mia domanda, ma io fingevo di non sentire.
Per questo adesso siamo qui e non riesco a smettere di muovere le dita dietro la sua testa. Sembrano dei grattini, ma in realtà la mia è solo una scusa per non interrompere il contatto fisico. Solleva il muso e mi guarda come se volesse dirmi qualcosa, ma non può farlo e si limita a lasciarmi stare appiccicata a lui come un francobollo.
Gli stringo la zampa, ma non è quello che vuole e me lo fa capire, ritraendola; vuole solo i suoi grattini preferiti. Come sono felice che non abbia perso l’amore per i grattini dietro le orecchie. Mi concentro su questo mentre si addormenta. Stavolta dorme sul serio e non come al solito, che finge soltanto, mentre in realtà percepisce tutto quello che gli succede intorno.
Mi accorgo che le mie lacrime scorrono oltre la soglia delle guance e non trovano nessuna lingua ad asciugarle. Cadono giù dal mento e finiscono assorbite dal mantello grigio di Lupo, che continua a dormire.
Per fortuna ho i suoi peli attaccati ai vestiti, significa che posso affrontare un’altra sera senza speranza; ma non ho proprio idea di come riuscirò a farcela domattina, senza la mia sveglia esigente.
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