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Il Paradiso degli Orchi
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RACCONTI

Alfredo Sgarlato

Manoscritto trovato a Tokio

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Un mio amico, che ama molto viaggiare, si trovava a Tokio quando, mentre beveva sakè in un locale tipico, gli occhi gli caddero su un pezzo di carta caduto a terra, scritto a penna non in ideogrammi ma in caratteri, e in una lingua, occidentali. Mi disse che sentì che doveva trattarsi di qualcosa molto strano e me lo portò perché lo traducessi. Quanto ho avuto modo di leggere è davvero sconcertante. Realtà o uno scherzo, seppur geniale, del mio amico? Non posso far altro che farlo leggere anche a voi perché possiate giudicare:



"Da alcune notti non prendo sonno. Quella vissuta da me giorni fa è stata una delle esperienze più sconvolgenti che un uomo possa provare. Da tempo mi sono trasferito in Giappone per apprendere le arti marziali, comprese quelle sconosciute all'uomo occidentale per la straordinaria difficoltà che comportano. Sono riuscito ad entrare nelle grazie del Maestro Magoshiro Kitoshi, e dopo un anno di prove iniziatiche che avrebbero fiaccato qualsiasi campione, egli ha cominciato a narrarmi i fondamenti della sua antica disciplina. Quest'arte marziale, che egli chiama "Kanigami no fugaki yokubo" (traduzione approssimativa "trasmutazione dell'onda in tempesta") consente ad un guerriero allenato di poter sconfiggere qualsiasi rivale, anche un intero esercito . È un arma terribile che solo pochi iniziati possono usare. Mi spiegò il Maestro che esiste una mossa, di nome "Seishun zandoku monogatari" (trad. appr. "un fiore di ciliegio reciso rimane un fiore, una testa di samurai mozzata è un ravatto"- non mi è chiaro il significato di quest'ultima parola, probabilmente giapponese antico o gergale- N.d.A:) talmente letale che, oltre ad uccidere il nemico senza nemmeno toccarlo, provoca un malore in un suo familiare. Benché il Maestro Magoshiro sia una persona di una serietà incredibile ebbi il sospetto che mi stesse prendendo per i fondelli. Ebbene, giorni fa stavamo passeggiando quando un giovane yakuza, infrangendo i codici sociali, ha tagliato la strada al maestro. Egli l'ha giustamente ripreso quando il gangster ha estratto la pistola. In quel momento Magoshiro ha compiuto una serie di gesti con le mani, talmente veloci che non sono in grado di descriverli e impensabili per un uomo della sua veneranda età, e il delinquente è stramazzato al suolo. In quel preciso istante un grido venne da un appartamento vicino. Seppi poco dopo che un cugino dello yakuza, con cui amava giocare da bambino, era stato colpito da un infarto! Tutto ciò non poteva essere una semplice coincidenza né tanto meno una macchinazione ai miei danni, considerato che i quotidiani del giorno dopo riportavano l'accaduto, tacendo però del ruolo giocato dal maestro (sfuggitogli? O da tenere nascosto?). Chiesi al Maestro di spiegarmi i segreti della sua arte. Egli si limitò a rispondermi che mediante le sue mosse agiva su "differenti realtà quantiche" e che una vita intera poteva non bastare ad apprendere il "kanigami", al. punto che vi sono stati casi di samurai che sono dovuti risorgere dopo la morte per poter terminare l'insegnamento. A questo punto io sbottai dicendo che non era possibile! Il Maestro allora allora mi mostrò un filmato di inizio '900, girato da un allievo del grande Malinowski (amicizia poi finita quando Bronislaw rivolse alla sorella dell'allievo un complimento tipico delle isole della Melanesia) in cui si vedeva un anziano esercitarsi nel kanigami, poi lo stesso morto nel sudario, quindi lo stesso, di nuovo giovane, che si esercitava ancora. Io ribattei che bastava montare il filmato al contrario. Il maestro mi fece notare che durante la prima giovinezza del samurai i filmati non potevano esistere, quindi offeso mi tenne il broncio parlandomi per ininterrottamente per alcuni giorni (per un Maestro kanigami stare giornate intere senza parlare è la norma, quindi per mostrarsi offesi parlano ininterrottamente e a lungo di sport minori o di problemi di salute della zia). Riappacificatosi, il Maestro mi parlò della mossa più terribile di tutte, ovvero "Saikaku ichidai onna" (trad.appr. "quando il flessuoso serpente si insinua nell'umida tana egli è felice"- queste bizzarre metafore giapponesi sono davvero incomprensibili per noi occidentali- N.d.A.) . Questa è la mossa che può sconfiggere un esercito intero, ma è cosi complicata che la sua esecuzione può necessitare di un'intera giornata. - ma questo non consente al nemico di contrattaccare?- ribattei io- al contrario!-rispose il Maestro- la bellezza e la perfezione della mossa è tale che essi rimangono incantati ad osservarla. Piuttosto il pericolo è un altro, ovvero che un samurai non abbastanza allenato si stufi durante l'esecuzione e abbandoni l'attacco a metà, danneggiando i principi di realtà alterati su cui essa si fonda. Non osai chiedere al maestro quali fossero. In seguito il Maestro mi spiego altre mosse, ma con estreme reticenza; di una, che chiamò "Waiga seishun ni kuinashi" (trad. appr. "non rimpiango la mia giovinezza"- questo nome non riesco per niente a spiegarmelo), disse solo che poteva essere insegnata telepaticamente e non aggiunse altro.

Per nascondere la propria arte Magoshiro gestisce un ristorante specializzato in sushi, insieme con la moglie Kaori Mefuto. Anche lei in realtà è una guerriera, specialista in lame di ogni forma e dimensione, talento che sfrutta anche in cucina: può pulire e affettare un tonno in pochi secondi. Alcuni allievi dicono di averla vista volare mentre cucinava, ma si sa che gli uomini quando parlano di una donna attraente esagerano sempre un pochino. Kaori per poter usare le sue lame pretende che siano sempre disposte nel giusto ordine; se ciò non avviene fa delle scenate terrificanti. Kitoshi teme molto il potere della moglie e per calmarla ricorre ad un antico rito che però è molto snervante. Per riprendersi allora si mette a ballare il tip tap sul letto e questo innervosisce molto Kaori e si ricomincia daccapo, finché non interviene l'esercito.













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