CINEMA E MUSICA
Alfredo Ronci
Non urge chiarimento: 'California son' di Morrissey:
![immagine](uploads/tx_orchidata/Morrissey_CaliforniaSon.jpg)
Come detto nel titolo, non urge chiarimento. Nella vita facesse quello che vuole, si iscrivesse pure alla Lega di Matteo Salvini. A noi poco ci cale.
Dobbiamo invece giudicarlo per come canta e soprattutto se ha soluzioni alla mano (con questo intendasi la possibilità di fare dischi migliori degli ultimi).
California son è a tutti gli effetti un buon disco. Prezioso e particolare, ma un buon disco.
Morrissey ha confessato di aver scelto i pezzi dal lunghissimo repertorio che lo ha accompagnato durante l’esistenza (pezzi più o meno famosi e soprattutto di età diverse): non li voglio citare tutti, solo quelli che mi hanno più sorpreso e che il cantante inglese riesce a rifarli in maniera consona.
Abbiamo una Joni Mitchell poco frequentata (Don’t Interrupt The Sorrow), un Roy Orbinson che Morrissey interpreta con la dovuta energia (It’s over), c’è l’inevitabile Dylan (Only a Pawn In Their Game), c’è una Carly Simon uscita chissà da dove (When You Close Your Eyes), e c’è pure Tim Hardin con Lenny’s tune
Chiudo qui: il disco dell’antipatico cantante è bello e fatto bene e lui col passare degli anni sembra acquisire maggiore credibilità anche e soprattutto come vocalist.
Mica cose da poco. Il resto sono tutte ciance.
Dobbiamo invece giudicarlo per come canta e soprattutto se ha soluzioni alla mano (con questo intendasi la possibilità di fare dischi migliori degli ultimi).
California son è a tutti gli effetti un buon disco. Prezioso e particolare, ma un buon disco.
Morrissey ha confessato di aver scelto i pezzi dal lunghissimo repertorio che lo ha accompagnato durante l’esistenza (pezzi più o meno famosi e soprattutto di età diverse): non li voglio citare tutti, solo quelli che mi hanno più sorpreso e che il cantante inglese riesce a rifarli in maniera consona.
Abbiamo una Joni Mitchell poco frequentata (Don’t Interrupt The Sorrow), un Roy Orbinson che Morrissey interpreta con la dovuta energia (It’s over), c’è l’inevitabile Dylan (Only a Pawn In Their Game), c’è una Carly Simon uscita chissà da dove (When You Close Your Eyes), e c’è pure Tim Hardin con Lenny’s tune
Chiudo qui: il disco dell’antipatico cantante è bello e fatto bene e lui col passare degli anni sembra acquisire maggiore credibilità anche e soprattutto come vocalist.
Mica cose da poco. Il resto sono tutte ciance.
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