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CLASSICI

Alfredo Ronci

Protagonisti intercambiabili: “Tre operai” di Carlo Bernari.

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Il libro uscì nel 1934 e fece, come si suol dire, scalpore. Anzi, venne del tutto boicottato dal regime. Fu dall’autore più volte riscritto, inizialmente si chiamava Tempo passato, poi Gli stracci ed infine Tre operai. Come disse giustamente un critico letterario di allora Carlo Bo… Tre operai… è una novità che deriva dall’innesto di nuove preoccupazioni su un tronco illustre ma povero di idee ed esaurito… oggi sappiamo che si trattava di ben altro e prima di tutto che era nato allora uno scrittore che in fondo non era legato a nessuna scuola.
Bernari ebbe qualche difficoltà a decidere di pubblicare il romanzo, soprattutto in considerazione del fatto che la stesura richiedeva un aggancio col reale (soprattutto col regime). Inizialmente i tre personaggi dovevano essere di media borghesia, ma solo nell’atto di decretare la sua pubblicazione, fu deciso che fossero tre operai (vedremo poi come questi tre individui in realtà potessero, sempre secondo le parole di Bernari, essere a volte intercambiati).
Disse Bernari nella Nota riportata in questo volume: Ma io non ero un letterato che sa già come va a finire e fa dell’alienazione una scelta estetica. Piccolo borghese che ripudia le sue origini, io mi alienavo al mio passato realizzandomi in un racconto al passato (presentificato, si direbbe ormai) in cui però non s’intromettesse nessun elemento autobiografico. Alienazione aveva sin d’allora un solo significato possibile: annullare il presente e le sue mistificanti prospettive, in un passato che, in luogo di struggenti nostalgie, prestasse al presente fango e morte.
E’ la storia (ambientata intorno agli anni venti, periodo delicatissimo e problematico per il nostro paese) essenzialmente di Teodoro e dei suoi rapporti prima con Anna e poi con Maria e poi c’è anche Marco, che aveva avuto una relazione con Anna. Ma chi sono davvero i tre operai? Teodoro che va ad abitare, completamente sfaccendato, con Anna e Maria, oppure Marco che divide un appartamento a Napoli con Anna e quindi anche con Teodoro, che aveva trovato un lavoro per sostenersi?
In realtà, al di là dei rapporti fallimentari tra i tre (facciamo quattro, finché esiste anche Maria), il nucleo della vicenda è costituita dai tentativi di Teodoro di trovare una giustificazione alla sua vita disperata e alienata e soprattutto agli sforzi di ottenere un riconoscimento vitale, al di là delle sue vere adesioni al lavoro.
Adesioni al lavoro che non gli impediranno di avere una scazzottatura, con esito sanguinoso, con un collega vicino Taranto (dove si era momentaneamente trasferito), scazzottatura che insieme ad una adesione quasi mancata ad uno sciopero a Napoli, dove si era risistemato, lo porteranno ad una incriminazione e alla fine all’arresto.
All’origine di questa maledetta disposizione di Teodoro a ricercare il peggio delle situazioni (non è davvero chiaro il movimento politico dell’uomo anche se se ne avvedono le motivazioni), potrebbe esserci una necessità: il valore primario delle violente emozioni affettive per la comunicazioni tra gli uomini e una scommessa, quella di partire da una vicenda amorosa per poi allargarla al resto della realtà. Storia d’amore che aspira a diventare Storia.
Bernari poi crede a un modo specifico di essere napoletani. Dice nella Nota: … la Napoli che qui fa da sfondo non è il paese dell’anima, ma un punto dell’universo, somigliante a un qualunque altro punto geografico, da rintracciare nella stessa mappa storico-politica.
Ma è comunque una Napoli vissuta, stramaledettamente affascinante, e tra l’altro tutt’altro che solare: piove dappertutto, ovunque si muovano i personaggi (quando un operaio va in cerca di lavoro, piove sempre). La realtà esterna si presenta non amena, ostile, persecutoria, dove questi porci fottuti non ti fanno lavorare e non ti danno i soldi. Certo, non è la Napoli protagonista della storia (Vesuvio e pane – 1952) ma vi è un sentito che inevitabilmente riporta ad una dimensione ben conosciuta.
Perché dunque una vicenda che racchiude una tragedia sentimentale (alla fine del libro Anna morirà di cuore lasciando nello strazio Teodoro), con alcuni, non del tutto chiari, riferimenti politici, fece muovere addirittura il regime? A lungo il marxismo ha offerto a Bernari le motivazioni storiche degli eventi, ma lo scrittore ha rinunciato a un causalismo che presumeva di spiegare la realtà anche nelle sue manifestazioni più sorprendenti e in apparenza gratuite. Dunque Bernari ha rinunciato ad una visone netta della politica, della sua ideologia, ma nulla avrebbe potuto fare contro l’inerzia e l’arruffato groviglio politico che il fascismo esigeva.
Ancora nella Nota: … bisognava lasciarsi invadere dalla paura, lavorarsela dentro con la ragione, assottigliandola sempre di più, sino ad annullarla nel coraggio che se la ripropone come limite da superare.


L’edizione da noi considerata è:

Carlo Bernari
Tre operai
Oscar Mondadori




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