CINEMA E MUSICA
Adriano Angelini Sut
Xscape, il disco di inediti di Michael Jackson è un grande regalo al mondo della musica.

A dirigere il team di DJ produttori preposti “all'aggiornamento” delle otto tracce di Michael scelte per comporre il disco viene chiamato Timbaland. Fra di essi Rodney Jerkins, produttore storico di star come Jennifer Lopez, Whitney Houston e Britney Spears. A duettare in modo decisamente originale con un Michael virtuale viene convocato il nuovo re del pop, Justin Timberlake. Viene lanciato il singolo: “Love Never Felt So Good”, un piccolo grande repechage, un brano scritto nel 1984 insieme a Paul Anka e che se fosse uscito in quegli anni staremmo ancora qui a celebrare come un capolavoro del pop e della dance. Xscape il secondo album di inediti uscito dopo la morte di Michael Jackson fa pienamente centro, soprattutto perché è un lavoro fatto con la passione e l'amore per un artista unico e irripetibile e non soltanto con l'intento di far soldi. Lo si vede dalla 'lunghezza' del disco. Appena otto tracce, proposte sia nella loro versione riarrangiata che in quella originale.
Si prosegue con “Chicago”, una ballata un po' acida in stile Invincible, scritta nel 1999 e non inserita su quell'album. E poi con la dolcissima quasi jazzata “Loving You”, molto più 'classica' per un Michael armonico e delicato. L'ottimo lavoro svolto dai Djs è evidente dal rispetto per gli arrangiamenti, dal valorizzare la sua sempre incantevole voce. Il pezzo forte di tutta questa operazione viene fatto in occasione del Billboard Music Awards dello scorso aprile, quando un ologramma di Michael viene lanciato sul palco per eseguire, con tanto di balletto in stile Jacksons, la trascinante “Slave To The Rythm”, probabilmente un altro piccolo capolavoro dance di quest'album, in una scenografia “solare” a metà fra l'antico Egitto e la corte di Versailles ai tempi, appunto, del re sole.
L'unico scivolone, a mio avviso, è su “A Place With No Name”, un brano troppo simile ad altre sue ballad sincopate, il riff di sottofondo rimanda troppo a “Leave me Alone” e il pezzo probabilmente era stato scritto per esser inserito su Bad (ma è evidente come “Leave Me Alone” sia molto più convincente e riuscito). Dallo scivolone ci si riprende subito per via di quello che considero il brano più trascinante e d'impatto dell'intera operazione, “Do You Know Where Your Children Are”, con un titolo e un assetto generale del testo che sembra far presagire in maniera profetica a tutto ciò che gli sarebbe successo di lì a breve con le accuse di pedofilia e tanto altro (anche questo brano venne scritto nell'87 ai tempi di Bad). Graffiante, energetico, rabbioso, scorbutico, ti solleva da terra e ti butta nella mischia.
Gli ultimi due brani confermano quanto di buono fin qui ascoltato. “Blue Gangsta” è un piccolo gioiellino quasi rap che non avrebbe stonato su un qualsiasi album del grande talento di Gary, Indiana, cresciuto ricordiamolo nei sobborghi di Chicago da una famiglia di lavoratori che vivevano, numerosissimi, in un appartamento di due stanze. Ciliegina finale, la bellissima “Xscape”, un'altra classica arrembante ballad, dal ritmo quasi isterico, mid-tempo, anticipatorio e probabilmente destinata a diventare un classico. Un album di inediti insomma che valeva la pena ritirar fuori e far ascoltare. Che non avrebbero sfigurato, ma anzi donano valore aggiunto a questo straordinario artista morto ovviamente troppo giovane e in maniera ancora troppo ambigua per poter scrivere la parola fine sulla sua vita.
Xscape
Michael Jackson
Epic Records and MJJ Music
2014
Si prosegue con “Chicago”, una ballata un po' acida in stile Invincible, scritta nel 1999 e non inserita su quell'album. E poi con la dolcissima quasi jazzata “Loving You”, molto più 'classica' per un Michael armonico e delicato. L'ottimo lavoro svolto dai Djs è evidente dal rispetto per gli arrangiamenti, dal valorizzare la sua sempre incantevole voce. Il pezzo forte di tutta questa operazione viene fatto in occasione del Billboard Music Awards dello scorso aprile, quando un ologramma di Michael viene lanciato sul palco per eseguire, con tanto di balletto in stile Jacksons, la trascinante “Slave To The Rythm”, probabilmente un altro piccolo capolavoro dance di quest'album, in una scenografia “solare” a metà fra l'antico Egitto e la corte di Versailles ai tempi, appunto, del re sole.
L'unico scivolone, a mio avviso, è su “A Place With No Name”, un brano troppo simile ad altre sue ballad sincopate, il riff di sottofondo rimanda troppo a “Leave me Alone” e il pezzo probabilmente era stato scritto per esser inserito su Bad (ma è evidente come “Leave Me Alone” sia molto più convincente e riuscito). Dallo scivolone ci si riprende subito per via di quello che considero il brano più trascinante e d'impatto dell'intera operazione, “Do You Know Where Your Children Are”, con un titolo e un assetto generale del testo che sembra far presagire in maniera profetica a tutto ciò che gli sarebbe successo di lì a breve con le accuse di pedofilia e tanto altro (anche questo brano venne scritto nell'87 ai tempi di Bad). Graffiante, energetico, rabbioso, scorbutico, ti solleva da terra e ti butta nella mischia.
Gli ultimi due brani confermano quanto di buono fin qui ascoltato. “Blue Gangsta” è un piccolo gioiellino quasi rap che non avrebbe stonato su un qualsiasi album del grande talento di Gary, Indiana, cresciuto ricordiamolo nei sobborghi di Chicago da una famiglia di lavoratori che vivevano, numerosissimi, in un appartamento di due stanze. Ciliegina finale, la bellissima “Xscape”, un'altra classica arrembante ballad, dal ritmo quasi isterico, mid-tempo, anticipatorio e probabilmente destinata a diventare un classico. Un album di inediti insomma che valeva la pena ritirar fuori e far ascoltare. Che non avrebbero sfigurato, ma anzi donano valore aggiunto a questo straordinario artista morto ovviamente troppo giovane e in maniera ancora troppo ambigua per poter scrivere la parola fine sulla sua vita.
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