I Classici

Erik Satie: Quaderni di un mammifero
Singolare esempio di musicista, Satie.
Definito mediocre dal cattivissimo Adorno, introdotto con una certa ironia nei manualetti di storia della musica, riscattato con insolita passione da John Cage e ricicciato con molta disinvoltura da Brian Eno, Satie incarnò come pochi lo spirito inquieto della Parigi di fine Ottocento e dei primi vent'anni del Novecento, percorrendo un itinerario eccentrico, decifrabile solo per il suo andamento falotico e discontinuo

I rumori di una città silenziosa. 'Le voci di Marrakech' di Elias Canetti.
Quando si viaggia si prende tutto come viene, lo sdegno rimane a casa. Si osserva, si ascolta, ci si entusiasma per le cose più atroci solo perché sono nuove. I buoni viaggiatori sono gente senza cuore...
Nel 1954 Elias Canetti, a seguito di una troupe cinematografica, fa un viaggio a Marrakech e, crediamo, tra una pausa e l'altra della decennale elaborazione di Massa e potere (ponderoso saggio che lo stesso autore definì 'l'opera di una vita' e che proprio in questi giorni 'festeggia' i 50 anni della prima edizione)

Gli odori e i sapori di Marsiglia: 'Solea' di Jean-Claude Izzo.
Se non avete letto la trilogia di Marsiglia di Jean-Claude Izzo, allora vi siete persi un bel pezzo della storia. Perché Izzo, insieme a Leo Malet, è il noir europeo. Perché Marsiglia è una città di frontiera e Izzo è il suo poeta. Perché Izzo è morto nel 2000 a soli 55 anni (mentre invece tanti idioti continuano a circolare, aggiungiamo noi).
Casino totale, Chourmo e Solea, sono questi i titoli della trilogia che uscirono nel giro di tre anni dal 1995 al 1998, dopodiché Izzo decise di interrompere la serie,

Le esilaranti parodie di Paolo Vita Finzi
Durante il liceo già si divertiva. Scrive nel suo bellissimo Giorni lontani (Il Mulino, 1989): La mia mania versificatoria si sfogava anche in facili parodie della Gerusalemme liberata, adattandone le sonanti ottave alle vicende del liceo D'Azeglio. Del resto, tutti gli alunni di 'Umanità' con un po' di gusto letterario han fatto o tentato qualcosa di simile, e a volte quegli scherzi sopravvivono alle vicende scolastiche.
Fortuna che le sue parodie (altro che scherzi!) sono sopravvissute anche agli orrori della guerra.
Ma chi è stato Paolo Vita Finzi?

Kafka e l'esigenza dell'opera. I 'Diari'.
Molti anni fa, ne Lo spazio letterario, il critico e teorico della letteratura Maurice Blanchot, sottesa l'equivalenza di arte e immaginario, o meglio, assunto il secondo come il luogo in cui, soltanto, l'arte è possibile, e opponendolo alla realtà irriducibile delle 'cose', mostrava come un singolare percorso di allontanamento da essa, ed esperienza creativa dell'immaginario insieme, si compisse in modo esemplare nell'opera di Franz Kafka.

Una sublime e lunare lezione di fantascienza e di rigorosa semplicità estetica: 'La macchina del tempo' di H.G.Wells
1888. Nell'oscura rivista studentesca «Science Schools Journals» della Scuola Normale di Scienze di South Kensington vengono pubblicati tre frammenti di un romanzo di fantascienza: "The Chronic Argonauts", ossia "Gli Argonauti di Cronos". Sette anni più tardi, quell'oscura rivista inizia a diventare leggendaria: ha pubblicato i frammenti prodromici alla creazione de La macchina del tempo. Autore, il futuro professor H.G. Wells.

Victor Cavallo, che stava bene quando stava male.
C'è un film, non ricordo quale, di Matteo Garrone, dove Rossella Or, in preda a un attacco di nevropatia, comincia a lamentarsi che sta male. Stai male?, gli fa più o meno Victor Cavallo, e non sei contenta? Almeno c'hai qualcosa a cui pensare. Io sto bene quando sto male. Ora non so se le battute sono proprio queste, e se le ha scritte Cavallo. Ma appartengono pienamente a Cavallo, e sono la cosa più illuminante che sia mai stata scritta in campo psicanalitico.

Libro del parossismo dell'ozio, e del vagabondaggio: fiabesco e sinceramente reazionario, è ovviamente adorabile: 'Vita di un perdigiorno' di Joseph von Eichendorff.
Vagai tutto quel giorno. Il sole già splendeva obliquo fra i tronchi, allorché sbucai finalmente in una valle prativa, circondata da monti e costellata di fiori rossi e gialli, sui quali svolazzavano innumerevoli farfalle nell'oro del tramonto. Il luogo era talmente solitario da apparire migliaia di miglia lontano dal mondo. Solo i grilli stridevano; un pastore, seminascosto tra l'erba alta, traeva suoni tanto malinconici dalla zampogna da far dolorare il cuore di nostalgia. «Guarda che bella vita tocca a un distillaccio simile!» pensai.

La tragedia collettiva di Romain Gary: Formiche a Stalingrado.
Per un attimo soltanto dimentichiamo l'autore in preda ai deliri della terza età di Biglietto scaduto (Neri Pozza); dimentichiamo l'autore alla ricerca di una tranquillità 'borghese' di Chiaro di donna (Casagrande) e anche quello anticipatore dell'immigrazione araba de La vita davanti a sé (Neri Pozza) e fermiamoci invece sul suo esordio letterario (quello che nella prima edizione Medusa Mondadori portava il titolo di Formiche a Stalingrado, mantenuto nella prima edizione Oscar Mondadori

La realtà rapsodica di Antonio Pizzuto: 'Signorina Rosina'.
Quando questa edizione fu pubblicata nel 2004, erano passati ben 48 anni dalla prima uscita di Signorina Rosina. Definirla uscita tutt'ora appare esagerato: lo scrittore palermitano s'industriò personalmente a farla rilegare come sorta di documento di appartenenza all'arte del narrare.
Perché prima di quel giugno 1956, Antonio Pizzuto aveva sì scritto qualcosa (novelle giovanili, traduzioni di Kant e di classici antichi, pure uno scritto teorico Note su una nuova estetica) ma nulla di quello che sarebbe stata una vera e propria dimensione letteraria che avrebbe segnato il nostro novecento.
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