Racconti

Estate
Per scrivere il biglietto strappo l'ultima pagina di un vecchio quaderno che ho trovato in fondo a un cassetto. Dev'essere stato di uno dei ragazzi, ai tempi della scuola. Forse per questo mi viene da scrivere in stampatello rosso, come mi piaceva fare da bambino. La maestra si arrabbiava moltissimo, ricordo, sia per il rosso che per lo stampatello (il rosso era proibito perché riservato a lei, lo stampatello perché dovevamo imparare a scrivere in corsivo). Ripiego il foglio con cura e lo metto nella tasca della camicia.

Il problema
Non stiamo parlando di niente di particolarmente interessante.
Il punto principale è : la goccia.
Si, la classica goccia.
Come ripeto, niente di interessante, ma, il vero problema della goccia, ciò che determina cioè la vita o la morte della goccia stessa, che ricordo essere argomento della nostra attuale discussione, è in verità: la guarnizione.

Tragico invito alla festa
Appena sveglio mi ha preso un profumo di fiori, nelle narici, saranno mimose. Capisco subito di avere oggi, addosso, una fiacchezza speciale. Ultimamente mi sento fiacco, oggi però più del solito, domani diminuirà.
La primavera è dolorosa, mi manca il respiro per l'allergia. Verrà quella stagione che piace a tutti gli abitanti di questo pianeta tranne che a me: l'estate. Ora intanto è già primavera. E sono lontani quei bei mesi, in cui si respira e si vive, si lavora, si studia in santa pace, che dall'autunno portano ai bellissimi giorni di natale.

L'accampamento
La sera stava scendendo e vicino alle tende, davanti al fossetto, incominciavano ad accendersi le prime torce. Potula era accovacciata sull'erba a gambe incrociate e indossava dei pantaloncini neri. A Stefano piaceva ogni cosa dell'amica: l'orecchino al naso, le gambe nude, l'espressione annoiata, le risate singhiozzanti e la smorfia sul viso ad ogni tirata. Dalla stradina gli uomini lanciavano occhiate alle gambe nude di Potula e Pot lo sapeva. Stefano sbattè sul tacco dell'anfibio il cilum appena finito, per scrollare il fondo.

2,00 di notte
Il telefono suonò alle due di notte precise, ma trovò Nico perfettamente sveglio.
«Pronto» rispose nel buio.
«Dormivi?»
«Faccio lo scrittore. Non dormo mai.»
«Sono cazzi amari, Nico.»
«Che è successo, stavolta?»
«L'ho rivista, accidenti.»

Tutto ciò accadde mentre affogavo tra cadaveri.
Tutto ciò accadde in una notte nera come la notte mentre giocavo con le tue perle di fiume o piccolo fiorellino, e non ci fù tempo nè di vedere nè di cadere volevo solo far l'amore.
con te.
vidi il sommergibile spogliarsi e fottere il mare, venire in una nuvola di cianuro
sul fondo dell'abisso, dove mi trovo ora piccolo fiorellino, o mio piccolo fiorellino!
sto bene quaggiù

Lo avevo giurato.
"Oddio e ora che si fa?"
"Si cerca di uscire da questo temporale indenni"
"Vivi vorrai dire"
"Di' come ti pare. Passami quella cima lì per terra"
"Ci salverà una corda?"
"Passamela, voglio vedere di tenere bloccato il timone in qualche modo e scendere in coperta a telefonare"
"Non puoi usare il cellulare?"
"Non c'è campo, uso la radio"

Phillies
Mi trovavo a Marblespring alla sagra del " Country in Picture" e decisi di acquistarlo io, il quadro di Edward Hopper Phillies. Ora mi sento meno solo quando poso lo sguardo – filo – umore - veloce concentrato timido - sul barman, sui manichini: quella donna, quegli uomini. Sembra di entrare, ritornare da Hopper, che mi apre gli occhi sul nulla – cocente montagna di stili – bazzecole – nudità vestite di tutto punto – cittadini. Hopper maestro d'iniziazione, Hopper sei ancora tra i miei preferiti but I love Picasso.

Underdogs'news n. 27
A 200 m da qui potete mangiare al profumo di lime il maialino, un cotolettino smilzo carico d'erbette costose appiccicose come la ciccia d'infante del suinetto da latte ucciso per il gusto di servire a cinghiali di lusso, porcate su tavole imbandite riccamente. Sentite? Sono i cafoni che grugniscono, bevono vinello coop e dicono, ottimo, col baciamano finale all'ostessa speculona che la fa franca ogni volta e imbottisce il reggiseno di dollari;

Sono cianotico e me ne vanto.
- Quale è il tuo colore preferito?
- Il blu.
- Ma va, proprio il blu?
- Sì, perché? Che c'è di strano?
- Perché è un colore poco significativo, una sorta di limbo. Non è né carne né pesce. E' scuro ma non ha la seduttività del nero. E' un colore senza colore e consistenza. Anche gli antichi greci e romani non lo consideravano un colore vero e proprio ma il risultato di variazioni di bianco, verde e nero.
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