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Il Paradiso degli Orchi
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RECENSIONI

Tommaso Labranca

Haiducii

Excelsior 1881, Pag. 205 Euro 10,50
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In questo paese esistono due tipi di intellettuali: quello silente, che non lo vedi, un po' come la nebbia nel film 'milanese' di Totò e quello rumoroso e querulo. Alla tipologia silente appartiene anche l'uomo style-Salinger, che a volte rompe pure i coglioni (morto tra l'altro) sullo schifo del mondo. Alla tipologia querula invece aderisce l'homo piacionico, presenzialista in tv, che cambia pettinatura anche con l'andar della moda. E poi c'è Tommaso Labranca (che seppur respinge in qualche modo tale etichetta, lo è: perché contrariamente al 'volgo' è molto informato, e di questi tempi essere informato vuol dire essere sano).

Labranca è pure scrittore inusuale, a metà strada tra narratore a tutti gli effetti e sociologo: ma forse la distinzione ha valore solo se si considera la letteratura ormai preda del virus autobiografico, dell'essenza nell'inessenza (perché spesso capita che queste vite nel loro piatto svolgersi, muoiono ancor prima di illuminarsi) e quindi l'esatto suo contrario ha necessità di essere qualificato comunque.

Noi che delle qualifiche ce ne freghiamo diciamo che Labranca è ottimo intrattenitore, spiritoso e stupefatto (cioè di colui che ha ancora ebbrezza del mondo) e che da un testo pubblicato a puntate su una rivista, ha tirato fuori un libro brillante, convincente e con un'idea secondo me geniale: quella di parlare dei vicini di casa.

Se ognuno di noi, almeno di quelli che sanno tener su penna, decidessero in proposito ne verrebbero delle belle. Intanto godiamoci i risultati del Labranca e dei suoi Petrescu, famigliola di rumeni che ha con lo scrittore una liaison non troppo dangereuse.

Alla fine il vero haiduc sono io. Perché lo haiduc non è l'eroe, ma un personaggio romantico al limite tra bene e male, che sconfina nella delinquenza, ma che lo fa per contrastare i potenti e aiutare i poveri. Una specie di Robin Hood alla rumena, insomma.

Ma non c'è delinquenza, ovviamente, nell'agire del Labranca, semmai una pazienza di Giobbe. Pure il tornaconto: nell'accumulo forsennato dei beni di consumo dei rumeni, che nella fattispecie trovano un sostituto ideale alla loro cronica e decennale mancanza di tutto, lo scrittore, in questo caso l'intellettuale, in questo caso l'uomo comune trova sostanza per ricredersi e ripercorrere sulla via di Damasco un tragitto di un rinsavimento oseremmo dire ecologico (di ecologia della mente). E poi dici che gli extracomunitari (e non) non sono utili!

Ma purtroppo la xenofobia è in agguato e quella di certi italiani in realtà è solo paura di dover dividere le proprie ricchezze e scompare quando si tratta di dividere la miseria.

Meglio di un aforisma di Karl Kraus.

Poi l'oggetto del contendere (il libro) è altro (fermarsi al contenuto è delittuoso): lo stesso Labranca alla fine c'indica la forma. Sentiamolo: Ho voluto fare di Haiducii il primo romanzo parametrico. (...) E' uno stile affascinante, che nasce dalle tecnologie usate per realizzare i più recenti film a cartoni animati, che si basa su bolle, curve, su un adattamento al territorio. Ma molti lo trovano poco adatto alle abitudini e alla realtà umana. Perché l'essere umano è pigro e ha bisogno dell'architettura dei geometri per autocelebrare la propria mediocrità.

Capita l'antifona? In una recente intervista tv (l'unica, quella da Fazio) Labranca ha detto che negli ultimi tempi non ci sono state novità, ma solo innovazione. Bugiardo che è.



di Alfredo Ronci


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