RECENSIONI
Ade Zeno
Argomenti per l'inferno
No Reply, Pag. 124 Euro 10,00
Febbrile.
Esattamente come il termine è esplicitato dal vocabolario: di febbre, agitato, spasmodico. Ma la temperatura è quella che titilla i sensi, non che li ammorba.
Qui spesso ci si lamenta della futilità della letteratura contemporanea, del suo essere merce deteriorabile (la narrativa di oggi è come l'ospite e come il pesce, dopo tre giorni puzza), della sua battiatiana inessenza. Del suo grigiore.
Ed ora mi si offre l'occasione di rivoltare invece la frittata: vada per la metafora allargata, perché l'abilità dell'azione dipende anche dalla larghezza della padella.
Argomenti per l'inferno è stato davvero una sorpresa ed un pugno allo stomaco. Vorrei se ne facesse un film, di quelli che si facevano una volta: morbosi con una mono ambientazione, grigio, austero e come si diceva all'inizio febbrile. E vorrei che lo si facesse proprio così': per contrapposizione. Contro il calindriano logorio della vita moderna, contro la falsa gigioneria del narrar nostrano fatto di richiami canzonettistici, di cultura nazional-popolare (ma non è detto che l'alfabetizzazione abbia prodotto dei giovamenti!). Vorrei che si facesse un film stronzo (ma è vero che Robinson Crusoe disse che le uniche cose che vanno alla deriva sono i naufraghi e gli stronzi?): ma la stronzaggine a maleficio del conservatore, del reazionario, del vecchiume catto-fascista-comunista.
Perché in Argomenti per l'inferno si parla di rapporti tra padre e figlio (tra un padre disordinato ed un figlio portatore di handicap): ma non scorre buon sangue, eppure vi è più amore in questa storia che nelle consuetudini catechetiche, negli sproloqui confessionali e papali, negli antri bui delle cattive coscienze.
Vorrei che il libro fosse adottato nelle scuole dove ora vige il perbenismo da condotta, dove l'alunno si giudica per il suo 'portamento aziendale' e non purtroppo per le sue capacità: e non vorrei perdermi la scena di una classe intera di fronte alla lettura del brano in cui il padre del 'libro' piscia dentro un cassetto perché non ha voglia di andare in bagno.
Ade Zeno, l'autore, ha trent'anni: ma sono i trent'anni di una volta, quando si esagerava pure a ragionar, quando la parola era ancora mitologia. Ora è triste tautologia, gira su se stessa senza esprimere più nulla.
Argomenti per l'inferno è un gran libro che parte con Ho tentato di figurarmi un'immagine del mio nemico e finisce con Questo il sogno. La vita non so.
Credetemi, e non esagero: l'essenza è tutta qua, in queste due righe, ma la reductio che ne ho fatto non è povero riassunto, è un'audace valorizzazione di un testo che prende alla pancia e scarnifica, dal di dentro.
Vi prego: per un attimo lasciate perdere le foche monache, gli improbabili premi Strega, i Moccioli nel naso di una cultura ridotta a becchime per pollai. Ricordo mia madre quando dava da mangiare alle galline: lanciava in aria il mangime e i pennuti accorrevano. Non ci siamo mai resi conto che il gusto del cibo per loro non era quello di ingoiarlo di botto, ma razzolargli intorno. Scavare.
Esattamente come dovremmo fare noi con la letteratura: scavare. Ora invece ci stanno gettando la terra contro.
Argomenti per l'inferno scava finalmente a fondo anche in modo scorretto e stronzo.
Un'illuminazione. E insieme uno spasmo dolorosissimo.
di Alfredo Ronci
Esattamente come il termine è esplicitato dal vocabolario: di febbre, agitato, spasmodico. Ma la temperatura è quella che titilla i sensi, non che li ammorba.
Qui spesso ci si lamenta della futilità della letteratura contemporanea, del suo essere merce deteriorabile (la narrativa di oggi è come l'ospite e come il pesce, dopo tre giorni puzza), della sua battiatiana inessenza. Del suo grigiore.
Ed ora mi si offre l'occasione di rivoltare invece la frittata: vada per la metafora allargata, perché l'abilità dell'azione dipende anche dalla larghezza della padella.
Argomenti per l'inferno è stato davvero una sorpresa ed un pugno allo stomaco. Vorrei se ne facesse un film, di quelli che si facevano una volta: morbosi con una mono ambientazione, grigio, austero e come si diceva all'inizio febbrile. E vorrei che lo si facesse proprio così': per contrapposizione. Contro il calindriano logorio della vita moderna, contro la falsa gigioneria del narrar nostrano fatto di richiami canzonettistici, di cultura nazional-popolare (ma non è detto che l'alfabetizzazione abbia prodotto dei giovamenti!). Vorrei che si facesse un film stronzo (ma è vero che Robinson Crusoe disse che le uniche cose che vanno alla deriva sono i naufraghi e gli stronzi?): ma la stronzaggine a maleficio del conservatore, del reazionario, del vecchiume catto-fascista-comunista.
Perché in Argomenti per l'inferno si parla di rapporti tra padre e figlio (tra un padre disordinato ed un figlio portatore di handicap): ma non scorre buon sangue, eppure vi è più amore in questa storia che nelle consuetudini catechetiche, negli sproloqui confessionali e papali, negli antri bui delle cattive coscienze.
Vorrei che il libro fosse adottato nelle scuole dove ora vige il perbenismo da condotta, dove l'alunno si giudica per il suo 'portamento aziendale' e non purtroppo per le sue capacità: e non vorrei perdermi la scena di una classe intera di fronte alla lettura del brano in cui il padre del 'libro' piscia dentro un cassetto perché non ha voglia di andare in bagno.
Ade Zeno, l'autore, ha trent'anni: ma sono i trent'anni di una volta, quando si esagerava pure a ragionar, quando la parola era ancora mitologia. Ora è triste tautologia, gira su se stessa senza esprimere più nulla.
Argomenti per l'inferno è un gran libro che parte con Ho tentato di figurarmi un'immagine del mio nemico e finisce con Questo il sogno. La vita non so.
Credetemi, e non esagero: l'essenza è tutta qua, in queste due righe, ma la reductio che ne ho fatto non è povero riassunto, è un'audace valorizzazione di un testo che prende alla pancia e scarnifica, dal di dentro.
Vi prego: per un attimo lasciate perdere le foche monache, gli improbabili premi Strega, i Moccioli nel naso di una cultura ridotta a becchime per pollai. Ricordo mia madre quando dava da mangiare alle galline: lanciava in aria il mangime e i pennuti accorrevano. Non ci siamo mai resi conto che il gusto del cibo per loro non era quello di ingoiarlo di botto, ma razzolargli intorno. Scavare.
Esattamente come dovremmo fare noi con la letteratura: scavare. Ora invece ci stanno gettando la terra contro.
Argomenti per l'inferno scava finalmente a fondo anche in modo scorretto e stronzo.
Un'illuminazione. E insieme uno spasmo dolorosissimo.
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