RECENSIONI
Franci Conforti
Carnivori
Kipple Officina Libraria, Pag. 208 Euro 15,00
… fa una smorfia mentre si alza dal divano. Mi viene vicino. È tutto sbagliato, qualcosa non quadra. Mi abbatte con una gomitata in faccia e mi finisce con una ginocchiata nello stomaco. Sono troppo debole e troppo sorpresa per riuscire a reagire: riesco giusto a piegarmi in due.
Vita dura per l’ufficiale John Smith (donna dal nome maschile) a cui è stato concesso di uscire dal carcere militare per riabilitarsi in una missione di prova. Vita dura, se nella sequenza riportata qui sopra non è un nemico a maltrattarla così, ma uno dei suoi migliori amici, pungolato da un dubbio sulla sua lealtà.
Tutto sommato l’accoglienza dell’ambiente nemico in cui le è stato comandato di infiltrarsi è molto più dolce e gradevole, benché nasconda insidie mortali. E soprattutto, al di là del semplice rischio per l’incolumità fisica, c’è in agguato il pericolo più angosciante: quello di subire un cambiamento indesiderato ma inevitabile e irreversibile.
Sarebbe difficile riassumere il soggetto di un romanzo così intenso, in cui le scene d’azione sottendono una densità emotiva di grande impatto, insieme a una profusione di quesiti esistenziali.
Mentre vediamo la storia imporsi con evidenza cinematografica veniamo coinvolti in un dibattito interiore a cui nessuno può sentirsi estraneo: la necessità di nutrirsi che entra in confitto con il rispetto per la natura e per le sofferenze delle creature viventi. Non c’è solo la questione animale, ma anche il problema della sofferenza vegetale, in questa Terra del ventiduesimo secolo in cui la battaglia ideologica sugli aspetti etici dell’alimentazione ha raggiunto livelli drammatici.
A differenza di altre storie, che si accontentano di spingere alle estreme conseguenze le dinamiche già attuali nel nostro secolo, questo romanzo vincitore del Premio Kipple sboccia in una dirompente profusione di idee originali, fino a una conclusione che ricorda il gran finale degli spettacoli pirotecnici. La ricchezza dei temi potrebbe fornire materiale sufficiente per almeno altri due romanzi (non parlo di sequel, ma di storie diverse). In questa generosità dell’Autrice e nella conseguente “ubriacatura” del lettore sta forse, paradossalmente, il punto debole (debole per eccesso!) del romanzo.
Basta dire che i temi spaziano fra etica dell’alimentazione, equilibri mondiali, intelligenza artificiale, ibridi chimerici, contatti alieni, nuove dipendenze e nuove frontiere dell’evoluzione. Senza contare le problematiche profondamente radicate nella psiche umana, come il rapporto fra legge e trasgressione, e la presenza del male quale elemento di una dialettica necessaria.
Per ogni argomento l’Autrice ricerca il giusto linguaggio, arrivando a esplorare la soggettività di un’intelligenza artificiale in un brano di grande efficacia, in cui descrive metaforicamente la fusione fra due sistemi informatici.
E d’un tratto tutta quella roccia non c’è più e cado in avanti, proseguo verso l’ignoto e per un attimo, un attimo subnucleare piuttosto terribile e immenso, mi trovo di fronte l’orrore di un secondo mare, uno annullerà l’altro e io sono entrambi.
Con uno stile asciutto e denso, sotteso da forti contenuti emotivi, l’Autrice tratteggia personaggi (fra cui l’indimenticabile, rude e simpaticissimo maggiore Cus) che si impongono con un’evidenza fisica quasi palpabile, caratterizzata fin nei minimi particolari. Il corpo è sempre in primo piano, espresso nella fisicità goliardica dei soldati, ma anche come termine di un pericoloso confronto ideologico che lo trasforma nel terreno di battaglia di una nuova frontiera. E qui (allarme spoiler!) devo fermarmi.
di Giovanna Repetto
Vita dura per l’ufficiale John Smith (donna dal nome maschile) a cui è stato concesso di uscire dal carcere militare per riabilitarsi in una missione di prova. Vita dura, se nella sequenza riportata qui sopra non è un nemico a maltrattarla così, ma uno dei suoi migliori amici, pungolato da un dubbio sulla sua lealtà.
Tutto sommato l’accoglienza dell’ambiente nemico in cui le è stato comandato di infiltrarsi è molto più dolce e gradevole, benché nasconda insidie mortali. E soprattutto, al di là del semplice rischio per l’incolumità fisica, c’è in agguato il pericolo più angosciante: quello di subire un cambiamento indesiderato ma inevitabile e irreversibile.
Sarebbe difficile riassumere il soggetto di un romanzo così intenso, in cui le scene d’azione sottendono una densità emotiva di grande impatto, insieme a una profusione di quesiti esistenziali.
Mentre vediamo la storia imporsi con evidenza cinematografica veniamo coinvolti in un dibattito interiore a cui nessuno può sentirsi estraneo: la necessità di nutrirsi che entra in confitto con il rispetto per la natura e per le sofferenze delle creature viventi. Non c’è solo la questione animale, ma anche il problema della sofferenza vegetale, in questa Terra del ventiduesimo secolo in cui la battaglia ideologica sugli aspetti etici dell’alimentazione ha raggiunto livelli drammatici.
A differenza di altre storie, che si accontentano di spingere alle estreme conseguenze le dinamiche già attuali nel nostro secolo, questo romanzo vincitore del Premio Kipple sboccia in una dirompente profusione di idee originali, fino a una conclusione che ricorda il gran finale degli spettacoli pirotecnici. La ricchezza dei temi potrebbe fornire materiale sufficiente per almeno altri due romanzi (non parlo di sequel, ma di storie diverse). In questa generosità dell’Autrice e nella conseguente “ubriacatura” del lettore sta forse, paradossalmente, il punto debole (debole per eccesso!) del romanzo.
Basta dire che i temi spaziano fra etica dell’alimentazione, equilibri mondiali, intelligenza artificiale, ibridi chimerici, contatti alieni, nuove dipendenze e nuove frontiere dell’evoluzione. Senza contare le problematiche profondamente radicate nella psiche umana, come il rapporto fra legge e trasgressione, e la presenza del male quale elemento di una dialettica necessaria.
Per ogni argomento l’Autrice ricerca il giusto linguaggio, arrivando a esplorare la soggettività di un’intelligenza artificiale in un brano di grande efficacia, in cui descrive metaforicamente la fusione fra due sistemi informatici.
E d’un tratto tutta quella roccia non c’è più e cado in avanti, proseguo verso l’ignoto e per un attimo, un attimo subnucleare piuttosto terribile e immenso, mi trovo di fronte l’orrore di un secondo mare, uno annullerà l’altro e io sono entrambi.
Con uno stile asciutto e denso, sotteso da forti contenuti emotivi, l’Autrice tratteggia personaggi (fra cui l’indimenticabile, rude e simpaticissimo maggiore Cus) che si impongono con un’evidenza fisica quasi palpabile, caratterizzata fin nei minimi particolari. Il corpo è sempre in primo piano, espresso nella fisicità goliardica dei soldati, ma anche come termine di un pericoloso confronto ideologico che lo trasforma nel terreno di battaglia di una nuova frontiera. E qui (allarme spoiler!) devo fermarmi.
di Giovanna Repetto
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Franci Conforti
Stormachine
Delos Digital, Pag. 288 Euro 15,00Distingueva, Blaise Pascal, fra l’esprit de geometrie e l’esprit de finesse. Pensava che nell’uomo fosse insita una componente geometrica, tendente a misurare la realtà, e che però questa coesistesse con l’intuizione (o il cuore), unico mezzo per mettersi in contatto con quella parte di realtà che alla ragione sfugge. Proprio da questa dicotomia parte il romanzo di Franci Conforti. Ed ecco un’umanità del futuro che vive in un mondo squadrato, dove la geometria è ammantata di sacralità.
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