RECENSIONI
Walter Siti
Contro l'impegno
Rizzoli, Pag. 265 Euro 14,00![immagine](uploads/tx_orchidata/15574194_5359751.jpg)
E’ ovvio che uno scrittore, sceneggiatore, saggista, professore, programmatore televisivo e chissà quanto ancora come Walter Siti, si diletti ad esaminare, e in fondo a suggerire, su dove possa andare l’arte dello scrivere ed il suo destino.
Questo volumetto in questione non è nuovo, nel senso che i vari capitoli si sono aggiunti man mano che la questione, per Siti imperante, della letteratura e su cosa bisogna intendere per impegno ha preso il sopravvento.
Cosa dice dunque l’esimio studioso: … per questo la letteratura non può prestarsi a fare da altoparlante a quel che già si crede giusto. La si umilia, così: per questo dare importanza allo stile non è diserzione – non tutte le battaglie si combattono con fucile ed elmetto.
Ed ancora … Invoca per sé non il giudizio esperto del critico o l’amore del lettore appassionato e futuro, ma il clamore contenutistico delle “pagine culturali” e il passaparola sotto l’ombrellone da spiaggia.
Della serie: come dargli torto al Siti nazionale? Ma quel che poco convince nell’analisi dello scrittore (e tutto il resto) è che per giustificare le sue asserzioni si rifà alla carriera letteraria di due personaggi che (lungi dall’essere troppo critico) scrittori a mala pena sono (preferibili più come commentatori politici): Roberto Saviano e Gianrico Carofiglio.
Non mi va di riferire le annose e irritanti questioni che i due portano su cos’è l’impegno e come il Siti tenti di abbattere le tesi per proclamare invece che l’obiettivo della letteratura non è la testimonianza ma l’avventura conoscitiva.
Disturba, se vogliamo, l’idea che da simili protagonisti, possa scaturire il destino o meno dell’arte dello scrivere e le sue conseguenze (per carità, Siti cita altri nomi, come per esempio la Murgia, ma è sui due lazzaroni che si ferma l’ordito del nostro).
Non è un caso che alla fine del libro, per ribadire i suoi concetti, sempre il Siti se la prenda con la televisione (di cui fu anche a suo tempo responsabile) e afferma: Le “storie” televisive o social nascono necessariamente mutilate, addomesticate a fin di bene. Il guaio è che troppo “storie” extraletterarie stingono sulla letteratura, prestandole andamenti, abitudini, modelli di credibilità; molti scrittori hanno cominciato a scrivere come fossero autori televisivi o social media manager in pectore, ossessionati dal problema del messaggio da far passare.
Della serie (ancora!): come dargli torto? Qual è dunque il vero contendere? Che l’impegno lo si trova al di là della risposta dei media o addirittura, nella letteratura, che non vi si trovi. Ma Siti la smetta di parlarci dei demoni parlando necessariamente con Satana.
di Alfredo Ronci
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