RECENSIONI
Nicolas Bouvier
Diario delle Isole Aran
Edizioni Diabasis, Pag.72 Euro 11,00
Il bello dei libri è che non finiscono mai di stupirci. Frase di una banalità sconcertante, lo so, però rende bene l'idea, secondo me, di quello che ho provato aprendo e leggendo per la prima volta nella vita qualcosa scritto da Nicolas Bouvier.
I libri, e chi li scrive, ti sorprendono perché tu magari ami particolarmente un genere, quindi hai i tuoi autori preferiti, sei un aficionados di quel particolare scrittore, che appena fa uscire un nuovo libro, una raccolta dei suoi scritti,le lettere che scriveva alla fidanzata o anche la lista della spesa voi vi fiondate in libreria. Ma poi può capitarvi di scorgere fra le vostre pietre miliari un nome nuovo, letto en passant da qualche parte, al quale non avevate dato gran peso ma ecco che vi capita un suo libro fra le mani, lo rigirate scettici poi un po' controvoglia vi mettete a leggerlo. Ed ecco in quel preciso istante nasce in voi un sentimento ambiguo. Di sconcerto, perché vi chiedete come avete fatto ad evitarlo finora; di estasi, perché pensate a tutto quello che tale autore ha scritto e potrete gustarvi.
In sintesi questo è quello che mi è capitato leggendo Il diario delle isole Aran del suddetto Nicolas Bouvier, svizzero, scrittore-viaggiatore oltreché fotografo, edito da Diabasis.
Bouvier appartiene a quella tipologia di uomo che non avendo territori inesplorati da scoprire o antiche città e civiltà da riportare alla luce si specializzò in viaggi dell'anima, in cui lo sguardo gettasse nuova luce su luoghi conosciuti,consegnando a noi lettori cronache e libri diventati bibbie per gli appassionati. Penso a Chatwin, Rumiz, Malatesta o Kapuscinski.
Questo piccolo diario, nato da un servizio fotografico e giornalistico per la rivista Geo, è un piccolo saggio della scrittura di Bouvier: misurata, attenta ai particolari minori, calibrata fra il dettaglio storico e l'impressione del viaggiatore ma allo stesso tempo ironica e divertente in alcuni passi. Il libro ci trasporta nelle sconosciute isole Aran, arcipelago al largo dell'Irlanda durante un inverno ventoso e gelido, non il luogo ideale per una scampagnata.
Bouvier è stato un viaggiatore nel senso più autentico del termine: lontano da ogni giudizio stereotipato ma sempre ricettivo nei confronti dello spirito del luogo, ha rifuggito ogni banalità turistica puntando su una sorta di essenzialità viaggiante che si riflette anche in uno stile apparentemente leggero, silenzioso, pacato che nasconde invece un lavoro di ricerca e di messa a punto della pagina. Così si dimostra in questo breve resoconto di viaggio: ci parla dei luoghi trasmettendoci la forza e il fascino di una natura ostica e selvaggia, ci parla del monachesimo cristiano, magico e testardo, che ha preso il via da queste isole per espandersi nel resto d'Europa.
Il diario delle isole Aran è quindi un ottimo preludio per scoprire un grande scrittore, oltrechè un grande uomo, in attesa della ristampa, sempre per i tipi di Diabasis, del suo libro forse più famoso, >strong>La polvere del mondo, racconto di un viaggio in Topolino in compagnia del pittore Thierry Vernet dalla natia Ginevra fino al cuore dell'Asia.
di Massimiliano Ferrari
I libri, e chi li scrive, ti sorprendono perché tu magari ami particolarmente un genere, quindi hai i tuoi autori preferiti, sei un aficionados di quel particolare scrittore, che appena fa uscire un nuovo libro, una raccolta dei suoi scritti,le lettere che scriveva alla fidanzata o anche la lista della spesa voi vi fiondate in libreria. Ma poi può capitarvi di scorgere fra le vostre pietre miliari un nome nuovo, letto en passant da qualche parte, al quale non avevate dato gran peso ma ecco che vi capita un suo libro fra le mani, lo rigirate scettici poi un po' controvoglia vi mettete a leggerlo. Ed ecco in quel preciso istante nasce in voi un sentimento ambiguo. Di sconcerto, perché vi chiedete come avete fatto ad evitarlo finora; di estasi, perché pensate a tutto quello che tale autore ha scritto e potrete gustarvi.
In sintesi questo è quello che mi è capitato leggendo Il diario delle isole Aran del suddetto Nicolas Bouvier, svizzero, scrittore-viaggiatore oltreché fotografo, edito da Diabasis.
Bouvier appartiene a quella tipologia di uomo che non avendo territori inesplorati da scoprire o antiche città e civiltà da riportare alla luce si specializzò in viaggi dell'anima, in cui lo sguardo gettasse nuova luce su luoghi conosciuti,consegnando a noi lettori cronache e libri diventati bibbie per gli appassionati. Penso a Chatwin, Rumiz, Malatesta o Kapuscinski.
Questo piccolo diario, nato da un servizio fotografico e giornalistico per la rivista Geo, è un piccolo saggio della scrittura di Bouvier: misurata, attenta ai particolari minori, calibrata fra il dettaglio storico e l'impressione del viaggiatore ma allo stesso tempo ironica e divertente in alcuni passi. Il libro ci trasporta nelle sconosciute isole Aran, arcipelago al largo dell'Irlanda durante un inverno ventoso e gelido, non il luogo ideale per una scampagnata.
Bouvier è stato un viaggiatore nel senso più autentico del termine: lontano da ogni giudizio stereotipato ma sempre ricettivo nei confronti dello spirito del luogo, ha rifuggito ogni banalità turistica puntando su una sorta di essenzialità viaggiante che si riflette anche in uno stile apparentemente leggero, silenzioso, pacato che nasconde invece un lavoro di ricerca e di messa a punto della pagina. Così si dimostra in questo breve resoconto di viaggio: ci parla dei luoghi trasmettendoci la forza e il fascino di una natura ostica e selvaggia, ci parla del monachesimo cristiano, magico e testardo, che ha preso il via da queste isole per espandersi nel resto d'Europa.
Il diario delle isole Aran è quindi un ottimo preludio per scoprire un grande scrittore, oltrechè un grande uomo, in attesa della ristampa, sempre per i tipi di Diabasis, del suo libro forse più famoso, >strong>La polvere del mondo, racconto di un viaggio in Topolino in compagnia del pittore Thierry Vernet dalla natia Ginevra fino al cuore dell'Asia.
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