RECENSIONI
Carlo Emilio Gadda
Divagazioni e garbuglio
Adelphi, Pag. 553 Euro 26,00
				Questo lavoro mi è imposto, come sono stati la maggior parte de’ miei scritti, con suggerimento o preghiera o ingiunzione obligante, da chi ritiene  o ritenesse  aver facoltà d’imporre: questo che qui, amo credere, da uno spirito amico, non già nell’intento sùbdolo di nuocermi, come più d’un caso è avvenuto, ad majorem humani generis laudem. (…) Dirò dunque , per divagazioni quello che  mi piacerà dire con libero estro: (libertà del pensiero è il torrone rompidente che ogni ideologo si compiace sgranocchiare  da mane a sera). Il divagare si addice a una varia  e molteplice casistica, qual è data dal rapporto genitori-figli, dove nel  girandolio dell’umano sentire discopre  d’attimo in attimo il novo barbaglio dell’inatteso.
Ecco dunque la spiegazione dello stesso Gadda, in quanto saggista. Sì perché il volume in questione, cinquecento pagine ed oltre, fa parte di una serie di interventi che l’ingegnere dedicò all’arte che più gli si confaceva (in realtà il libro offre un panorama culturale e sociale di una vastità e di una completezza assolutamente stupefacenti) e che lui curò con una dedizione quasi ossessiva.
Saggi brevi, ma proprio perché confinati entro uno spazio ben definito, in realtà erano degli interventi che spesso gettavano nel panico i direttori e i vice- direttori dei quotidiani e delle riviste, per la tormentosa elaborazione, per l’ossessiva ricerca linguistica (il brano in corsivo, pur se lontano da qualsivoglia elemento letterario ne è una riprova) e per la lunghezza inverosimile.
Ma Gadda era Gadda: al di là di certe pretese editoriali, lo si lasciava andare tra i suoi sentieri culturali offrendo ai lettori una passione vorace e nello stesso tempo incantatoria dei suoi riferimenti letterari, ma sociali in senso più ampio.
E il lettore non deve preoccuparsi se lungo le cinquecento e passa pagine a tratti può incontrare delle difficoltà o addirittura delle incomprensioni. Salti il brano, vada avanti, perché di sicuro nei momenti successivi troverà senz’altro esempi di magnifica lettura. In fondo cos’altro può dirsi degli omaggi che Gadda offre a Montale, alla Manzini, a Bacchelli, all’omonimo Gadda, a Carlo Porta, a Giuseppe Berto o a Bonaventura Tecchi di cui, parlando di un suo libro di racconti disse (con accostamenti surreali e divini) … Sebbene l’Avvertenza in parola non sia certo un modello di auto-ironia e di padronanza del proprio frak, essa ci offre tuttavia un suggerimento critico che raccogliamo volentieri: “scrittore di racconti”.
Non so se sia magia o addirittura vita. Comunque è.
di Alfredo Ronci
		
	Ecco dunque la spiegazione dello stesso Gadda, in quanto saggista. Sì perché il volume in questione, cinquecento pagine ed oltre, fa parte di una serie di interventi che l’ingegnere dedicò all’arte che più gli si confaceva (in realtà il libro offre un panorama culturale e sociale di una vastità e di una completezza assolutamente stupefacenti) e che lui curò con una dedizione quasi ossessiva.
Saggi brevi, ma proprio perché confinati entro uno spazio ben definito, in realtà erano degli interventi che spesso gettavano nel panico i direttori e i vice- direttori dei quotidiani e delle riviste, per la tormentosa elaborazione, per l’ossessiva ricerca linguistica (il brano in corsivo, pur se lontano da qualsivoglia elemento letterario ne è una riprova) e per la lunghezza inverosimile.
Ma Gadda era Gadda: al di là di certe pretese editoriali, lo si lasciava andare tra i suoi sentieri culturali offrendo ai lettori una passione vorace e nello stesso tempo incantatoria dei suoi riferimenti letterari, ma sociali in senso più ampio.
E il lettore non deve preoccuparsi se lungo le cinquecento e passa pagine a tratti può incontrare delle difficoltà o addirittura delle incomprensioni. Salti il brano, vada avanti, perché di sicuro nei momenti successivi troverà senz’altro esempi di magnifica lettura. In fondo cos’altro può dirsi degli omaggi che Gadda offre a Montale, alla Manzini, a Bacchelli, all’omonimo Gadda, a Carlo Porta, a Giuseppe Berto o a Bonaventura Tecchi di cui, parlando di un suo libro di racconti disse (con accostamenti surreali e divini) … Sebbene l’Avvertenza in parola non sia certo un modello di auto-ironia e di padronanza del proprio frak, essa ci offre tuttavia un suggerimento critico che raccogliamo volentieri: “scrittore di racconti”.
Non so se sia magia o addirittura vita. Comunque è.
di Alfredo Ronci
Dello stesso autore

				Carlo Emilio Gadda
				
				
		Villa in Brianza
Adelphi, Pag.67 Euro 5,50Si sappia subito, a scanso di frustrazioni, che il testo di Gadda è breve, anzi brevissimo, solo 17 pagine, e dunque tale da stimolare, sì, un certo appetito (di Gadda basta una frase per suscitare trepida ingordigia) ma ben lungi dal dare sazietà. E però ha il pregio di essere un racconto rimasto inedito fino al 2001, e denso di spunti che agli occhi degli esperti rivelano essere i prodromi di capolavori futuri, come La cognizione del dolore. Altra ragione di interesse è il contenuto amaramente autobiografico, là dove il ritratto dei genitori è tratteggiato, più che con ironia, con feroce sarcasmo.
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