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Il Paradiso degli Orchi
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CLASSICI

Alfredo Ronci

Due anime nella tempesta: 'Gabbie' di Fabrizio Puccinelli e Giovanni Mariotti.

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Del sottotitolo rimane un dubbio: quel "romanzo" (virgolettato) di due compagni di banco. Ma Mariotti, uno dei due autori spiega subito l'arcano: ha raccolto inediti di Puccinelli (da non trascurare il suo Il supplente per Franco Maria Ricci) e li ha assemblati dando loro una 'forma (Non credo che Fabrizio approverebbe tutti i miei interventi...). In più vi ha aggiunto di suo, una breve, ma intensa, autobiografia a mozzichi: l'infanzia a Lucca e subito la fuga a Roma. E poi il ritorno.

Quindi il 'romanzo' si presenta esattamente diviso in due: nella prima parte Puccinelli racconta quel poco della sua giovinezza e l'improvviso ricovero in ospedale psichiatrico (allora manicomio): L'animale prigioniero è il simbolo di tutte le negazioni e di tutte le distruzioni della vita, a cominciare dalla negazione e dalla distruzione psichiatriche.

Non ci è dato sapere perché un uomo, apparentemente sano ed equilibrato, si ritrovi, su pressione dei familiari, a varcare la soglia del manicomio (qualcosa verrà detto da Mariotti nella seconda parte), ma rimane lo sgomento del lettore nel prendere atto della lucidità della vittima, delle semplici ossessioni (chi umano non le ha?) dell'uomo (ha la passione per i cani, vorrebbe adottarne uno, ma recede ogni qual volta deve prendere la decisione finale... ma l'argomento 'canino' torna insistente lungo tutto l'arco della storia) e della resistenza passiva alla prigionia coatta.

Si sente diverso (nel bene e nel male forzoso) e inadeguato: il confronto con l'umanità più affaccendata gli sembra sproporzionato (C'era nell'uomo qualcosa dell'ingenuità idiota che è spesso una proprietà dei grandi lavoratori. Ci sono uomini che credono di lavorare per arricchirsi e invece hanno paura della vita e s'imboscano nel lavoro).

Quando esce dal manicomio fugge vicino Roma e tenta la carta dell'inviato (sapendo che nessuno mai raccoglierà le sue testimonianze): si ritrova tra i terremotati dell'Irpinia a raccontar di disgrazie, di animali abbandonati e di aiuti europei superiori alle esigenze. Ma è l'ossessione per i cani a segnare la sua esistenza: prima la triste vicenda della lupa, adottata e in seguito abbandonata e uccisa da una macchina e poi Cherokee (Cherokee fu il primo cane che allevai. Era una femmina maremmana e fu seria e tranquilla da piccola, poi diventò feroce e inquieta, poi di nuovo tranquilla, ed ebbe grandi cuccioli).

La seconda parte del 'romanzo' appartiene a Giovanni Mariotti: e sempre di gabbie e costrizioni si narra. Non del tutto metaforicamente. Lucca e dintorni sono il palcoscenico di un ragazzo prima e di un uomo poi alle prese con l'incomprensione della realtà: ... Lucca aveva scelto di presentarsi in forme dimesse e quasi stremate ma tutti sapevano che l'oro dei banchieri e dei mercanti mandava ancora barbagli dietro porte pesanti e disadorne e al sommo di scale slabbrate.

Giovanni è un bambino svelto ed irrequieto: ride senza motivo di fronte al suo insegnante (la madre, stordita dal lavoro e dalla povertà a stento comprende le reazioni del figlio), ma sa di appartenere ad una immaginazione diversa. Nonostante le avversità e le condizioni economiche (l'amico Fabrizio invece è ricco e i suoi genitori hanno la villa...) lo sostiene una tenacia esistenziale (Il 'niente' è un pochino noioso. Mi sono annoiato molto nella vita, ma la noia ha tenuto lontano altri demoni...) e la forza granitica di cercare altre soluzioni. Appena 'grande' se ne fugge a Roma (diventerà funzionario RAI)..

Del 'romanzo' rimane ancora una dolorosissima illuminazione finale, la morte improvvisa in una strada di Firenze di Fabrizio Puccinelli: come se l'uomo avesse di botto rinunciato al mondo e all'aria che si respira. E la sensazione di una comune prova letteraria fuori dai canoni di mercato.

Dice Mariotti in un passo del libro: Io non avevo mai scritto poesie – c'era nel fondo del mio carattere qualcosa di ostinatamente, duramente prosaico. Ero... sono contro la Poesia.

Un paradosso geniale a cui tributeremmo volentieri un applauso: un 'romanzo' essenziale, struggentemente poetico, ma della cui poesia e del suo impianto se ne traccia la distanza. Abissale.

Uno dei libri più intensi di questi anni noiosi.





L'edizione da noi considerata è:



Fabrizio Puccinelli e Giovanni Mariotti

Gabbie

Marsilio - 2006



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