RECENSIONI
Hans Fallada
E adesso, pover'uomo?
Sellerio, Traduzione di Mario Tobino, Pag. 563 Euro 10.00
Non vorrei replicare la tiritera dello scomparso Beniamino Placido, ma in pieno 2022 chi leggerebbe mai un libro come quello di Fallada?
Non basta sapere che Adorno e Horkheimer definirono quest’opera come uno dei più significativi romanzi tedeschi del periodo prefascista? Non basta sapere che racconta uno dei periodi più drammatici della storia tedesca, e cioè, le ultime tracce della Repubblica di Weimar e le prime avvisaglie terroristiche del partito nazista?
Gli anni sono quelli che vanno dai primi del ’30 a tutto il ’32, e in questo breve scorcio di tempo si svolge il dramma esistenziale di Johannes Pinneberg, semplice impiegato che però riesce a perdere il lavoro per ben due volte, e di sua moglie Lammchen (sorta di vezzeggiativo che in tedesco equivale a agnellino) che non lavora, tranne cucire delle vecchie stoffe per conoscenti, ma madre di un neonato apparso in vita come manna dal cielo.
Si diceva, un periodo, quello raccontato da Fallada, pieno di incognite, che raccoglieva episodi che poi, tutti insieme, costituirono anche la vendetta che Hitler adottò nei confronti, prima della Germania stessa, e poi dei paesi vicini. Come non dimenticare il fallimento delle banche nel ’29, la caduta della Repubblica di Weimar, e ancora più indietro, il fallimento dell’insurrezione spartachista a Berlino nel ’19, e i putsch reazionari di Kapp nel ’20 e di Hitler nel ’23.
E adesso, pover’uomo parla della vita modesta di un impiegato prima e di un nullafacente poi, che non si lascia distrarre da questioni politiche, ma che nella politica raccoglie i suoi fallimenti, e soprattutto di certe conoscenze che in qualche modo influenzeranno la sua vita. Come quella di sua madre, che chiede in continuazione soldi, ma poi si scopre ricca. Dell’amante di lei, che però è uno spirito libero e ogni tanto gli tocca fare qualche mese in prigione. Di un suo ex collega di lavoro, che fa il fotografo e che è iscritto ad un circolo di nudisti. Fino ai vari datori di lavoro anche loro preda dei bisogni più economici.
Il romanzo si legge bene, perché ha uno stile chiaro e luminoso. Non mi sembra, francamente (e come se lo hanno detto), un capolavoro, ma certo una presa di posizione netta verso una situazione che in breve tempo porterà la Germania a fare i conti col proprio destino. Ma i lettori del 2022 dovrebbero leggerlo. Altro che.
di Alfred Ronci
Non basta sapere che Adorno e Horkheimer definirono quest’opera come uno dei più significativi romanzi tedeschi del periodo prefascista? Non basta sapere che racconta uno dei periodi più drammatici della storia tedesca, e cioè, le ultime tracce della Repubblica di Weimar e le prime avvisaglie terroristiche del partito nazista?
Gli anni sono quelli che vanno dai primi del ’30 a tutto il ’32, e in questo breve scorcio di tempo si svolge il dramma esistenziale di Johannes Pinneberg, semplice impiegato che però riesce a perdere il lavoro per ben due volte, e di sua moglie Lammchen (sorta di vezzeggiativo che in tedesco equivale a agnellino) che non lavora, tranne cucire delle vecchie stoffe per conoscenti, ma madre di un neonato apparso in vita come manna dal cielo.
Si diceva, un periodo, quello raccontato da Fallada, pieno di incognite, che raccoglieva episodi che poi, tutti insieme, costituirono anche la vendetta che Hitler adottò nei confronti, prima della Germania stessa, e poi dei paesi vicini. Come non dimenticare il fallimento delle banche nel ’29, la caduta della Repubblica di Weimar, e ancora più indietro, il fallimento dell’insurrezione spartachista a Berlino nel ’19, e i putsch reazionari di Kapp nel ’20 e di Hitler nel ’23.
E adesso, pover’uomo parla della vita modesta di un impiegato prima e di un nullafacente poi, che non si lascia distrarre da questioni politiche, ma che nella politica raccoglie i suoi fallimenti, e soprattutto di certe conoscenze che in qualche modo influenzeranno la sua vita. Come quella di sua madre, che chiede in continuazione soldi, ma poi si scopre ricca. Dell’amante di lei, che però è uno spirito libero e ogni tanto gli tocca fare qualche mese in prigione. Di un suo ex collega di lavoro, che fa il fotografo e che è iscritto ad un circolo di nudisti. Fino ai vari datori di lavoro anche loro preda dei bisogni più economici.
Il romanzo si legge bene, perché ha uno stile chiaro e luminoso. Non mi sembra, francamente (e come se lo hanno detto), un capolavoro, ma certo una presa di posizione netta verso una situazione che in breve tempo porterà la Germania a fare i conti col proprio destino. Ma i lettori del 2022 dovrebbero leggerlo. Altro che.
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Ognuno muore solo
Sellerio, Pag. 740 Euro 16.00E’ l‘ennesima ristampa di quello che è considerato il capolavoro di Fallada. I nostri editori hanno sempre trattato bene lo scrittore tedesco, a cominciare anche dall’ultima versione che ne ha fatto Einaudi con una copertina, mi si passi l’appunto, veramente entusiasmante.
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