RECENSIONI
Herman Brusselmans
Ex drummer
Elliot, Pag. 166 Euro 15,00
Delirio rock belga firmato da Herman Brusselmans, poliedrico artista fiammingo classe 1957, Ex drummer è un giocattolo letterario destinato a fare la gioia di tutti gli spiriti rock europei; feroce, caustico e cinico come poco altro in circolazione, è una terrificante e (discretamente) torrenziale rappresaglia nei confronti della prevedibilità, della linearità e della buona educazione (altrimenti nota come: "sensibilità", o "rispetto del prossimo"). Brusselmans mostra una notevole capacità dialogica;
in traduzione non va perduto nulla dei suoi brucianti, immediati scambi di battute. Tutto il resto è stravaganza e grottesco: grottesca la storia della genesi della band protagonista del libro, i "The Feminists", nato come complesso rock formato da quattro portatori di handicap (il narratore ha il limite di non saper suonare la batteria; degli altri parleremo più avanti); grottesche le interazioni sociali del narratore e di sua moglie col resto del mondo (incluse capatine nel loro ampio letto); grottesca e ridicola la violenza sparpagliata qua e là nel romanzo, micidiale l'efficacia della rappresentazione dei festival indie rock poco più che amatoriali. In tutto questo scenario alternativo cazzone – non trovo definizione più adeguata – c'è soltanto un elemento sinceramente solare: l'amore tra il narratore (l'ex batterista del titolo) e sua moglie. Nonostante tutto, e quando leggete "tutto" prendetelo nell'accezione più ricca e allegra del termine, la relazione tra lui e la sua Lio, una zingara di eccezionale bellezza, domina, trionfa e guida la narrazione di qua e di là, puntinandola di dolcezza e di erotismo. Coniugale. È una brava moglie, è più giovane di me, è bellissima e guadagna bene. Non so cos'altro si possa desiderare da una moglie. E poi ha un buon senso dell'umorismo, non è una ninfomane, sa servire in tavola un pasto, non disdegna di lavare i piatti e spolverare, ha la patente e trova che praticamente chiunque sia un coglione o una stronza. Di me invece pensa che io sia la fine del mondo. Anch'io di lei (pag. 11).
Il nostro narratore si presenta bene: Io sono molto felice, decisamente malato, consumato dai dubbi esistenziali e del tutto indifferente alla morte. Questa combinazione è davvero possibile solo se possiedi uno spirito forte, se sei disposto a lottare fino all'ultimo e sei cinico come il re del Siam. Per il resto si tira avanti, stando attenti a dove soffia il vento e facendo attenzione a non crollare miseramente. Nel caso succeda, bisogna prendere le cose con filosofia e cercare di rialzarsi (pag. 9), punto; è felice per via del suo relativo benessere economico (è uno scrittore popolare in patria) e per via della sua magnifica mogliettina; è malato d'uno sveviano male oscuro; è consumato dai dubbi perché sa che si deve dubitare di tutto, nella vita, ed è indifferente alla morte perché... a cos'altro bisogna essere indifferenti se non alla morte?
Si tiene su con un po' di Xanax, whisky, sessanta sigarette, un po' di esercizio alla batteria e fortune sparse. Quando tre handicappati si presentano alla sua porta, tutti emozionati – sono suoi vecchi fan, molto ben informati sulle sue passioni – per domandargli di essere parte di una band nata per affrontare e vincere un festival indie rock e per suonare in uno e un solo concerto, con due pezzi originali e una cover, non può che accettare. Conditio sine qua non, per essere parte della band, è avere una handicap.
Quattro handicappati mettono su un gruppo. Uno di loro è famoso, gli altri tre no. Uno di loro è un ex detenuto, gli altri tre no. Uno di loro è frocio, gli altri tre no. Uno di loro è sposato e ha un figlio, gli altri tre no (pag. 20). E c'è un sordo, uno con un arto paralizzato, un pazzo misogino e violento: questa è la compagnia che accoglierà il narratore. By the way, sono tutti e quattro laureati: lui in Lettere, due in Psicologia e uno in Ingegneria Elettronica. Quanto alla successiva integrazione nel mondo del lavoro, stendiamo un velo pietoso. Grande rivale della band, sarà un vecchio amico del narratore, "Big Dick" (indovinate perché? Esatto). Pesa centoventi chili, porta sei anelli e otto orecchini, tiranneggia una donnina insignificante, è un ex sagrestano, beve birra a tutto spiano e si gloria del suo uccello appena può (ma nel romanzo incontrerà la giusta nemesi: una chiusura lampo, live in concert).
Bruciarvi episodi allucinanti come l'autodistruzione della famiglia dell'unico membro dei Feminists sposato – con tanto di coprofagia della bambina, e successiva prevedibile atrocità – è probabilmente molto ingiusto, da parte mia; non mi metterò ad anticipare troppo. Diciamo che, in sintesi, Ex drummer si lascia leggere, nonostante qualche colpo veramente basso (al buon gusto, e al buon senso) e mi sembra possa guadagnare consensi e conquistare proseliti a livello di appassionati di rock e di pop (con un gran senso dell'umorismo) in vena di risate grasse e di umorismo molto scorretto, politicamente parlando. Come si legge nella bandella dell'edizione Elliot, è un libro "lurido, rude, esagerato, comico": allucinato, aggiungo, e davvero cattivello.
Consigliato ai rockettari con lo stomaco forte. E soltanto a loro.
di Gianfranco Franchi
in traduzione non va perduto nulla dei suoi brucianti, immediati scambi di battute. Tutto il resto è stravaganza e grottesco: grottesca la storia della genesi della band protagonista del libro, i "The Feminists", nato come complesso rock formato da quattro portatori di handicap (il narratore ha il limite di non saper suonare la batteria; degli altri parleremo più avanti); grottesche le interazioni sociali del narratore e di sua moglie col resto del mondo (incluse capatine nel loro ampio letto); grottesca e ridicola la violenza sparpagliata qua e là nel romanzo, micidiale l'efficacia della rappresentazione dei festival indie rock poco più che amatoriali. In tutto questo scenario alternativo cazzone – non trovo definizione più adeguata – c'è soltanto un elemento sinceramente solare: l'amore tra il narratore (l'ex batterista del titolo) e sua moglie. Nonostante tutto, e quando leggete "tutto" prendetelo nell'accezione più ricca e allegra del termine, la relazione tra lui e la sua Lio, una zingara di eccezionale bellezza, domina, trionfa e guida la narrazione di qua e di là, puntinandola di dolcezza e di erotismo. Coniugale. È una brava moglie, è più giovane di me, è bellissima e guadagna bene. Non so cos'altro si possa desiderare da una moglie. E poi ha un buon senso dell'umorismo, non è una ninfomane, sa servire in tavola un pasto, non disdegna di lavare i piatti e spolverare, ha la patente e trova che praticamente chiunque sia un coglione o una stronza. Di me invece pensa che io sia la fine del mondo. Anch'io di lei (pag. 11).
Il nostro narratore si presenta bene: Io sono molto felice, decisamente malato, consumato dai dubbi esistenziali e del tutto indifferente alla morte. Questa combinazione è davvero possibile solo se possiedi uno spirito forte, se sei disposto a lottare fino all'ultimo e sei cinico come il re del Siam. Per il resto si tira avanti, stando attenti a dove soffia il vento e facendo attenzione a non crollare miseramente. Nel caso succeda, bisogna prendere le cose con filosofia e cercare di rialzarsi (pag. 9), punto; è felice per via del suo relativo benessere economico (è uno scrittore popolare in patria) e per via della sua magnifica mogliettina; è malato d'uno sveviano male oscuro; è consumato dai dubbi perché sa che si deve dubitare di tutto, nella vita, ed è indifferente alla morte perché... a cos'altro bisogna essere indifferenti se non alla morte?
Si tiene su con un po' di Xanax, whisky, sessanta sigarette, un po' di esercizio alla batteria e fortune sparse. Quando tre handicappati si presentano alla sua porta, tutti emozionati – sono suoi vecchi fan, molto ben informati sulle sue passioni – per domandargli di essere parte di una band nata per affrontare e vincere un festival indie rock e per suonare in uno e un solo concerto, con due pezzi originali e una cover, non può che accettare. Conditio sine qua non, per essere parte della band, è avere una handicap.
Quattro handicappati mettono su un gruppo. Uno di loro è famoso, gli altri tre no. Uno di loro è un ex detenuto, gli altri tre no. Uno di loro è frocio, gli altri tre no. Uno di loro è sposato e ha un figlio, gli altri tre no (pag. 20). E c'è un sordo, uno con un arto paralizzato, un pazzo misogino e violento: questa è la compagnia che accoglierà il narratore. By the way, sono tutti e quattro laureati: lui in Lettere, due in Psicologia e uno in Ingegneria Elettronica. Quanto alla successiva integrazione nel mondo del lavoro, stendiamo un velo pietoso. Grande rivale della band, sarà un vecchio amico del narratore, "Big Dick" (indovinate perché? Esatto). Pesa centoventi chili, porta sei anelli e otto orecchini, tiranneggia una donnina insignificante, è un ex sagrestano, beve birra a tutto spiano e si gloria del suo uccello appena può (ma nel romanzo incontrerà la giusta nemesi: una chiusura lampo, live in concert).
Bruciarvi episodi allucinanti come l'autodistruzione della famiglia dell'unico membro dei Feminists sposato – con tanto di coprofagia della bambina, e successiva prevedibile atrocità – è probabilmente molto ingiusto, da parte mia; non mi metterò ad anticipare troppo. Diciamo che, in sintesi, Ex drummer si lascia leggere, nonostante qualche colpo veramente basso (al buon gusto, e al buon senso) e mi sembra possa guadagnare consensi e conquistare proseliti a livello di appassionati di rock e di pop (con un gran senso dell'umorismo) in vena di risate grasse e di umorismo molto scorretto, politicamente parlando. Come si legge nella bandella dell'edizione Elliot, è un libro "lurido, rude, esagerato, comico": allucinato, aggiungo, e davvero cattivello.
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