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CINEMA E MUSICA

Alfredo Ronci

Forse il migliore: “Sky trails” di David Crosby.

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Non so come mai David abbia realizzato due dischi in più di 15 anni e adesso, in poco meno di due anni, ne ha fatti addirittura tre.
Si dice che stia meglio; si dice che ha riagganciato artisti che per un po’ erano stati isolati (ma Tom Petty, la cui scomparsa ci addolora, dove lo mettiamo?); fatto sta che ora Crosby fa le cose sul serio e le fa in grande.
Non ascoltate quelli che dicono che Sky trails assomigli al mitico If you… no , proprio non ci siamo. E non è perché l’uno è opera vitale e quest’ultimo è un pianto della madonna. No, anzi, Sky trails è un gran bel disco, ma sono i tempi e i modi che fanno la differenza tra le due composizioni.
Questo, a parte il brano iniziale, che mi sembra una stupida rimasticatura degli Steely Dan, è una cosa preziosa, molto signorile e garbata e che traccia una linea di continuità tra le magnifiche opzioni di tanti anni fa (ancora If you…) e le nuove atmosfere di oggi.
Ma c’è sempre il passato, come quando Crosby fa sua Amelia, il capolavoro di Joni Mitchell, contenuto in Hejira, trasmutandola e onorandola in modo autentico e sincero (che poi tra i due ci sia stata una storia da giovani, beh, sono affari loro).
Niente altro da dire, sul serio. Cose buone ed ottime. Mi rimane da aggiungere che i vecchi quattro dell’Apocalisse (sic!) e cioè Crosby appunto, Stills, Nash e Young si danno molto da fare. Stills ha fatto ora un disco con Judi Collins, la sua vecchia fiamma, Nash ha prodotto un’opera di concreta fascinazione e Young, beh Young ha sempre molto da dire e raccontare.
Ma per il sottoscritto David Crosby rimane il più grande e benvoluto.
Brindiamo ai suoi settant’anni e più.



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