CLASSICI
Alfredo Ronci
Giuseppe Mazzaglia e l'ossessione per i quarti di carne: 'Principi generali'.

Sorprende, parzialmente, che le edizioni ISBN, nella collana Novecento italiano, ripubblichino Giuseppe Mazzaglia. La parzialità non sta nell'offerta, ma nella riscoperta.
Sì perché lo scrittore catanese, nel nostro panorama letterario, è un oggetto non identificato, una sorta di ufo che ha volteggiato nei nostri cieli (solo quattro libri) ma non è mai atterrato tra i comuni mortali. Eppure delle ossessioni di quest'ultimi ne è cinta la testa: e se si scoprono le carte e se si confessa che è il sesso a farla da padrone, meglio ancora, la fisima per il femminile gigantesco e felliniano (chissà chi fu il primo a svelare la brama per le quintalate di carne, se il regista di Amarcord, che in una scena del film s'ammalò di febbre cerebrale per essere stato sommerso dalle 'sise' prodigiose di una tabaccaia, o lo scrittore visionario, obnubilato, nella sua arte, dal fascino perentorio di portentosi stacchi di coscia e quarti di macelleria?), rimane ancor più misterioso – di questi tempi sì di mignotteria, ma così casti e reazionari – la scelta di argomentazioni e scrittore così licenziosi ed osé.
Principi generali, l'ultimo romanzo di Mazzaglia – parliamo del 1993 e chissà cosa ne pensi di questa diluizione temporale il nostro Camilleri – ritorna sul luogo del delitto del primo Ricordo di Anna Paola Spadoni (quello ripubblicato da ISBN). Ma mentre quest'ultimo si esplicitava nell'ossessione di un professore per l'allieva, l'altro mostra un quadro quasi quasi ordinario ed usuale: una giovane donna-montagna promessa in sposa da una procace e porca suocera, ad un uomo affamato di fica. Che sorvola persino su aspetti non del tutto sentimentali (accordo di nozze che si configurava più esattamente un accordo di affari).
Dunque: rappresentazione mitica ed ancestrale della femmina? Forse. Eccola al suo apparire: E' così alta la cavallona! Sotto la schiena vigorosa e oltre il taglio, al confronto esile, di vita, i lombi hanno raggiunto una rilevanza invereconda, colossale, aperta, quanto il ventre una sterminata ampiezza.
Durante la luna di miele e durante la prima notte la cavallona – che peraltro copre di contumelie lo sposo dandogli spesso dello 'stronzo' – rivela la sua vera cognizione, che non riveliamo per non 'disturbar' il lettore. Rimane però personaggio centrale dell'opera così inusuale: a dispetto delle idee e delle voglie del consorte, già al suo arrivo nell'ameno luogo, premio di nozze, Sergia, così il suo nome, conquista per occupazione indebita di suolo pubblico l'ammirazione e la considerazione degli altri convenuti all'albergo, sottraendo al marito il reale senso del possesso, ma gratificandogli e sottraendogli al medesimo tempo l'eros: L'assillo forsennato di integrità (il problema della fica), del riparo idoneo, chiuso, statuito, insormontabile, era in capo ai pensieri della ragazza e fu subito esplicitato.
Con una parola sola si potrebbe dire che questo romanzo è una storia di sverginamento: perché l'atto alla fine si realizza ma conchiude il senso ultimo della vicenda, ma non i valori in campo. Perché il pover'uomo capirà – ma non il lettore di questo pezzo – che il sentimento della cavallona e gigantesca consorte sarà altro dal semplice offrire la gagliardia di un sesso spropositato. Mantide di qualsiasi uccello (intendasi cazzo).
Ripetiamo, Mazzaglia è autore bizzarro, ma sapienziale nell'arte letteraria: ed è quasi gaddiana, e peraltro quest'ultima seppur prodigiosa era tenuta da frenate autocensorie.
Qui non vi sono freni: i corpi assumono dimensioni oniriche e spaventose, ma tutt'altro che deceleranti.
L'edizione da noi considerata è:
Giuseppe Mazzaglia
Principi generali
Anabasi - 1993
Sì perché lo scrittore catanese, nel nostro panorama letterario, è un oggetto non identificato, una sorta di ufo che ha volteggiato nei nostri cieli (solo quattro libri) ma non è mai atterrato tra i comuni mortali. Eppure delle ossessioni di quest'ultimi ne è cinta la testa: e se si scoprono le carte e se si confessa che è il sesso a farla da padrone, meglio ancora, la fisima per il femminile gigantesco e felliniano (chissà chi fu il primo a svelare la brama per le quintalate di carne, se il regista di Amarcord, che in una scena del film s'ammalò di febbre cerebrale per essere stato sommerso dalle 'sise' prodigiose di una tabaccaia, o lo scrittore visionario, obnubilato, nella sua arte, dal fascino perentorio di portentosi stacchi di coscia e quarti di macelleria?), rimane ancor più misterioso – di questi tempi sì di mignotteria, ma così casti e reazionari – la scelta di argomentazioni e scrittore così licenziosi ed osé.
Principi generali, l'ultimo romanzo di Mazzaglia – parliamo del 1993 e chissà cosa ne pensi di questa diluizione temporale il nostro Camilleri – ritorna sul luogo del delitto del primo Ricordo di Anna Paola Spadoni (quello ripubblicato da ISBN). Ma mentre quest'ultimo si esplicitava nell'ossessione di un professore per l'allieva, l'altro mostra un quadro quasi quasi ordinario ed usuale: una giovane donna-montagna promessa in sposa da una procace e porca suocera, ad un uomo affamato di fica. Che sorvola persino su aspetti non del tutto sentimentali (accordo di nozze che si configurava più esattamente un accordo di affari).
Dunque: rappresentazione mitica ed ancestrale della femmina? Forse. Eccola al suo apparire: E' così alta la cavallona! Sotto la schiena vigorosa e oltre il taglio, al confronto esile, di vita, i lombi hanno raggiunto una rilevanza invereconda, colossale, aperta, quanto il ventre una sterminata ampiezza.
Durante la luna di miele e durante la prima notte la cavallona – che peraltro copre di contumelie lo sposo dandogli spesso dello 'stronzo' – rivela la sua vera cognizione, che non riveliamo per non 'disturbar' il lettore. Rimane però personaggio centrale dell'opera così inusuale: a dispetto delle idee e delle voglie del consorte, già al suo arrivo nell'ameno luogo, premio di nozze, Sergia, così il suo nome, conquista per occupazione indebita di suolo pubblico l'ammirazione e la considerazione degli altri convenuti all'albergo, sottraendo al marito il reale senso del possesso, ma gratificandogli e sottraendogli al medesimo tempo l'eros: L'assillo forsennato di integrità (il problema della fica), del riparo idoneo, chiuso, statuito, insormontabile, era in capo ai pensieri della ragazza e fu subito esplicitato.
Con una parola sola si potrebbe dire che questo romanzo è una storia di sverginamento: perché l'atto alla fine si realizza ma conchiude il senso ultimo della vicenda, ma non i valori in campo. Perché il pover'uomo capirà – ma non il lettore di questo pezzo – che il sentimento della cavallona e gigantesca consorte sarà altro dal semplice offrire la gagliardia di un sesso spropositato. Mantide di qualsiasi uccello (intendasi cazzo).
Ripetiamo, Mazzaglia è autore bizzarro, ma sapienziale nell'arte letteraria: ed è quasi gaddiana, e peraltro quest'ultima seppur prodigiosa era tenuta da frenate autocensorie.
Qui non vi sono freni: i corpi assumono dimensioni oniriche e spaventose, ma tutt'altro che deceleranti.
L'edizione da noi considerata è:
Giuseppe Mazzaglia
Principi generali
Anabasi - 1993
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