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Il Paradiso degli Orchi
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RECENSIONI

Percival Everett

Glifo

Nutrimenti, Pag. 221 Euro 14,50
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Sincerità per sincerità? Dalla lettura di questo libro non ci ho cavato un ragno dal buco. E sarei pure curioso di sapere come avrà disquisito quel "tuttologo" di Luca Sofri durante la presentazione dell'opera, ammettendo che siffatta possibilità sia andata in porto se non altrimenti un coup de théâtre dell'omino, avvezzo ad autocelebrarsi.

Gli strilli dei comunicati stampa parlano di Glifo come di un evento, di un capolavoro e l'autore, di un genio. Ma dicesi così, secondo la definizione dello stesso Everett: Genio significa trovare un modo per tornare all'inizio dove le verità sono sincere e oneste e forse addirittura pure. (pag.97)

Sarà per questo che il romanzo parla di un bambino prodigio con un quoziente intellettivo superiore a quattrocento? Perché secondo alcuni, non secondo me, le verità sono sincere ed oneste quando si è in giovane età.

Supposizioni.

Glifo è un tentativo di costruire un romanzo-diverso su posizioni sperimentali e di rottura che privilegiano la ricerca del linguaggio verso uno scardinamento di ogni struttura sintattica e semantica (sì lo so, si diceva così del Gruppo 63), ma nel 2007, con arguzie metaletterarie da new economy, cosa vuoi che significhi (e dico significhi, citando Totò) un approccio del genere?

Everett è colto e preparato, nonostante, come ci informano terza e quarta di copertina, traffichi con animali nel suo ranch californiano – neanche fosse Bush (pronuncia bosh) – e tenta tra l'altro di scardinare, nel corso del romanzo, alcune colonne portanti della letteratura e cultura mondiale, come fosse il giochetto della torre da cui si getta sotto quello più antipatico.

E se la piglia con Roland Barthes, di cui ne fa un curioso personaggio saccente e culodipendente (nel senso che dipende dal fondoschiena femminile, meglio chiarire di questi tempi, perché l'omo-revisionismo che trasforma tutti gli uomini in velati diversi è sempre in agguato) e se la piglia pure con Thomas Pynchon (e qui nemmeno mi dispiace) citando un suo scritto: Nanna mi ha dato L'incanto del lotto 49 mi mette sonno, ma me l'ha portato lei vorrei che Nanna stesse sempre con me (pag.122).

Ma su, Everett, non puoi negare che Pynchon sia fonte di ispirazione: allora sputi nel piatto dove mangi?

A me personalmente ha messo sonno il suo di romanzo: con queste scorribande di rapinatori che si dividono lo stesso bambino, di genitori che in piena dolente disgrazia disquisiscono di Propp e della sua morfologia della fiaba russa (non era meglio il film Il mondo nuovo? Almeno lì c'era un solo rapinatore, un solo bambino e neppure tanto genialoide, e una storia tutto sommato fluida) e con valanghe di citazioni sapienti e preparate che saranno pure un fiore nell'occhiello, ma si sa, senza l'acqua i fiori appassiscono subito.

Disconosco forse un discorso a latere? Come i giudici? Come avrebbe detto Gassman, il vecchio: onestamente lo ignoro.

Non cerco mai di essere divertente, perché non funziona avrebbe detto qualche tempo fa Everett. Infatti in questo caso non ha funzionato. Tutto troppo costruito, tutto troppo artefatto, tutto troppo...

Oughhhh... Mi vien da sbadigliare anche a recensirlo...





di Alfredo Ronci


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Insipido


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Rivolgo la frittata: se tu hai letto un libro e non sei riuscito a coglierne l'essenza, lo hai letto per davvero? A quanto pare sì. Perché io l'ho fatto.
Lo ammetto: Percival Everett non mi ha mai trasmesso nulla nonostante sappia, facendo questo mestiere, che ha parecchi estimatori italiani.

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Dove comincia il West? Per Percival Everett molto lontano dai luoghi comuni . Nutrimenti (che ha pubblicato tutti i romanzi dell'autore americano in Italia) regala la traduzione del romanzo parodistico del 1994 God's Country, Il paese di Dio.
Un vero western che vede protagonista Curt Mader, antieroe per eccellenza, con tutti i difetti che i bianchi dell'epoca (solo dell'epoca?) potevano avere: codardia, xenofobia, ingenuità bifolca, sessualità pronunciata e tante balle pronte ad essere servite alla prima occasione.

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