RECENSIONI
Fabio Bussotti
Il cameriere di Borges
Mincione Edizioni, Pag. 260 Euro 9,90
				Se non è per sua natura ubiquo ai casi come l’ispettore Ingravallo di Gadda, il commissario Bertone è però costretto a diventarlo. Non per seguire molti casi, ma per seguirne uno solo che aprendosi come una scatola cinese rivela misteri e misfatti a non finire, e a un certo punto lo costringe ad approdare a Buenos Aires. Ci si diverte parecchio, Bussotti, a ingarbugliare e sgarbugliare la matassa e a intrecciarla con fili diversi. E in parallelo c’è da ingarbugliare e sgarbugliare la matassa degli amori che allietano e tormentano il povero commissario dell’Esquilino. 
È evidente che l’Autore ha tanta simpatia per il suo personaggio, e lo segue con costante affetto e umorismo, ma appunto per sviluppare in pieno l’aspetto umoristico è costretto a strapazzarlo un po’, mettendolo a volte in situazioni a dir poco imbarazzanti.
Al secondo piano scivolò e andò a dare una culata contro la porta di un’agenzia di assicurazioni. Non si fece troppo male. Si rialzò. Lanciò senza troppa convinzione un altro “Fermati!” e poi, con la trippa ballonzolante, scese fino al piano terra. Trovò il portone spalancato. Si affacciò sul marciapiede (…) Sentì che faceva freschetto… Per forza, era in mutande e con la pistola in mano…
Spesso sfigato, il commissario Bertone ha però la fortuna di essere affiancato, in alcuni dei momenti più critici, da una collaboratrice d’eccezione: l’affascinante Mafalda che, oltre a dimostrare un insospettabile acume, porta avanti la lodevole missione di rincuorarlo con un indomito fervore sessuale. Mafalda, che nella vita fa la storica dell’arte, gli offre un’altra interessante prestazione: essendo spagnola può fargli egregiamente da interprete in quella parte dell’avventura che si svolge in America Latina.
Tutto comincia con la partenza di uno scialbo (in apparenza) vicino di casa, che gli affida un plico da conservare accuratamente. Quando la busta scompare, e anche il vicino diventa irreperibile, Bertone si accorge che niente è come sembra. L’innocuo ometto è sospettato di celare identità diverse (guerrigliero, bandito, spia, o semplicemente ex cameriere di Borges?). Quanto al plico, altrettanto fitto è il mistero, perché potrebbe trattarsi di un inedito di Borges (autentico o apocrifo) ma anche di un documento scottante legato alla sorte dei desaparecidos della dittatura argentina, o di un reperto di matrice criminale.
Bussotti suona abilmente tutte le corde dello strumento che ha congegnato. C’è l’elemento esotico e c’è l’ambiente casereccio di una caserma nostrana con le solite caratterizzazioni degli agenti. C’è una girandola di colpi di scena sul piano poliziesco. E c’è la condizione esistenziale del commissario Bertone, diviso tra la focosa amante spagnola e l’ex moglie: due donne che, a furia di slanci e pentimenti, lo mettono in croce. Ecco, se vogliamo trovare un difetto a questo godibilissimo romanzo, lo si può individuare in qualche giravolta di troppo sul piano sentimentale, come se sul punto di chiudere il romanzo l’autore fosse stato sopraffatto dall’indecisione. Forse vuole solo tenere sulla corda i lettori, alternando i colpi di scena sul piano poliziesco, che non mancano, con quelli personali del commissario.
Il romanzo ha una sua storia. Già pubblicato dalla Perdisa Pop come secondo episodio della serie del commissario Bertone, ha ora ricevuto una seconda vita.
di Giovanna Repetto
		
	È evidente che l’Autore ha tanta simpatia per il suo personaggio, e lo segue con costante affetto e umorismo, ma appunto per sviluppare in pieno l’aspetto umoristico è costretto a strapazzarlo un po’, mettendolo a volte in situazioni a dir poco imbarazzanti.
Al secondo piano scivolò e andò a dare una culata contro la porta di un’agenzia di assicurazioni. Non si fece troppo male. Si rialzò. Lanciò senza troppa convinzione un altro “Fermati!” e poi, con la trippa ballonzolante, scese fino al piano terra. Trovò il portone spalancato. Si affacciò sul marciapiede (…) Sentì che faceva freschetto… Per forza, era in mutande e con la pistola in mano…
Spesso sfigato, il commissario Bertone ha però la fortuna di essere affiancato, in alcuni dei momenti più critici, da una collaboratrice d’eccezione: l’affascinante Mafalda che, oltre a dimostrare un insospettabile acume, porta avanti la lodevole missione di rincuorarlo con un indomito fervore sessuale. Mafalda, che nella vita fa la storica dell’arte, gli offre un’altra interessante prestazione: essendo spagnola può fargli egregiamente da interprete in quella parte dell’avventura che si svolge in America Latina.
Tutto comincia con la partenza di uno scialbo (in apparenza) vicino di casa, che gli affida un plico da conservare accuratamente. Quando la busta scompare, e anche il vicino diventa irreperibile, Bertone si accorge che niente è come sembra. L’innocuo ometto è sospettato di celare identità diverse (guerrigliero, bandito, spia, o semplicemente ex cameriere di Borges?). Quanto al plico, altrettanto fitto è il mistero, perché potrebbe trattarsi di un inedito di Borges (autentico o apocrifo) ma anche di un documento scottante legato alla sorte dei desaparecidos della dittatura argentina, o di un reperto di matrice criminale.
Bussotti suona abilmente tutte le corde dello strumento che ha congegnato. C’è l’elemento esotico e c’è l’ambiente casereccio di una caserma nostrana con le solite caratterizzazioni degli agenti. C’è una girandola di colpi di scena sul piano poliziesco. E c’è la condizione esistenziale del commissario Bertone, diviso tra la focosa amante spagnola e l’ex moglie: due donne che, a furia di slanci e pentimenti, lo mettono in croce. Ecco, se vogliamo trovare un difetto a questo godibilissimo romanzo, lo si può individuare in qualche giravolta di troppo sul piano sentimentale, come se sul punto di chiudere il romanzo l’autore fosse stato sopraffatto dall’indecisione. Forse vuole solo tenere sulla corda i lettori, alternando i colpi di scena sul piano poliziesco, che non mancano, con quelli personali del commissario.
Il romanzo ha una sua storia. Già pubblicato dalla Perdisa Pop come secondo episodio della serie del commissario Bertone, ha ora ricevuto una seconda vita.
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