RECENSIONI
Umberto Eco
Il cimitero di Praga
Bompiani, Pag. 521 Euro 19,50
No, non è Il Nome della Rosa, mi spiace per chi credeva che Eco avesse in qualche maniera voluto riprodurre un bis di qualcosa, a questo punto e magari per fortuna, di irripetibile. Non è un giallo, non è un romanzo d'azione, non è un noir, è un romanzo d'ambientazione storica di tipo diaristico, a volte pedante, a volte inutile. E' un bel romanzo tutto sommato, ma lento, indubbiamente ci si aspettava altro. Parte da un'idea fantastica, ovvero di creare o ricreare gli eventi storici dando delle chiavi di lettura diverse, bene o male, inserendo un personaggio immaginario (Simone Simonini) in mezzo a degli eventi o personaggi storici reali. Eco fa sì che Simonini sia l'autore di diversi atti storicamente verosimili (notevoli i riferimenti reali) o interpretazioni storiche, in una sorta di revisionismo radicale. Si è sempre parlato, ad esempio, di un forte intervento massonico per l'unità d'Italia, qui Eco lo dichiara e fa di più, interpreta l'affondamento dell'Ercole, ossia del piroscafo dove viaggiava Ippolito Nievo con gli scottanti documenti contabili della spedizione, come un attentato ad opera del nostro protagonista. Costui, un notaio-falsario di grande bravura entrerà, non volendo, all'interno di una serie di intrighi internazionali tra i servizi segreti dell'epoca, e qui Eco è bravissimo a farci vedere come probabilmente accadano certe cose, e come anche oggi spesso l'attenzione del mondo sia volutamente orientata da qualche altra parte per evitare che si veda ciò che non si deve vedere.
Si parla di arte di intelligence, di informazioni vere o false create ad arte (ma dove sta la differenza?). Se uno Stato vuole nascondere qualcosa, il miglior modo che ha è di mostrarlo, renderlo pubblico, poi si alimenteranno false notizie al riguardo, il resto lo faranno i fanatici che sono in giro, fino a che quella "vera informazione" diventerà qualcosa di molto simile a una leggenda metropolitana. Questo è quello che accade e accadeva, e questo è il compito/lavoro di Simonini che schiacciato tra la chiesa, la massoneria, i satanismi, i servizi segreti, è spinto a creare una serie di documenti, dei falsi storici, per fini diplomatici e/o politici, affinché i committenti, siano giustificati per le loro azioni (le famose armi batteriologiche di Saddam tanto sbandierate vi dicono nulla?). Lui ci mette del suo e, mosso da un profondo odio verso gli ebrei, arriverà a vendere in tempi diversi, a diversi acquirenti, diverse versioni di quelli che storicamente sono chiamati i Protocolli dei Savi del Sion. Eco non ha il dono della sintesi, infatti nel raccontare tutto questo, si perde in un dedalo di personaggi con nomi a volte troppo simili, di eventi, di erudizioni, di retorica, di fatti storici non necessari all'economia del romanzo, dove diventa difficile seguirlo se non si hanno alcune conoscenze, pratiche, storiche, di fatti veri, sommersi, verità parallele, ecc. Sebbene lui dica nelle finali "Inutili precisazioni erudite" che "...un lettore per bene potrebbe fare a meno di queste sottigliezze e godersi ugualmente la storia" in realtà per apprezzare il romanzo trama e intreccio sono fondamentali, altrimenti il libro si trasforma nel diario di un paranoico ante litteram (Simonini) che mette in atto, per la sola sopravvivenza e per la propria pancia, una serie di nefandezze prive di suspense e di pathos. Anche perché non c'è una storia da concludere, un epilogo da attendere. Se come dice l'Autore stesso i libri si parlano e dunque parlano, questo dice molte cose, tra le righe soprattutto, in quel non detto e nel significato degli atti, soprattutto quando dice che "Simonini ... è ancora tra noi". Il problema è che lo dice in maniera mangiabile, ma non per tutti, e a questo punto è lecito stare al gioco creato da Eco. Chiedersi alcune cose. Cosa volesse dire e cosa avesse intenzione di creare con questo libro? Se questo meccanismo da lui "denunciato" non fosse altro che un modo sottile per sparigliare le carte da parte della massoneria? O della chiesa? O di qualche governo vero o sommerso? P2, P3, P4, PN? E soprattutto sapere: quanti di quelli che hanno acquistato il libro sono andati oltre la pagina 50?
di Enrico Delli Compagni
Si parla di arte di intelligence, di informazioni vere o false create ad arte (ma dove sta la differenza?). Se uno Stato vuole nascondere qualcosa, il miglior modo che ha è di mostrarlo, renderlo pubblico, poi si alimenteranno false notizie al riguardo, il resto lo faranno i fanatici che sono in giro, fino a che quella "vera informazione" diventerà qualcosa di molto simile a una leggenda metropolitana. Questo è quello che accade e accadeva, e questo è il compito/lavoro di Simonini che schiacciato tra la chiesa, la massoneria, i satanismi, i servizi segreti, è spinto a creare una serie di documenti, dei falsi storici, per fini diplomatici e/o politici, affinché i committenti, siano giustificati per le loro azioni (le famose armi batteriologiche di Saddam tanto sbandierate vi dicono nulla?). Lui ci mette del suo e, mosso da un profondo odio verso gli ebrei, arriverà a vendere in tempi diversi, a diversi acquirenti, diverse versioni di quelli che storicamente sono chiamati i Protocolli dei Savi del Sion. Eco non ha il dono della sintesi, infatti nel raccontare tutto questo, si perde in un dedalo di personaggi con nomi a volte troppo simili, di eventi, di erudizioni, di retorica, di fatti storici non necessari all'economia del romanzo, dove diventa difficile seguirlo se non si hanno alcune conoscenze, pratiche, storiche, di fatti veri, sommersi, verità parallele, ecc. Sebbene lui dica nelle finali "Inutili precisazioni erudite" che "...un lettore per bene potrebbe fare a meno di queste sottigliezze e godersi ugualmente la storia" in realtà per apprezzare il romanzo trama e intreccio sono fondamentali, altrimenti il libro si trasforma nel diario di un paranoico ante litteram (Simonini) che mette in atto, per la sola sopravvivenza e per la propria pancia, una serie di nefandezze prive di suspense e di pathos. Anche perché non c'è una storia da concludere, un epilogo da attendere. Se come dice l'Autore stesso i libri si parlano e dunque parlano, questo dice molte cose, tra le righe soprattutto, in quel non detto e nel significato degli atti, soprattutto quando dice che "Simonini ... è ancora tra noi". Il problema è che lo dice in maniera mangiabile, ma non per tutti, e a questo punto è lecito stare al gioco creato da Eco. Chiedersi alcune cose. Cosa volesse dire e cosa avesse intenzione di creare con questo libro? Se questo meccanismo da lui "denunciato" non fosse altro che un modo sottile per sparigliare le carte da parte della massoneria? O della chiesa? O di qualche governo vero o sommerso? P2, P3, P4, PN? E soprattutto sapere: quanti di quelli che hanno acquistato il libro sono andati oltre la pagina 50?
di Enrico Delli Compagni
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