RECENSIONI
Silvia Pingitore
Il disordine delle cose
La lepre edizione, Pag. 140 Euro 12,00
Ci si chiede: ma cosa cercano questi giovani autori?
E’ possibile star loro dietro?
Hanno qualcosa che noi non riusciamo a capire?
Perché la necessità di tutto questo confabulare?
Siamo noi a non dettar più legge (ammettendo che l’abbiamo mai dettata)?
Oltre la parola fine c’è qualcosa in più?
Domande queste che il mio direttore prenderebbe per buono, anzi buonissimo, e manderebbe a casa quello o quella che avanzerebbe qualche dubbio in proposito.
Di Silvia Pingitore avevamo letto un romanzo in precedenza, ed esattamente Via Ripetta 218, e con tutto il rispetto che si può portare ad una giovane scrittrice e al suo “talento”, qualche cosa c’era sfuggito e non avevamo insistito più di tanto.
Ora torna, anche se non è andata mai via, con Il disordine delle cose che in qualche modo sembra essere il seguito di Via Ripetta, per certi scorci scolastici che anticipano vere e proprie scelte sociali.
Scorci universitari, per la precisione ed una protagonista, Lucia, che sembra mortificarsi e soffrire per il suo stato di studentessa che non sa riconoscersi e nel vuoto che le si para davanti.
Basterebbe questo per qualificare il testo: un’università messa alla berlina (o forse sono gli stessi studenti a non essere in grado di avanzare qualcosa) e una vita che si presenta sconsolatamente vuota.
Ma c’è una soluzione.
Un viaggio in Finlandia, nonostante il gap linguistico e culturale e il disordine che governa le cose.
Sì proprio quello, e non aggiungo altro, perché lo stacco che Lucia fa per riconquistare una sua dignità è l’unica cosa di gradevole e riuscita di tutto il testo.
Ripeto: Ma cosa cercano questi giovani autori?
Ma è tutto oro quel che luccica?
E se invece ce ne sbattessimo di tutto questo confabulare?
L’ardua sentenza ai lettori.
di Eleonora del Poggio
E’ possibile star loro dietro?
Hanno qualcosa che noi non riusciamo a capire?
Perché la necessità di tutto questo confabulare?
Siamo noi a non dettar più legge (ammettendo che l’abbiamo mai dettata)?
Oltre la parola fine c’è qualcosa in più?
Domande queste che il mio direttore prenderebbe per buono, anzi buonissimo, e manderebbe a casa quello o quella che avanzerebbe qualche dubbio in proposito.
Di Silvia Pingitore avevamo letto un romanzo in precedenza, ed esattamente Via Ripetta 218, e con tutto il rispetto che si può portare ad una giovane scrittrice e al suo “talento”, qualche cosa c’era sfuggito e non avevamo insistito più di tanto.
Ora torna, anche se non è andata mai via, con Il disordine delle cose che in qualche modo sembra essere il seguito di Via Ripetta, per certi scorci scolastici che anticipano vere e proprie scelte sociali.
Scorci universitari, per la precisione ed una protagonista, Lucia, che sembra mortificarsi e soffrire per il suo stato di studentessa che non sa riconoscersi e nel vuoto che le si para davanti.
Basterebbe questo per qualificare il testo: un’università messa alla berlina (o forse sono gli stessi studenti a non essere in grado di avanzare qualcosa) e una vita che si presenta sconsolatamente vuota.
Ma c’è una soluzione.
Un viaggio in Finlandia, nonostante il gap linguistico e culturale e il disordine che governa le cose.
Sì proprio quello, e non aggiungo altro, perché lo stacco che Lucia fa per riconquistare una sua dignità è l’unica cosa di gradevole e riuscita di tutto il testo.
Ripeto: Ma cosa cercano questi giovani autori?
Ma è tutto oro quel che luccica?
E se invece ce ne sbattessimo di tutto questo confabulare?
L’ardua sentenza ai lettori.
di Eleonora del Poggio
Dello stesso autore

Silvia Pingitore
Via Ripetta 218
Giulio Perrone Editore, Pag.141 Euro 10,00Anni fa in una vecchia trasmissione televisiva, Renzo Arbore, per fare un complimento (e ci riuscì eccome) al mai troppo compianto Adriano De Zan disse, tenendo conto delle alte qualità professionali del commentatore sportivo, che se qualsiasi sconosciuto fosse salito in bicicletta sarebbe stato comunque riconosciuto dal giornalista espertissimo di ciclismo.
Beh niente male come riconoscimento. In Italia, ahimé o per fortuna... a seconda delle considerazioni, esistono esperti dei più disparati settori, non ultimo, quelli della "famigerata" letteratura giovanile.
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