RECENSIONI
Michael Crichton
L'Isola dei pirati
Garzanti, Pag. 332 Euro 18,60
Nel 1665, il pirata Charles Hunter era di casa a Port Royal, nelle Nuove Indie centro americane, da poco conquistate dalla croce anglo-ispanica e dietro la quale in parte le due nazioni si facevano la guerra, o chiudevano un occhio sulle varie scorribande che avevano luogo nei mari caraibici infestati di corsari, galeoni e mostri marini (le piovre giganti), ma al contempo cercavano di catturare, di tanto in tanto e come sporadico capro espiatorio, proprio qualcuno di quei pirati per condannarli a morte e impiccarli in pubblica piazza. A Port Royal il governatore, sir James Almont, era inglese perché l'isola era sotto il dominio della corona di sua Maestà re Carlo II d'Inghilterra. Charles Hunter, appena saputo che sull'isola di Matanceros era fermo un galeone spagnolo che si diceva contenesse un ingente tesoro da trasportare nella Vecchia Europa, gli propose un patto: io vado a prendere il tesoro, fingo che la mia nave debba salpare per altri motivi, voi tacete col re (che doveva mantenere buoni rapporti con Filippo di Spagna soprattutto perché la sua era un'isola solitaria in un arcipelago sotto il dominio di Madrid), e vi beccate la parte che vi spetta. Da qui, si dipana una storia mirabolante con ricchi colpi di scena, e grande suspence, come davvero è raro ormai trovare in un libro di avventura. Michael Crichton, originario di Chicago, scomparso tragicamente per una malattia lo scorso anno, ha lasciato dietro di sé un vuoto incolmabile di fantasia e invenzione letteraria, di grande capacità di costruzione di storie; è stato uno degli ultimi narratori in grado di dare al lettore il vecchio ma tutt'altro che morente piacere della lettura di intrattenimento, d'azione, di colpi di scena, di sorprese inaspettate. Il vuoto narrativo lasciato da Crichton nella fiction d'intrattenimento planetaria lo si riesce a comprendere solo guardando alla sua produzione. Diciannove romanzi, fra cui capolavori di genere, ripresi dal cinema e diventati oggetto di culto in tutto il mondo, come Jurassic park, Congo, Sol Levante e Stato di paura. Per non parlare dell'ideazione di serie televisive di grande successo come E.R, medici in prima linea. La caratteristica di Crichton era quella di essere uno scrittore erudito. Ogni romanzo, come si conviene del resto alla migliore tradizione nord americana, era pieno di dati, di descrizione tecniche, di informazioni: L'Isola dei pirati non fa eccezione. E' impressionante la conoscenza che l'autore sfoggia del mondo navale dell'epoca, dei costumi di quegli anni, è affascinante l'atmosfera che ha saputo ricreare; taverne e navi e puttane di bordello e mari caldi o tempestosi e vegetazione avversa e incontaminata; personaggi buffi e originali, macchiettistici o insopportabili. In questo romanzo, ci ritroviamo di punto in bianco su isole sperdute, a contatto con tribù affamate di sangue umano, al cospetto di pirati micidiali e impietosi, fra i vortici di uragani e mareggiate descritti con impressionante capacità descrittiva e penetrativa. Davvero un bel ritrovamento, se si considera che L'Isola dei Pirati, come un tesoro nascosto nella stiva, è stato riportato alla luce dopo la morte dell'autore. L'ultimo omaggio lasciato al genere umano da questo straordinario, e cristallino cantore di storie e di favole per tutti e di tutti i generi. L'ultimo colpo di scena l'autore ce lo riserva in fondo quando ci fa scoprire che tutti i personaggi sono realmente esistiti e i fatti narrati una sua ricostruzione storica.
di Adriano Angelini
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