RECENSIONI
Nicola Viceconti e Patrizia Gradito
L’altra forma dell’assenza
Rapsodia Edizioni, Pag. 98 Euro 11,00
C’è una storia, dietro la storia di questo piccolo libro – una novella – che vale la pena di raccontare. È la storia di un viaggio in Messico da parte degli autori. Destinazione: Misantla (Vera Cruz), un luogo in cui il realismo magico si può toccare con le dita. Ma perché proprio là? Ed ecco che dietro c’è ancora un’altra storia (quando si comincia, le storie non finiscono mai). Avevano intrapreso il viaggio, Patrizia e Nicola, per partecipare a un incontro internazionale di poesia. Segno che l’interesse e l’amore per quella terra era già nato, e ne abbiamo testimonianza nel romanzo di Viceconti uscito in precedenza (e recensito sul Paradiso): Vieni via. A suo tempo abbiamo intervistato l’autore (vedi A proposito di “Vieni via”. Intervista a Nicola Viceconti nella sezione Attualità) che ha rivelato tutta la complessità e la profondità della sua ispirazione. Rimando direttamente all’intervista, ma non senza accennare al dato distintivo di tutta la sua opera, che è l’amore per l’America Latina. Soprattutto, in passato, si era occupato dell’Argentina, di cui ha insieme celebrato il Tango e denunciato gli orrori di una stagione di sangue. Il fatto è che nel caso di Nicola Viceconti è impossibile parlare dello scrittore senza apprezzare l’uomo. Lui non riposa sulla carta, lui parla e cammina fra la gente per denunciare le ingiustizie e i soprusi delle dittature di tutto il mondo.
Per tornare al libro, qui l’atmosfera è diversa, sognante e dolce. Fa leva su un’altra delle corde preferite, che è quella dell’identità. Identità fatta di storia, musica e folklore. Di cibo tipico. Di emozioni da condividere. Il filo conduttore, esile eppure saldo, è una narrazione fatta da un venditore di cachichìn, frutto locale simile a una mandorla. Il vecchio cachichinero racconta tre storie diverse, ma tutte indelebilmente legate allo spirito del luogo. Le racconta rivolgendosi al vento, un interlocutore davvero poetico, e questo elemento la dice lunga sulla particolare qualità del testo. Una statua e un pozzo magico (el Pocito de Nacaquinia) sono i perni intorno ai quali il destino continua a intricare e districare i suoi fili: un misterioso potere, attraverso i meandri di memorie sepolte, riporta inevitabilmente in questa patria del cuore i tre diversi personaggi, dando alle loro storie risvolti imprevedibili.
Liam che obbedisce all’impulso di tornare là dove era stato condotto da bambino, e finisce per scoprire che in quel luogo remoto la donna della sua vita lo attende da sempre. Fernando, che come i protagonisti delle fiabe si accontenta di un’umile eredità ma va incontro a una insperata fortuna. E infine Carmen, che viaggia in cerca della sua vera madre. Vite in cui il destino entra in punta di piedi come un soffio magico.
È bello avere fra le mani un piccolo libro confezionato con tanta cura, arricchito da fotografie di Misantla e integrato da preziose testimonianze. La copertina, con la suggestiva illustrazione di Edoardo Fabbroni, lo avvolge come una carezza. Nel suo insieme, benché non sia scritto in versi, si potrebbe definire un’opera di poesia. E lascia la voglia di assaggiare il misterioso frutto del cachichìn. Dicono che sia amaro, all’inizio, ma che poi non se ne possa fare più a meno.
di Giovanna Repetto
Per tornare al libro, qui l’atmosfera è diversa, sognante e dolce. Fa leva su un’altra delle corde preferite, che è quella dell’identità. Identità fatta di storia, musica e folklore. Di cibo tipico. Di emozioni da condividere. Il filo conduttore, esile eppure saldo, è una narrazione fatta da un venditore di cachichìn, frutto locale simile a una mandorla. Il vecchio cachichinero racconta tre storie diverse, ma tutte indelebilmente legate allo spirito del luogo. Le racconta rivolgendosi al vento, un interlocutore davvero poetico, e questo elemento la dice lunga sulla particolare qualità del testo. Una statua e un pozzo magico (el Pocito de Nacaquinia) sono i perni intorno ai quali il destino continua a intricare e districare i suoi fili: un misterioso potere, attraverso i meandri di memorie sepolte, riporta inevitabilmente in questa patria del cuore i tre diversi personaggi, dando alle loro storie risvolti imprevedibili.
Liam che obbedisce all’impulso di tornare là dove era stato condotto da bambino, e finisce per scoprire che in quel luogo remoto la donna della sua vita lo attende da sempre. Fernando, che come i protagonisti delle fiabe si accontenta di un’umile eredità ma va incontro a una insperata fortuna. E infine Carmen, che viaggia in cerca della sua vera madre. Vite in cui il destino entra in punta di piedi come un soffio magico.
È bello avere fra le mani un piccolo libro confezionato con tanta cura, arricchito da fotografie di Misantla e integrato da preziose testimonianze. La copertina, con la suggestiva illustrazione di Edoardo Fabbroni, lo avvolge come una carezza. Nel suo insieme, benché non sia scritto in versi, si potrebbe definire un’opera di poesia. E lascia la voglia di assaggiare il misterioso frutto del cachichìn. Dicono che sia amaro, all’inizio, ma che poi non se ne possa fare più a meno.
di Giovanna Repetto
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