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Il Paradiso degli Orchi
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RECENSIONI

Muriel Barbery

L'eleganza del riccio

E/O, Pag.335 Euro 18,00
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L'eleganza del riccio è un libro furbo. Furbamente (di)mostra che le barriere sociali non sempre sono anche culturali, che alla ricchezza non è connessa l'intelligenza e alla povertà la pochezza d'animo. Spiega quello che circa 2000 anni fa un profeta andava dicendo in giro: gli ultimi saranno i primi ed è più facile che un cammello...

La storia probabilmente è ormai nota ai più, visti i mesi di permanenza nella classifica dei romanzi più venduti. Comunque c'è Renèe, una coltissima autodidatta - che cederebbe senza un attimo di esitazione tutto il Quattrocento italiano per una natura morta di Pieter Claesz , Willem Claesx Heda, WillemKalf e Osias Beert - che guarda caso fa la portinaia. Come a dire il mestiere più vittima di pregiudizi sociali e culturali di tutti gli umani mestieri. Questa Renèe vive in uno stabile di famiglie abbienti che, si dà a intendere, non sarebbero degne nemmeno di calcare il suolo che essa stessa calca ogni giorni col piumino in mano e la televisione accesa (come da clichè che si rispetti). Di una di queste famiglie che hanno il solo gusto dello sfoggio, logorate dal denaro e dal possesso, e spesso più pettegole di una qualsiasi portinaia del centro, fa parte Paloma, bimba incompresa e intelligente oltre ogni dire, figlia di un politico socialista e di una donna che cita continuamente passaggi letterari a sproposito. Paloma ha una cultura immensa e un'altrettanto immensa modestia che le fa dire subito, a mo di presentazione: si da il caso che io sia molto intelligente. Di un'intelligenza addirittura eccezionale. La piccola Paloma ha anche una sorella che scrive una tesi su Guglielmo di Occam senza capirci nulla. Il che è pretesto, per la portinaia Renèe, per sproloquiare senza posa per un paio di capitoli su Vita, Arte, Filosofia facendo scendere dal cielo confutazioni soggettive come fossero dogmi. Ed è probabilmente questo l'aspetto più stridente del libro. Questa assoluta contraddittorietà nel rifiutare prima le convenzioni sociali prestabilite come meccanismi logori e retrivi, per poi restare comunque vittima di quegli stessi ingranaggi. L'esempio è appunto la portinaia, che nasconde la propria perizia per le cose di cultura schernendosi di fronte al mondo per paura di essere riconosciuta e additata, e che poi non perde attimo per criticare tutto ciò che la circonda, solo perchè è il prodotto di un'elite più abbiente che lei detesta. O la bambina intelligente oltre ogni dire che non coglie la bellezza di niente e si sente in una boccia per i pesci, stretta a tal punto, e con una vita così meschinamente preordinata, da volerla interrompere al più presto che un bel suicidio spettacolare come un qualunque adolescente. Intorno a queste due saccenti si agita un sottobosco di personaggi che hanno un solo grande merito: riconoscere il valore delle nostre eroine. Manuela, la domestica portoghese amica di Renèe, bravissima cuoca e instancabile alleata. Jean Arthens, figlio di uno degli inquilini, ex drogato ripresosi sull'orlo del baratro grazie al ricordo delle camelie del giardino della portinaia. Olympe, una giovane condomina senza preconcetti di classe col pallino della veterinaria che si prende cura degli animali del condominio con dovizia e mestiere.

Poi finalmente l'uomo che infrangerà il microcosmo delle due reiette: Kakuro Ozu (accompagnato dal suo fido segretario Paul N'Guyen). Kakuro è il primo ricco consapevole e colpevole (le ricchezze se le è proprio cercate col lavoro) che ha un'anima. È sensibile e benevolo. Ha un gusto raffinato per l'arte (gusto che guarda caso condivide con Renèe) e per la musica. Ama il cinema che lei ama, e la riconosce subito come la Cenerentola nascosta fra le ceneri quale è. E poi diventa anche subito amico della piccola Paloma, con l'aiuto della quale smaschererà la portinaia. Ed è vedovo, ammirato da tutti e chiave di volta per la scalata sociale che Renèe tanto agogna ma finge di aborrire. Solo che lei farà appena in tempo a gustare il frutto di tanto penare.

Insomma L'eleganza del riccio è un tale coacervo di operazioni furbe e caricaturistiche che mettono in scena una realtà divisa in categorie e impregnata di figure archetipiche da sembrare una fiaba di Propp: la povera vecchia che si riscatterà, la piccola incompresa che vuole morire, l'esotico salvatore che forte della sua visione "altra" scorge al di là delle apparenze.



di Enrica Murru


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