RECENSIONI
Henry Cauvain
L'investigatore Maximilien Heller
Sellerio, Viviana Carpifave, Pag. 232 Euro 14.00
Adesso vi dico come funziona una legge di mercato (ma è una sciocchezza). Si lancia un nuovo prodotto sul mercato, in questo caso un nome illustre (o quasi) nell’ambito poliziesco; lo si vuole necessariamente appoggiare ad altri per cercare di creare una continuità elettiva; si paga un autore affermato per dargli una vita contemporanea; si dicono un’abbondante moltitudine di castronerie… ed il gioco è fatto.
Molto sinteticamente ho detto quello che molto più praticamente ha fatto Sellerio. Che con una striscia gialla (ma è ovvio no?) sulla base blu dice (anzi, lo dice Marco Malvaldi): Prendete Sherlock Holmes, aggiungeteci i sentimenti e avrete Heller. Ma attenzione, Heller arriva quasi vent’anni prima di Holmes.
Ho parlato precedentemente di castronerie: ovviamente ho esagerato per attirare l’attenzione. In realtà la Sellerio ha presentato un autore che era praticamente sconosciuto in Italia (e ha fatto bene), ma lo ha fatto con tutta una serie di debolezze che però alla fine fanno capire come funziona il mercato editoriale.
Siccome non è vero che Heller assomiglia a Holmes (nel senso che Heller, se vogliamo, assomiglia ad una moltitudine di investigatori privati), la Sellerio per fare un gioco sottile ti piazza una striscia pubblicitaria. Ma cosa direste voi se al posto di Holmes avesse messo che so una strip del tipo… Prendete Rouletabille, aggiungeteci i sentimenti e avrete Heller.
Rouletabille chi? Potrebbe dire qualcuno (ma i cultori del giallo classico sanno di chi parlo). Su, è chiaro che c’è una sorta di mistificazione per cui alcune cose si assomigliano, ma non sono eguali. Che è esatto, ma assolutamente non reale.
Cauvain, l’autore di Heller, è stato un aristocratico, parla e ragiona come un aristocratico (ma figuriamoci, il mondo è pieno di aristocratici di un certo fascino… prendete per esempio Van Dine, l’autore di Philo Vance), ha creato un personaggio giovane che ne ricorda altri (qua ci metto Gaston Leroux e il suo Rouletabille) che è molto bravo in tutto, anche e soprattutto in medicina (non prendetemi per matta ma qua ci rifilo Austin Freeman e la figura del medico John E. Thorndyke) e risolve delitti pressoché perfetti.
Assomiglia pure a Holmes? Ma certamente. Come io assomiglio a Cristina D’Avena.
di Eleonora del Poggio
Molto sinteticamente ho detto quello che molto più praticamente ha fatto Sellerio. Che con una striscia gialla (ma è ovvio no?) sulla base blu dice (anzi, lo dice Marco Malvaldi): Prendete Sherlock Holmes, aggiungeteci i sentimenti e avrete Heller. Ma attenzione, Heller arriva quasi vent’anni prima di Holmes.
Ho parlato precedentemente di castronerie: ovviamente ho esagerato per attirare l’attenzione. In realtà la Sellerio ha presentato un autore che era praticamente sconosciuto in Italia (e ha fatto bene), ma lo ha fatto con tutta una serie di debolezze che però alla fine fanno capire come funziona il mercato editoriale.
Siccome non è vero che Heller assomiglia a Holmes (nel senso che Heller, se vogliamo, assomiglia ad una moltitudine di investigatori privati), la Sellerio per fare un gioco sottile ti piazza una striscia pubblicitaria. Ma cosa direste voi se al posto di Holmes avesse messo che so una strip del tipo… Prendete Rouletabille, aggiungeteci i sentimenti e avrete Heller.
Rouletabille chi? Potrebbe dire qualcuno (ma i cultori del giallo classico sanno di chi parlo). Su, è chiaro che c’è una sorta di mistificazione per cui alcune cose si assomigliano, ma non sono eguali. Che è esatto, ma assolutamente non reale.
Cauvain, l’autore di Heller, è stato un aristocratico, parla e ragiona come un aristocratico (ma figuriamoci, il mondo è pieno di aristocratici di un certo fascino… prendete per esempio Van Dine, l’autore di Philo Vance), ha creato un personaggio giovane che ne ricorda altri (qua ci metto Gaston Leroux e il suo Rouletabille) che è molto bravo in tutto, anche e soprattutto in medicina (non prendetemi per matta ma qua ci rifilo Austin Freeman e la figura del medico John E. Thorndyke) e risolve delitti pressoché perfetti.
Assomiglia pure a Holmes? Ma certamente. Come io assomiglio a Cristina D’Avena.
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