RECENSIONI
Roberto Ciai
L'uomo che salvò la vita al Duce
Leone editore, Pag. 569 Euro 17,00
Romanzo ponderoso ma, e mi assumo la responsabilità di quel che dico (formula che in questo caso non significa nulla, ma rischiara di più l'assunto successivo), il più bel noir di quest'anno dopo Tu sei il male di Roberto Costantini.
Anche se i due lavorano in modo diversissimo: quest'ultimo credo voglia raccontare coi suoi romanzi (visto che è già stata annunciata una trilogia) e attraverso la finzione, una storia d'Italia credibile e soprattutto politica. Ciai parte da altri presupposti, che sono quelli di un artigianato potente e verosimile che gioca la carta dell'intrattenimento brillante e consolidato.
Un esempio di questo approccio sono proprio le parole di Ciai, nelle pagine di ringraziamento, a proposito del modo di lavorare e delle scelte argomentative di un romanzo che è ambientato nel ventennio fascista: Il fascismo ha un proprio charme oscuro che si racconta quasi da sé. L'importante era però mettere in piedi qualcosa di diverso dal solito modello, che prevede quasi invariabilmente il quadretto del poliziotto incorruttibile ed emarginato, più o meno avverso al regime, tra autorità corrotte e servili.
Dunque Ciai lavora per suggestione (e non faccia scandalo che il fascismo sia 'suggestivo'. Chi ricorda quel libriccino, uscito alcuni anni fa per opera di Mario Pirani, intitolato Il fascino del nazismo?) e riesce nell'intento di ri-costruire alla perfezione i luoghi e i tempi della narrazione.
L'uomo che salvò la vita al Duce è essenzialmente un noir d'investigazione: l'indagine è di Italo Maioli che vuole scoprire perché il fratello, Lorenzo, medaglia al valore per aver salvato la vita al Duce, sia stato 'suicidato'. Ed è un'avventura che si dipana tra i territori dell'ex impero italiano, soprattutto la Libia, e l'Italia, prima consapevole della propria adesione al fascismo e in seguito sempre più incerta e impaurita da una guerra inutile e dannosa.
La bellezza di questo noir non sta ovviamente nella capacità di adesione al presente: semmai il contrario e qualche sfizioso potrebbe obiettare che non di noir si tratti, ma di un giallo vero e proprio secondo un'etichettatura tutta italiana. Probabilmente vero, ma nella logica di un letteratura senza compartimenti stagni, il bello e il buono di una storia non viene solo dalla riflessione della contemporaneità, ma dalla ri-considerazione del passato anche se solo in funzione di una narrativa 'popolare'.
Ci fossero libri di questo genere, come se ne scrivevano una volta e che autori anche con pedigree tentano di realizzare, ma alla fine 'scoppiano' perché troppo presi nella rete della propria autocelebrazione. Vedi Eco.
di Alfredo Ronci
Anche se i due lavorano in modo diversissimo: quest'ultimo credo voglia raccontare coi suoi romanzi (visto che è già stata annunciata una trilogia) e attraverso la finzione, una storia d'Italia credibile e soprattutto politica. Ciai parte da altri presupposti, che sono quelli di un artigianato potente e verosimile che gioca la carta dell'intrattenimento brillante e consolidato.
Un esempio di questo approccio sono proprio le parole di Ciai, nelle pagine di ringraziamento, a proposito del modo di lavorare e delle scelte argomentative di un romanzo che è ambientato nel ventennio fascista: Il fascismo ha un proprio charme oscuro che si racconta quasi da sé. L'importante era però mettere in piedi qualcosa di diverso dal solito modello, che prevede quasi invariabilmente il quadretto del poliziotto incorruttibile ed emarginato, più o meno avverso al regime, tra autorità corrotte e servili.
Dunque Ciai lavora per suggestione (e non faccia scandalo che il fascismo sia 'suggestivo'. Chi ricorda quel libriccino, uscito alcuni anni fa per opera di Mario Pirani, intitolato Il fascino del nazismo?) e riesce nell'intento di ri-costruire alla perfezione i luoghi e i tempi della narrazione.
L'uomo che salvò la vita al Duce è essenzialmente un noir d'investigazione: l'indagine è di Italo Maioli che vuole scoprire perché il fratello, Lorenzo, medaglia al valore per aver salvato la vita al Duce, sia stato 'suicidato'. Ed è un'avventura che si dipana tra i territori dell'ex impero italiano, soprattutto la Libia, e l'Italia, prima consapevole della propria adesione al fascismo e in seguito sempre più incerta e impaurita da una guerra inutile e dannosa.
La bellezza di questo noir non sta ovviamente nella capacità di adesione al presente: semmai il contrario e qualche sfizioso potrebbe obiettare che non di noir si tratti, ma di un giallo vero e proprio secondo un'etichettatura tutta italiana. Probabilmente vero, ma nella logica di un letteratura senza compartimenti stagni, il bello e il buono di una storia non viene solo dalla riflessione della contemporaneità, ma dalla ri-considerazione del passato anche se solo in funzione di una narrativa 'popolare'.
Ci fossero libri di questo genere, come se ne scrivevano una volta e che autori anche con pedigree tentano di realizzare, ma alla fine 'scoppiano' perché troppo presi nella rete della propria autocelebrazione. Vedi Eco.
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